Capitolo XI - Afonie Notturne

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Conosco la casa di Paolo e Francesca come casa mia. Mi muovo bene anche nel corridoio buio.

Ormai mi è chiaro cosa è successo. Walter ha parlato con Paolo e Francesca ed ha raccontato del suo desiderio di fare qualcosa a tre, con me e Francesca. E, soprattutto con Francesca, a cui avevo ormai confidato la mia voglia di provare le doti del maritino.

E Francesca non si è fatta pregare. Mi vuole bene, farebbe di tutto per assecondare i miei desideri. E lo ha fatto organizzando tutto con gli altri due. Ed in cambio ha trovato il modo di aggiungere Walter alla lista delle sue "conquiste". E' fatta così. Non mi va di biasimarla.

D'altronde mi ha prestato Paolo. E come me lo ha prestato!

E quanto a Walter non avrei mai creduto di riuscire solamente a pensarlo fra le braccia di un'altra donna. Ma se Francesca mi avesse proposto lo scambio per una sera, ripensandoci non avrei avuto alcun dubbio.

Solo mi spiace che non me lo abbia chiesto. Probabilmente ha pensato che avrei potuto rifiutare, e lei in fondo voleva solo donarmi una sera con Paolo, tutto per me.

Faccio questi pensieri passando dalla cucina al corridoio verso la camera da letto. Attraversando il salotto.

Vedo la luce bassa che si spinge nel corridoio attraverso la porta della camera socchiusa.

Sbircio dalla porta vedo le gambe di Francesca. E' seduta sul letto.

Con le scarpe.

Ai piedi indossa un paio di décolleté di pelle rossa. Lucida. Tacco a spillo, anch'esso rosso. Sono chiuse intorno alla caviglia da un sottile cinturino di pelle. Rossa.

Non ho mai visto quelle scarpe ai piedi di Francesca.

Mi sento stupida a pensare che non le avevo mai visto quelle scarpine piuttosto che al fatto che è a letto, da quel che vedo probabilmente nuda, con le scarpe ai piedi.

Spingo la porta lentamente ed entro.

Lo sguardo spazia nella penombra della stanza.

E mi sento svuotare.

Le mie forze, lo stesso respiro, tutte le mie certezze abbandonano il mio corpo.

Mi appoggio allo stipite della porta con la spalla per non cadere.

Francesca è sul letto. Seduta, con la schiena appoggiata alla testata rivestita di pelle crema imbottita.

Mi sta aspettando.

Lo sguardo severo, imperscrutabile.

E' sola a letto.

Mi faccio forza, volto lo sguardo verso destra. Dove ho intravisto prima la figura di Walter.

Dove non avrei mai pensato di vederla e come non avrei mai pensato di poterla vedere.

E' in piedi, davanti al guardaroba aperto.

E non potrebbe stare in una posizione diversa.

Le pesanti ante del guardaroba sono bloccate in posizione aperta da un meccanismo che non avevo mai notato.

E Walter è lì nel mezzo.

Le braccia alzate.

Le gambe divaricate.

E non potrebbe stare in altra posizione.

Cinghie di cuoio nero sono strette con delle fibbie di metallo lucido ai suoi polsi ed alle sue caviglie. E le cinghie sono collegate a quattro anelli metallici montati all'interno delle due ante con catene d'acciaio che lanciano lenti riflessi nel buio.

E' bendato con una sciarpa di seta nera stretta dietro la testa.

E' nudo.

Sono senza fiato.

Senza parole.

Francesca lentamente porta l'indice destro alle labbra facendomi segno di non parlare.

Poi con un ampio gesto mi fa segno di accomodarmi sul letto accanto a lei.

Faccio appello alle mie forze e raggiungo il bordo del letto. Mi siedo, di fronte a mio marito, ignaro della mia presenza, dando le spalle a Francesca.

Lei mi cinge con un braccio e mi fa distendere sul letto, abbracciandomi da dietro.

La pelle della mia schiena sul suo petto.

La sua mano sul mio seno.

E la bocca che si appoggia leggera sul mio collo.

Ho sempre desiderato, sognato, anelato di sentire il corpo di Francesca sul mio. L'ho sempre voluto, anche quando non sapevo di volerlo mio. Un sogno che nell'ultimo periodo è diventato quasi una ossessione.

Ora invece non mi riconosco, non riconosco lei.

MinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora