Capitolo V - Sole al sole

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"Sorellona, Filippo è acqua passata. Era un bel ragazzo e scopava da dio. Ma stava diventando invadente. Ed è finita. Forse volevi dire Lorenzo? Lui sì che è un amico discreto, disponibile e caldo."

Bel colpo!

Non ce l'ho fatta più a tenere il gioco. Le ho allungato il flacone dell'olio distendendo una gamba verso di lei.

"Francesca, basta cazzate. Adesso smettila. Dammi un po' di olio sulle gambe. E dimostrami come sai usare la tua lingua."

Mi ero presa un bel rischio. Un doppio rischio. Sapevo, dai suoi racconti che lei era tutt'altro che una donna remissiva, e poi chiederle così, in maniera sfacciata di...

Però mi sentivo porca. Volevo che il vortice di sensazioni nuove in cui ero ormai entrata non si fermasse. E lei mi piaceva da morire.

Sì ero una porca. Porca per gli altri probabilmente. Ero una donna che voleva fare tutto quello che sentiva di fare.

Porca. E felice.

Il contatto delle mani unite di lei sulle mie caviglie mi aveva fatto già venire i brividi. E mentre le sue mani risalivano verso le cosce mi sono distesa.

Francesca ha capito, mi ha schizzato dell'altro olio sulle tette, ed io ho iniziato a massaggiarle.

Quando ha divaricato le mie gambe ho stretto le dita intorno ai capezzoli. Una fitta intensa, seguita da un fremito che ben conoscevo, e che mi diceva di serrare le dita con ancora più forza.

Quando ho sentito la carezza della bocca di Francesca sulle labbra ho istintivamente inarcato la schiena ed ho stretto il suo collo fra le mie gambe.

Ci sapeva fare. Molto meglio di ogni mia ottimistica aspettativa.

Mi aveva prima leccata accuratamente seguendo ogni piega. Poi si era dedicata al mio clitoride, stringendolo fra le labbra e solleticandone la punta con veloci colpi della lingua.

E poi aveva concluso scopandomi a fondo con la lingua. In realtà non aveva concluso un bel nulla. Mi ero sciolta, avevo avuto un orgasmo intensissimo. Avevo inondato la sua bocca ed il suo volto con una sequenza di fiotti che mi avevano lasciato senza fiato.

Adesso il suo volto era a dieci centimetri del mio. Era. Un attimo fa. Mi ha baciato. O forse sono stata io. Ci siamo baciate. Un bacio incondizionato, non eravamo Mina e Francesca, le nostre vite erano scomparse dai nostri pensieri. Eravamo solo due donne che si baciavano perché volevano farlo.

Francesca si era fatta spazio dietro di me sedendosi ed accogliendomi fra le sue gambe aperte. Ho sentito il suo braccio sinistro cingermi e la mano aperta sul mio seno destro. La bocca sul mio collo si muoveva dalla spalla all'orecchio.

E magicamente la copia di Paolo è apparsa nella sua mano destra. Aspettavo quel momento. Da quando mi aveva spiegato la storia di quell'oggetto avevo sentito l'irresistibile impulso di farlo con lei. E con Paolo. Inconsapevole compagno e strumento del mio piacere.

Non aveva dovuto chiedermi nulla. Avevo dischiuso le gambe e con le dita avevo aperto la strada a quel magnifico esemplare.

La punta era scivolata dentro. Sentivo il solletico dei rilievi delle vene che lentamente mi solleticavano. La mano di Francesca aveva iniziato a muoverlo.

Ho abbasso lo sguardo notando che parte dell'asta era ancora ben visibile. Io non volevo perdere l'occasione di sentire cosa si prova con un arnese di quella fatta.

Ho messo la mia mano su quella di Francesca e l'ho spinta verso di me.

Lei ha staccato un attimo la bocca dalla mia pelle. Ed ho sentito la sua voce. Mi sono stupita di quanto fosse diversa dalla sua solita. Il tono basso, quasi rauco, le parole spezzate dal respiro ansimante. Ero stupita del fatto che lei, pur nel suo ruolo, fosse visibilmente eccitata da quello che stava facendo.

MinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora