Capitolo 60: Tyler

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Due giorni dopo...

"Allora Giulia dimmi, cosa vedi?" Mi Domanda una donna bionda davanti a me.

Mio padre ed io siamo seduti su due sedia davanti a ad una scrivania, nell'ufficio di una donna.

Papà ha detto che mi avrebbe aiutato molto con il mio problema della schizofrenia, gli ha salvato il figlio due anni fa in un incendio mentre era in servizio, e adesso gli deve un favore.

Faccio un respiro profondo "fino a due giorni fa sentivo voci continue nella mia testa. Ma onestamente non mi davano neanche più fastidio, ci avevo fatto l'abitudine ormai" affermo facendo spallucce.

I miei occhi sono gonfi e la mia faccia è rossa, non faccio altro che piangere da due giorni.

La faccia di Tyler mi scruta bene il viso da infondo alla stanza. È poggiato al muro mentre ascolta cosa ha dire la dottoressa.

"E perché hanno smesso?" Mi domanda "hanno smesso quando ho iniziato a vedere Tyler" dico continuando a fissare un punto indefinito sulla sua scrivania.

"Tyler era il tuo migliore amico giusto?" Mi chiede "era mio fratello" affermo decisa.

Lei socchiude un po' la bocca annuendo prima di guardare mio padre.

"Hai mai avuto pensieri suicidi ?" Mi domanda "no... ma ho immaginato spesso di uccidere qualcuno. Non che volessi eh... ma quando lui me lo chiedeva io-" mi interrompe "lui chi?" Domanda curiosa.

"La voce...quella nella mia testa, credo sia una voce oscura, come una parte malvagia di me. Quando mi parla riesco a sentire sempre chiaramente a differenza delle altre" inizio "sa quando Dylan è andato via le voci hanno iniziato a soffocarmi e credevo che da un momento all'altro sarei davvero riuscita a fare del male a qualcuno... lo volevo, per la prima volta lo volevo davvero. Ma poi... poi tutto è taciuto. Silenzio, solo la voce di Tyler che mi richiamava" dico guardandola finalmente negli occhi.

"Interessante... è come se-" cerca di dire ma stavolta sono io ad interromperla "Tyler mi avesse salvata? Si... l'ha fatto" affermo decisa io guardandolo infondo all'angolo.

"Lui è qui ora?" Mi chiede "non se n'è mai andato" dico io.

"E tu puoi... puoi parlarci?" Mi domanda. Io annuisco...

Mio padre e la signora Williams iniziano a parlare ma il mio sguardo ricade un una mensola in alto.

"Perché ha tolto quella foto?" Domando a lei interrompendo la sua conversazione.

La donna si gira guardando la mensola che sto fissando "come fai a sapere che ho tolto qualcosa?" Mi domanda curiosa.

Io mi alzo e mi avvicino ad esso guardando meglio quel piccolo spazio vuoto.

"È l'unico spazio vuoto e la polvere evidenzia una zona non pulita, come se un oggetto che era qua da tanto fosse stato tolto... la sagoma di una cornice" dico passandoci un dito sopra.

Abbasso lo sguardo e noto tanti piccoli vetrini a terra, qui e stato decisamente pulito male "non l'ha tolta l'ha rotta" dico poi.

Mi giro verso la sua direzione e noto che sulla sua scrivania ci sono solo foto di lei con i figli, nessuna foto col marito.

"Non credo che rompere una foto di suo marito aiuti la situazione in casa... provi piuttosto che so... a parlarci, le parole aiutano sempre tutti" dico prima di avviarmi verso la porta "vi aspetto fuori" dico uscendo seguita da Tyler.

Mi siedo su una sedia e lui mi imita.

"Sei stata spietata... magari viene picchiata dal marito" dice lui poggiando la schiena contro essa "no... l'ha tradita" inizio "ecco a voi il nostro Sherlock Holmes" dice battendo le mani.

Chi lo avrebbe mai detto||Dylan O'Brien||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora