Sospirai mentalmente.
Ero nuovamente in ospedale, la seconda volta in nemmeno due mesi.
Avevo ancora gli occhi chiusi, non ci tenevo nemmeno a vedere se la mia stanza era la stessa dell’altra volta o se ci fosse qualcuno accanto a me.
Sentii una lacrima cadere e scorrere fino a scontrarsi col cuscino.
Era troppo brutale dire che non volevo vedere nessuno?
Non avevo la più pallida idea di quanto fosse passato, ma, purtroppo, avevo la certezza comunque che fosse successo.
La scottatura alla gamba mi tirava ancora la pelle e la tirava così forte da aver quasi voglia di tornare in uno stato ove non avevo coscienza delle mie ferite.
Poco ma sicuro, però, le gambe non riuscivo a muoverle e facevo fatica pure a scostare leggermente il braccio destro.Per un momento sperai che, una volta riaperti gli occhi, ci fosse stato lì Katsuki pronto a farmi la predica.
Quando li riaprii, però, di lui non c’era traccia.
Il brusio che si era calmato quando avevo dato segni di vita ora era ricominciato, ma era decisamente più fastidioso.
Cercai di concentrarmi per capire, intanto, chi avevo accanto.
A partire da destra c’erano Denki, Hikari, Yari e Sero.
Non c’era Katsuki.
Non c’era Kathara.
“Come ti senti?”
“Ti fanno male le fratture?”
“La scottatura ti da fastidio?”
“Voi, smettetela di tartassarla di domande! Non vedete che si è appena svegliata?” disse Yari zittendoli tutti.
La ringraziai con un mugolio e finalmente riuscii ad aprire totalmente gli occhi una volta abituati alla luce.
Non appena mi resi effettivamente conto dell’assenza della ragazza dalla chioma verde il mio sguardo si rattristì lievemente, ma subito dopo collegai il tutto.
“Kathara è da Izu-kun?” chiesi anche se la sola azione del parlare mi faceva bruciare la gola. Probabilmente era la causa di tutto l’urlare che avevo fatto prima di perdere conoscenza.
Loro si scambiarono delle varie occhiate e poi mi guardarono esattamente come ti guardano quando devono dirti qualcosa che si sa già non sarà una lieta novella.
Deglutii a fatica aspettando la loro risposta.
“Quando sono venuti a salvarci e a portarci via… non hanno trovato né Bakugou, ma lui già si sapeva per le testimonianze di Todoroki… né Kathara… l’ultima che l’ha vista è stata Nanako ma afferma che sia sparita dopo che si sono separate a causa di una bionda” disse Sero.
Se possibile mi sentii ancora di più il mondo cadere addosso.
Guardai verso il basso come se improvvisamente le lenzuola bianche e candide come la neve fossero diventate di estremo interesse.
Mi sentivo estremamente spossata, le forze d’improvviso si erano dimezzate -non che prima fossi messa bene- e non ne avevo nemmeno per piangere.
Calò nuovamente il silenzio e sentii soltanto il movimento di Yari che si avvicinò per abbracciarmi, anche se tenendo conto delle mie ferite.
Non appena mi si avvicinò rividi davanti a me la scena in cui Touya mi prese e mi scaraventò via come se fossi un oggetto dal valore mediocre e il bruciore aumentò ancor di più al solo ricordo.
Senza volerlo trasalii e mi allontanai leggermente, guardandola con occhi spalancati.
Tutti loro mi guardarono e io mi portai la mano davanti alla bocca, sentendo, questo giro, le lacrime agli occhi, che chiusi immediatamente.
“Scusa…” mormorai quasi in un singhiozzo.
Lei restò in silenzio qualche secondo e poi, dopo essersi schiarita la gola, prese parola.
“Non… non scusarti, non è nulla”.
“Miya, cos’è successo oltre a quello che ci ha detto Todoroki?” chiese Sero.
“Dillo solo se te la senti” aggiunse Hikari guardando storto il corvino.
Rimasi in silenzio per un periodo di tempo che mi sembrò infinito. Prima di raccontarlo a terzi dovevo capacitarmene io.
L’unico problema era che solamente io conoscevo l’identità di Touya, quindi il “particolare” che mio fratello in realtà mi aveva creato questo trauma dovevo tenermelo per me.
Non potevo nemmeno parlarne con Shoto o Tsuki e tantomeno potevo farlo con Natsuo o Fuyumi.
Bussarono alla porta e ne entrò poco dopo un poliziotto.
“Mi scusi il disturbo, posso farle qualche domanda riguardante l’incidente?” chiese senza perdersi troppo in parole futili.
“Te la senti?” mi chiese Denki allungando timorosamente la mano a prendere la mia.
Annuii piano.
“Quando ci avvisarono che il loro obiettivo era mio fratello adottivo mi sono precipitata per capire dove fosse e poterlo difendere…” mi fermai a causa di un singhiozzo, “finché non trovai dei miei compagni di classe. Mi unii a loro non appena mi dissero che Katsuki e Tokoyami erano vittime del quirk di uno dei villain, loro lo chiamavano ‘Mister’, rendendoli prigionieri in delle specie di biglie” strinsi lievemente la mano di Kaminari e lui fece lo stesso donandomi un po’ di forza per andare avanti nel racconto.
“Ingaggiammo una lotta contro di loro poiché il nostro professore ci diede il permesso di usare i nostri quirk… ma si può ben vedere che non abbiamo avuto la meglio” mi limitai a dire.
“Sa descrivermi i villain, per caso?”.
Dopo un breve silenzio annuii.
“C’era una sola ragazza… aveva i capelli biondi e raccolti in due chignon laterali un po’ spettinati e gli occhi gialli. Un altro aveva una specie di passamontagna con la parte superiore grigia e il resto era nero con una specie di tuta attillata. Il terzo, invece, aveva una maschera bianca e nera con un cappello dello stesso colore e una giacca gialla. Quando la maschera gli si è rotta ho visto di sfuggita gli occhi gialli. E…” il pensiero di Touya mi tormentò. Volevo veramente tagliarlo via dalla mia testimonianza e continuare a proteggerlo?
Il cervello mi diceva di non farlo. D’altronde mi aveva fatto del male e non solo fisicamente, ma d’altro canto restava ugualmente mio fratello.
Mi sentivo un’incoerente a voler proteggere lui e non pensare minimamente a far pace con mio padre, ma cercai di lasciar perdere.
“E non ricordo l’altro villain, mi ha attaccata alle spalle” conclusi il mio discorso e feci intendere di non avere più intenzione di parlare.
Il poliziotto se ne andò lasciandoci ed io cercai di asciugare il più possibile le lacrime.
“Scusami, Miya… hai detto per caso che c’era una ragazza?” mormorò Hikari. Feci un cenno positivo col capo.
“E… e aveva i capelli biondi e gli occhi giallognoli…?”.
Affermai nuovamente.
Lei abbassò lo sguardo annuendo ed io la guardai lievemente confusa.
“La conosci?” chiesi forse senza pensare a ciò che le avrebbe fatto provare la mia domanda.
Non mi rispose e pochi attimi dopo rialzò lo sguardo e finse un sorriso, ma dai suoi occhioni azzurri la tristezza era più che percepibile.
“Tranquilli, va tutto bene!”
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𝐓𝐡𝐞 𝐃𝐚𝐲 | Mʏ Hᴇʀᴏ Aᴄᴀᴅᴇᴍɪᴀ
FanfictionDenki Kaminari x oc Miya ha appena finito il suo percorso alle scuole medie, ed è finalmente pronta per iniziare gli anni del liceo. Riesce ad entrare allo Yuuei tramite raccomandazione, anche se, essendo una semplice cittadina, si pone spesso la do...