Capitolo I - Ristorante "Da Valerio"

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La telefonata di Francesca non era inattesa. Anzi, mi stavo ormai chiedendo come mai non avesse già chiamato alle 10 di mattina.

Ma era domenica e probabilmente la amica mi aveva vista beatamente a letto. Conoscendola mi aveva vista addormentata fra le braccia di Walter e non aveva voluto disturbare quel mio momento di presunta intimità.

Invece ero in piedi dalle sette. Avevo fatto colazione da sola. Walter, lui sì, era ancora placidamente fra le braccia di Morfeo.

MI ero messa la mia tenuta da passeggiata estiva e mi ero diretta verso i colli dietro casa mia, seguendo l'istinto di smaltire parte delle calorie accumulate la sera prima a cena.

Mi ero addentrata nel parco, cercando di adattare il mio percorso all'ombra degli alberi per proteggermi dal caldo sole estivo che, nonostante l'ora, si faceva già sentire.

La voce di Francesca mi aveva trovata a casa, in accappatoio, mentre mi stavo rilassando sulla sdraio in terrazza, all'ombra, dopo una doccia ristoratice.

"Sorellona! La mia sorellona! La mia sorellona cattiva!"

Non mi aveva dato neppure il tempo di dirle "Pronto! Ciao!"

Francesca è la moglie di Paolo, un collega di Walter che è stato trasferito qui circa tre anni fa. Paolo ha più o meno l'età di Walter, mentre Francesca ha quasi venti anni meno di lui.

E quindi di me.

Loro due non conoscevano nessuno qui quando sono arrivati. Ed abbiamo iniziato a frequentarci. I colleghi sono diventati amici, e anche le consorti hanno scoperto di stare simpatiche l'una all'altra.

Ha circa venti anni meno di me. Per questo dice di considerarmi la sua sorellona. Anche se io penso che spesso mi consideri come una sorta di zia. Una zia giovane, ma pur sempre una zia. Una persona che appartiene alla generazione che ha preceduto la sua.

Mi aspettavo la sua telefonata dopo la serata di ieri sera passata assieme. Ma nonostante lo sapessi, ed avessi già immaginato cosa avrebbe detto, non ero riuscito a preparare alcuna risposta sensata. Ed ero rimasta in silenzio. Come una scema.

"Sorellona! Ci sei?"

Ero riuscita ad articolare un sì. Seguito da una lunga pausa.

"Ieri sera, sorellona sei stata favolosa! Ti adoro! Devo dirti che non me lo aspettavo. Però sei stata fantastica!"

Avevo chiamato a raccolta i miei neuroni intorpiditi e confusi ed ero riuscita a rispondere "Francesca devo ringraziare anche te se lo sono stata. Mi hai dato una bella mano. Anzi, un bel piedino!"

Aveva risposto con la sua risata giovane, allegra, contagiosa, e mi aveva strappato un sorriso.

"Sorellona, eri in grandissima forma. E chissà cosa avrai combinato con Walter quando ci siamo lasciati."

Ci siamo sempre raccontate tutto. Quasi tutto. Io sono sempre però stata restia, nonostante le sue insistenze, a raccontare della mia intimità con Walter. Un po' perché spesso non c'era affatto da raccontare, un po' perché avevo pudore a raccontare cose che non reggevano minimamente il confronto con quello che lei mi raccontava di lei e di Paolo. E ad essere sincera, a volte non solo di Paolo. E quindi tendevo ad evitare un confronto che mi vedeva perdente in partenza.

Ecco ripensandoci questi erano alcuni di quei momenti in cui mi sentivo "zietta" piuttosto che "sorellona".

"Francesca, non è successo nulla. Abbiamo fatto due passi sul lungomare, siamo scesi in spiaggia e... siamo tornati verso casa."

Era rimasta un attimo in silenzio.

"La mia sorellona timida! Ti conosco. Va bene, non ti chiedo nulla. Però ho una proposta da farti. E non puoi dire di no. Oggi pomeriggio i nostri maschietti si ritrovano giù al porto per uscire a pesca. Andiamo anche noi due e passiamo qualche ora assieme. Facciamo il bagno, prendiamo il sole e tante chiacchiere.

MinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora