Capitolo VI - Vapore

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Ormai sono passate due settimane abbondanti da quei giorni. Giorni dedicati agli impegni di lavoro che nonostante il periodo estivo non sembrano voler andare in ferie.

Mi sono presa una pausa da quella overdose di ormoni.

Con una scusa ho evitato l'uscita comune del sabato sera con Paolo e Francesca. Ma mi ha fatto piacere che lei abbia capito non insistendo.

Non che sia successo davvero nulla. Io ho ripensato a quanto era successo. Non tanto a cosa, ma a come, alle sensazioni che avevo provato.

Ed adesso sono contenta della scossa che avevo dato al rapporto con Walter. Ho riacquistato fiducia nel mio aspetto. Non temo il giudizio o il confronto. Ho iniziato a vestirmi in maniera più femminile, più sexy. Niente di speciale, piccoli dettagli che appagano il mio desiderio di mostrarmi. Non faccio più parte del panorama. Io sono una protagonista. La protagonista.

E poi, il piacere sottile, l'eccitazione, di sentirmi osservata. Anzi di fare in modo che gli altri, uomini o donne che siano, mi osservino.

Settimana scorsa durante una movimentata riunione con un cliente ho sospeso l'incontro. Sono andata in bagno e sono rientrata con le mutandine nella borsa. Niente sotto il mio abito. Volevo mettere alla prova gli sguardi di quegli uomini che quando ero arrivata mi avevano fatto i complimenti per il mio abbigliamento, non curandosi affatto di nascondere le occhiate che dedicavano alle mie gambe ed alla mia austera scollatura.

Con Francesca ho parlato varie volte al telefono. È stata bravissima. Non ha mai parlato di quello che era successo fra di noi.

E neppure di lei e Paolo. Mi ha fatto parlare, mi ha ascoltato. Ed in maniera molto delicata mi ha fatto capire che comprendeva il mio nuovo modo di essere, senza alcun giudizio. È dalla mia parte. Lo sento. E mi fa piacere.

E poi Walter. Le cose fra di noi vanno meglio. Sento le sue attenzioni, e vedo che anche lui apprezza di essere oggetto delle mie. Ha iniziato a mostrarsi. Ha ricominciato a girare nudo per casa. Come faccio io.

Ed abbiamo parlato. Io ho parlato.

Gli ho raccontato della mia voglia di essere guardata, di comandare il rapporto. E gli ho detto del rapporto aperto fra Paolo e Francesca. E di quanto io sia attratta da lei. Ho evitato di dirgli della mia curiosità per l'uccello di Paolo. Non mi sembra il caso.

Ed anche lui si è aperto. Non ha obbiettato sui miei desideri. Gli ho chiesto cosa sente a vedermi oggetto delle attenzioni di altri. Non mi ha risposto nello specifico, io volevo sapere se la cosa lo eccitava in qualche modo. Ma non ha obbiettato. Mi ha ribadito che vuole che io segua il mio istinto.

Il mio istinto.

Non ho il coraggio di dirgli cosa mi dice il mio istinto.

Però una cosa gli è scappata.

Mi ha detto che gli sarebbe piaciuto essere stato con me e Francesca su quel pedalò.

"Per...?"

L'ho incalzato. La cosa meritava di essere approfondita.

"Per guardarvi da vicino. E poi... Poi... Tu sei una gran bella donna. Ed anche Francesca."

Ho preso coraggio.

"Ti piacerebbe farlo con Francesca?"

E lui si è salvato. Forse.

"Con te. E con Francesca. Assieme."

Non ho insistito.

Avrei voluto dirgli che mi sarebbe piaciuto farlo in tre.

Avrei voluto dirgli che sognavo di essere in mezzo al mare, nuda, con lui. E con Paolo. E che sognavo di sentire quel magnifico uccello pompare dentro di me mentre lui mi guardava.

Ma questa è una cosa mia.

Per ora.

"Ciao sorellona, come stai? È troppo tempo che non ci vediamo. Ed io ho voglia di fare due chiacchiere con te. Paolo è via per lavoro. Ci vediamo domani alle 14 al centro benessere. Sauna e massaggio per due. Già prenotato. A domani!"

Il messaggio mi era giunto al lavoro, mentre ero in riunione. Non ho avuto tempo di pensare.

"Ok".

Avessi avuto tempo di pensare avrei risposto in maniera più articolata. Ma avrei detto di sì. Erano giorni che pensavo di scriverle e di proporgli di vederci. Anche se non per due chiacchiere. Ma forse era meglio così. Il centro benessere ci avrebbe evitato l'imbarazzo reciproco di dichiararle che avevo voglia di lei.

Apro la porta di casa, sono quasi le nove di sera. Sono accolta dalla voce di Nina Simone e dal profumo di pesce che viene dalla cucina.

E dal bacio di Walter.

"Filetti di coda di rospo al forno. Con verdure. Giornata dura?"

Gli faccio cenno di sì con la testa.

"Dai vai a cambiarti mentre io apparecchio. È quasi pronto. Ho messo una bottiglia di Gavi in fresco. Quello che piace a te."

Non rispondo, sono già sulla porta della camera, cerco di risolvere il dilemma fra cosa vorrei fare e cosa dovrei fare.

La cena è ormai passata, Marvin Gaye ha preso il posto di Nina Simone.

Walter è un buon cuoco, abbiamo parlato del più e del meno. Io ho fatto in modo da evitare accuratamente quello che vorrei dirgli.

Siamo in terrazza, su due sdraio, Walter sta fumando il suo sigaro notturno sorseggiando un dito di rhum.

"Ho visto Francesca oggi."

Voglio che lo sappia.

"Mi ha invitato al centro benessere e ci siamo viste nel pomeriggio. Abbiamo fatto la sauna ed un massaggio."

Abbiamo fatto la sauna. Quattro parole, diciannove lettere. Sono la dea della sintesi.

Davanti agli occhi rivedo la sauna.

La stanza piena di vapore caldo. Francesca che ha messo l'asciugamano accanto al mio. Il suo braccio che mi sfiorava. I brividi, la voglia di baciarla. E le sue dita che raccoglievano le gocce di sudore dal mio seno.

E quell'ombra seduta di fronte a noi. Indistinta ma presente. Sentivo gli occhi addosso. Ha iniziato ad accarezzarsi fra le gambe.

Francesca l'ha notato. Le sue mani sono scese sulle mie cosce. E lui attratto da una forza invisibile si è alzato ed è uscito dalla nebbia. Era di fronte a noi, ad un passo da noi. Ci osservava e si masturbava in un vortice di eccitazione. Francesca si è allungata verso di lui. Con una mano ha iniziato a soppesare le palle morbide. Ed in un attimo l'eccitazione di lui era sparita fra le labbra di Francesca.

Ero inebetita. Ho guardato la porta della sauna, le ombre che passavano davanti. La paura che entrasse qualcuno e la voglia matta che ci scoprissero.

Sono corsa in soccorso dell'amica. Prima un testicolo, poi l'altro, in bocca. La sensazione piacevole della lingua che scorreva sulle palle depilate. Ed i fremiti di lui.

Francesca ha preso fiato.

Ed io ero in apnea.

Con la punta del cazzo di lui che sentivo in gola.

Le contrazioni sempre più forti.

E la mano di Francesca che spostava la mia testa per reclamare quello che era suo.

E poi quel bacio. Le nostre lingue impastate col succo di lui.

MinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora