❄︎ 19• Il tuo nome ❄︎

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Ci trovavamo in un periodo di pace, sì, ma c'erano comunque parecchi momenti in cui la carica emotiva era troppo alta.
Dalla nostra ultima lotta era passato un mese e mezzo.
La maggior parte dei villain erano stati catturati, ma non era finita lì.
Da tre settimane a quella parte, settimanalmente passavo due pomeriggi al Tartaro con Shoto, Tsuki e Denki. Gli ultimi due si alternavano.
Il perché? Touya e Kathara.
Ai piani alti credevano che la nostra influenza potesse farli ragionare, farli tornare sulla retta via. Beh, principalmente puntavano sul vedere i risultati su Kathara.
"È una vostra coetanea e principalmente sappiamo che è vicina a voi".
Indicarono me, Denki e Shoto. 
Con Tsuki sì, il rapporto c'era, ma non come con noi.
Io e lei eravamo come sorelle, era la migliore amica di Denki e si intuivano palesi sentimenti tra lei e Shoto.
Quindi, le due volte a settimana, erano fatte apposta per vedere entrambi. 
Touya al mercoledì e Kathara di venerdì. 
Un paio di volte ci avevano fatto vedere entrambi lo stesso giorno, ma tutto lì. Non era più successo.
Lo facevano per non "creare un impatto emotivo difficile da gestire", dicevano.
In ogni caso, quel giorno era un venerdì. 
Alle nove precise, come d'abitudine, il professor Aizawa prelevò me, Shoto e Denki per andare da Kathara, facendoci così saltare l'ultimo pezzo della lezione di Present Mic.
Il viaggio, come al solito, lo avevamo passato in totale silenzio da parte di tutti e tre, a sguardo basso.
Non sapevo cosa pensassero loro, ma più di tanto sapevo di non poter fare. Se non potevo farci nulla per Touya, ancor meno sarei riuscita per lei.
Il perché del mio pessimismo? Palese.
Non li ho fermati a tempo debito, come potevo farlo in quel momento?
In ogni caso, eravamo nuovamente lì dentro.
Le pareti spoglie e fredde cominciavano sempre più ad essermi familiari, così come i corridoi da passare.
Ci fecero entrare nella solita porta ed eccole lì: le solite tre sedie ci aspettavano, ma Kathara ancora non era lì.
L'avrebbero fatta entrare da lì a pochi minuti.
Le posizioni erano sempre le stesse.
Io al centro, Denki alla mia destra e Shoto a sinistra.
Come abitudine, le mani mie e del biondo erano intrecciate, in modo tale da infonderci forza e coraggio a vicenda.

Ed eccola: la porta si apriva sempre con il solito suono metallico, facendomi rabbrividire, dando così la possibilità a Kathara di entrare.
Lei nel tempo non era cambiata di una virgola: era sempre riconoscibile per la sua chioma verde e gli occhi ambrati che scrutavano tutti e tre con espressione semi apatica, come se non fossimo mai stati nessuno per lei.
E sì, faceva male.
Seguì il classico silenzio a cui nessuno veniva in mente che dire.
O almeno, non sapevamo come buttar giù un discorso sensato.

"Vorrei iniziare con un 'ricordi?', ma non avrebbe senso" mormorai continuando a guardare verso il basso.
Improvvisamente, le mie scarpe e le piastrelle erano diventate davvero interessanti.
"Non avrebbe senso, perché sono tre settimane che te lo dico e poi mi metto a raccontare qualcosa che abbiamo fatto assieme, ma non sembra smuoverti minimamente. Tanto inutile farlo" mi scappò un sorrisetto amaro. 
"Non ascolti me, nonostante da sempre ci siamo considerate come sorelle. Non ascolti Denki, che è il tuo migliore amico. Non dai ascolto nemmeno a Shoto, che… ti è sempre rimasto accanto" la guardai verso fine discorso, ma lei era totalmente neutra.
Non un battito di ciglia.
La solita sensazione di inutilità si fece presente in me.
"E tu, invece, ti sei mai chiesta perché non ascolto nessuno di voi?" rispose lei, per la prima volta in tre settimane. Aveva l'attenzione di tutti.
"Chi vi ha mai detto che solo il lato degli eroi è quello giusto?".
"I villain solo la ragione per cui molti eroi e civili vengono feriti gravemente o uccisi. Per quasi tutti voi è così" prese parola Denki.
"Ma hai detto bene. Per quasi tutti è così" si fermò un attimo.
"Sono due anni che mi considerate una criminale. Eppure, non ho mai ucciso nessuno. Non ho mai levato una vita. Mai ho ferito mortalmente o gravemente una persona. Grazie al mio quirk, ho sempre agito da dietro alle quinte. Ma non mi pento della mia scelta. Quindi, se io non sono pentita, perché voi fate i pentiti per me? Perché cercate di portarmi sulla 'retta via', se per me la retta via è questa?" se ne uscì tutto d'un fiato.
"È un compito che ci hanno dato, non credere che per noi sia facile.
Ci hanno classificato come le persone più vicine a te e quelle che più possono riuscire a farti cambiare idea.
Onestamente, non trovo nessun tipo di utilità a farlo, ma sai perché? Perché tu hai sempre avuto le tue idee e i tuoi modi di pensare. 
Alla fine non abbiamo avuto più di tanto modo di conoscerci, ma credo di averti compresa per una buona parte. 
Ma c'è una cosa ho davvero capito e te l'ho già detto: hai idee tue. Hai sempre detto di voler essere un hero capace di avere la fiducia di tutti.
E ora? Hai partecipato a ciò che l'ha fatta quasi totalmente perdere, gli eroi sembrano semplicemente degli incapaci ora. Ciò che non mi è chiaro, è il come tu abbia cambiato idea, se non l'hai mai fatto con nessuno. Con questo, ho detto tutto". 
Era una delle prime volte in cui Shoto apriva bocca durante questi incontri.
Aveva colto tutti impreparati, ma non potevo dargli minimamente torto.
Pure Kathata non sapeva come reagire o ribattere.
Forse era quella la strada da seguire.
E forse era Shoto quello giusto, quello che l'avrebbe aiutata.
Ma al tempo nulla era certo.

𝐓𝐡𝐞 𝐃𝐚𝐲 | Mʏ Hᴇʀᴏ AᴄᴀᴅᴇᴍɪᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora