Capotolo 17: lo psicologo

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POV DYLAN

"È tutta colpa tua ti odio!" Mi dice con le lacrime agli occhi "tu mi hai uccisa... solo tu... e ora è il momento che io uccida te" mi dice puntandomi una pistola alla testa, con occhi pieni di rabbia "no Giulia ti prego non farlo... io ti amo, non farmi questo" gli dico piangendo "troppo tardi... io non ti amo Dylan. Non più. Non dopo quello che mi hai fatto" mi dice con disprezzo. BUMM!

Mi alzo gridando e sudando freddo "Ei ei figliolo tranquillo è tutto okay" mi dice mio padre prendendomi e abbracciandomi. Smetto di dimenarmi e mi accascio pingendo su mio padre. È da circa un mese ormai che è in ospedale. E non ce la faccio letteralmente più a vederla in quello stato. Vado a trovarla tutti i giorni dopo scuola, e rimango lì con lei tutto il pomeriggio. Cerco di parlargli come se fosse ancora lì con me. Ma è più difficile di quanto pensassi.

La mattina

"Ei buongiorno" mi dice mia madre dalla cucina "buongiorno" gli rispondo sedendomi su una sedia del tavolo "come stai?" Mi domanda. Alzo il capo dal tavolo e la guardo come per dire 'seriamente?' "Domanda stupida perdona" mi dice lei.
"Dylan senti io e tuo padre ne abbiamo discusso e siamo molto preoccupati per te... tesoro non dormi più, non mangi, vai male a scuola, non parli nemmeno. Dylan so che questa situazione è dura per te ma se continui così potresti cadere in depressione e-" mi dice ma la interrompo "sono già depresso" dico alzando il capo dal tavolo "dovresti vedere uno psicologo" mi dice mia madre "io e tuo padre siamo d'accordo e credo che potrà aiutarti molto parlare con qualcuno" mi dice mia madre "sono i miei problemi. Li risolvo da solo, non ho bisogno di un idiota che me li risolva al posto mio!" Dico alzando la voce. Non voglio vedere uno psicologo. Li ho sempre odiati. "Ti prego Dylan... una sola seduta, una volta, fallo per me, per tuo padre... per Giulia... pensi che lei voglia vederti in questo stato? No! Lei ti avrebbe detto alza quel culo e fatti valere... idiota. Molto probabilmente ti avrebbe chiamato così" mi dice mia madre con un sorriso. Sorrido immaginandomi la scena... si sarebbe stato proprio da lei. "Una..." dico solo "perfetto... oggi pomeriggio alle 3.30. D'accordo?" Mi domanda "sono da Giulia il pomeriggio" dico "Dylan è un pomeriggio... ti prego" mi dice mia madre pregandomi. Annuisco un po' titubante prima di salutarla e avviarmi verso scuola.

Skip time

"Vedrai ti farà bene vedere uno psicologo Dylan... mi ha aiutato molto a me" mi dice Tyler mentre siamo in macchina. Le ore di scuola sono passate incredibilmente in fretta. Noiose? Si. Come sempre d'altronde. Quando c'era Giulia era tutto più divertente più allegro... ogni piccola cosa che diceva sembrava rendere le giornate migliori.
"Non credo che mi aiuterà più di tanto... poi non riesco a capire. Sono i miei problemi. Li risolvo da solo, non ho bisogno di una persona che me li risolva... è solo uno spreco di soldi e di tempo"dico leggermente irritato "lo so... ma non ti risolve i problemi. Semplicemente ti aiuta e ti fa capire molte cose... più di quante ti immagini" afferma Tyler prima di scendere dall'auto e andare via.

QUALCHE ORA DOPO...
Sono in macchina destinazione... psicologo. Ho ansia, non mi piace parlare dei miei problemi.
Scendo dall'auto e mi avvio verso l'edifico enorme che è davanti a me. Entro e chiedo a una donna anziana dietro un bancone "mi scusi. Può aiutarmi? Sto cercando la dottoressa... Jonson" dico con un filo di voce "sì certo...è il settimo ufficio... la sta aspettando" mi dice indicandomi la via con la mano "grazie" dico prima di avviarmi.
Prendo un respiro ed entro "salve" dico entrando "oh buon pomeriggio Dylan... ti stavo aspettando... siediti pure" mi dice facendomi accomodare su un divano in pelle nera. Mi siedo e inizio a giocherellare con le mie mani.
"I tuoi genitori mi hanno detto che è un periodo duro per te... ti va di raccontarmi un po' di te?" Mi domanda "io? Be la mia vita è sempre stata allegra e felice. Più o meno... voglio dire ho avuto periodi tristi e bui ma per il resto è stata... bella" dico un po' incerto "parlami di questi periodi bui" mi dice faccio un respiro "sono sempre vissuto con mio nonno Joe... i miei sono avvocati professionisti e spesso viaggiano per il mondo... così beh. Ho vissuto la mia vita con lui... poi quando avevo 13 anni è morto. È da lì sono praticamente vissuto da solo" dico "e non hai amici? Che ti sono stati vicino non so" mi domanda "si... io... ho vissuto con loro fin dalla nascita praticamente" dico facendo un sorriso leggero ripensando a noi da bambini "come si chiamano?" Mi domanda "Tyler e Giulia" dico "è una bella cosa... ma non è questo che ti turba dico bene?" Mi domanda alzo lo sguardo verso di lei "circa... un mese fa è successa una orribile. Io-io..." cerco di dire. Mi blocco per qualche secondo prima di continuare "ha presente quella sensazione di vuoto?" Dico iniziando a muovere le mani e con tono un po' più alto "quella sensazione che provi quando sai di aver fatto una cazzata un casino colossale e delle persone ci hanno rimesso al posto tuo... e ti senti. Ti senti... un pezzo di merda. Ti senti di voler sprofondare e morire di una morte lenta e dolorosa... lo ha presente? Bene io mi sento così. Mi sento una merda! Uno schifo! Perché so dentro di me anche se gli altri non vogliono ammetterlo che sarei dovuto morire io quel dannato giorno! che dovevo soffrire io! DANNAZIONE IO! NON LEI!" Dico alzando la voce "beh a quanto so io lei non è morta ancora" afferma la psicologa "no... ma per quanto possa convincermi so che non ce la farà... ed è meglio affrontare la verità. Piuttosto che continuare a darmi false speranze" dico piangendo silenziosamente e tirando su con il naso. La donna mi passa dei fazzolettini. "Forse hai ragione sai" mi dice la psicologa. Alzo lo sguardo "cosa sta cercando di fare eh. Psicologia inversa?" Dico facendo un finto sorriso "no no. Dico solo che hai ragione. L'obbiettivo della donna che gli ha sparato era colpire te... ma lei si è messa davanti per parare il colpo" mi dice "sta dicendo che è colpa sua quindi." Domando un po' irritato "sto dicendo Dylan... che non puoi cambiare ciò che è successo quel giorno. E si forse ci saresti dovuto essere tu al suo posto... ma c'è lei. Smettila di pensare a te stesso Dylan" afferma la donna "ah io starei pensando a me stesso! Buffa questa!" Dico alzandomi dal divano "si Dylan perché se tu stessi pensando davvero a lei. Allora non ti piagneresti a dosso... pensi che lei voglia questo? Io non credo. Quindi Dylan... non fare il bambino e affronta i problemi da adulto. So che è difficile. Ma so anche che c'è la puoi fare" mi dice la psicologa. Mi risiedo. Ha ragione. Mi sto comportando come un bambino...
"Ti va se mi parli un po' di lei?" Mi domanda "lei? Lei è... è la luce fatta persona. La felicità. Porta gioia ovunque anche nel peggiore dei posti... è riuscita a portarmi gioia persino al funerale di mio nonno" dico facendo un piccolo sorriso ripensandoci "cosa fece per renderti felice?" Mi domanda curiosa "mi ricordo che ero arrabbiato con il mondo perché me l'aveva portato via. E lei mi disse 'tranquillo Dyl pensa al lato positivo... se è in paradiso a quest'ora starà giocando a scacchi con Dio probabilmente. Mentre se è all'inferno beh... starà sicuramente bevendo una bottiglia di rum... è felice in entrambi i casi' sa la cosa mi fece ridere e anche se per poco mi portò allegria" dico "dev'essere una ragazza intelligente" mi dice sorridendo "non sa quanto... la amo più di ogni altra cosa al mondo... mi manca passare il tempo con lei. Parlare per ore, ridendo e scherzando mentre ci ingozziamo di cibo"

"Mh..Dylan.." richiama la mia attenzione con la bocca piena di cibo "hai della salsa sulla guancia" mi dice "aspetta ci penso io" dice prima di leccarmi la salsa che avevo sulla guancia "mh. NOOOOO.  Fai schifo tesoro mio!" Dico ridendo "mhhh si lo so... però se ti può consolare era buonissima" mi dice "non mi consola affatto" "non è un problema mio" dice facendomi un sorriso...

Ripenso a quel giorno noi due da soli nella mia macchina a mangiare... mi scappa una risata.
Ripenso a tutte quelle giornate passate a guardarci uomini e donne, mentre si prendeva per il culo i partecipanti e si commentava il cringe di quel programma.
"Dylan voglio che tu ricordi una cosa... siamo tutti nel fango, ma alcuni di noi guardano le stelle-" mi dice ma io la interrompo "Oscar Wilde" dico "esatto... il punto Dylan è che tu sei nel fango... proprio come lei in questo momento... devi solo sforzarti di alzare gli occhi al cielo. E ti renderai conto, che anche se sei nel fango... hai una vista meravigliosa sopra di te" mi dice. La guardo. E dopo un minuto di silenzio parlo "posso andare adesso?" Dico alzandomi "si... ci vediamo Dylan... abbi cura di te" mi dice poggiando una mano sulla mia spalla.

Holaaa eccomi qui con un nuovo capitolo! Scusate se è un capitolo un po' così ma sono leggermente a corto di idee :(
-X

Chi lo avrebbe mai detto||Dylan O'Brien||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora