Capitolo X - Pesca grossa

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Le labbra spalancate del mio sesso accolgono la punta gonfia. La immagino. La vedo. La pelle tirata, rossa, lucida.

Spingo.

Scivola lento, dolce, senza alcuno sforzo, dentro di me.

Mi accarezza, ed io accarezzo lui.

Spingo.

Sento i brividi salire lungo la schiena, spinti dal suo incedere lento, inarrestabile.

Spingo.

Lo sento avanzare ancora, mi aspettavo si fermasse, ma continua. Ed io lo voglio ancora. Lo voglio tutto.
Adesso vorrei sentirlo scivolare dentro di me accarezzarmi su fino alla schiena, al collo e raggiungere la mia testa, in modo che i miei pensieri lo avvolgano, vorticosi, fino a sentirlo godere assieme a loro.

Mi tiro su, dritta, inchiodata al suo bacino e mi mostro a Paolo. Voglio i suoi occhi addosso mentre il mio bacino inizia lentamente a scuotersi, quasi volesse liberarsi di quella ingombrante presenza.

Salto impazzita su quel fantastico uccello. Ed ogni volta che ricado giù lo sento spingere fuori dalla mia bocca aperta urla di sofferenza gioiosa.

Paolo socchiude gli occhi, respira con la bocca aperta, spalancata.

"Mina, io..."

"Tu?

Tu cosa?

Tu no!

Tu non così, non ancora."

Salto giù da lui agile. Mi giro e mi siedo sulla sua bocca.

"Leccalo. E fallo bene."

La sua lingua si muove nel solco delle mie natiche. Colpi lenti che raccolgono il sapore del mare mescolato al mio. La sento spingere delicatamente, ed i miei muscoli si rilassano, cedono, la invitano a continuare.

Sollevo gli occhi e lo vedo. Vedo il palo dritto su cui ero seduta un minuto prima.

Mi invita. Invito inutile.

Faccio un respiro profondo e mi tuffo su di lui con la bocca aperta. Voglio sentirlo tutto scivolare fra le mie labbra.

Riemergo dal tuffo, cerco l'aria, senza essere riuscita a toccare il fondo.

Mi sollevo appena, scivolo di nuovo sul corpo di Paolo. Stavolta la mia schiena è sul suo petto. Piego le gambe, aperte, i piedi ben piantati a terra, e sento le mani di lui che mi aiutano tenendomi per i fianchi.

Allungo una mano ed aiuto il cazzo a trovare il buchino. Sì. Eccolo. Paolo spinge piano. Un brivido quando si stringe appena al passaggio della punta.

Paolo spinge ed io lo imploro di non fermarsi qualsiasi cosa io dica.

La spinta cessa. Sono piena. Piena di voglia di godere di quella carne pulsante che mi riempie.

Respiro, immobile, gustando ogni singolo impercettibile movimento della voglia di lui che cresce dentro di me.

Spalanco le gambe offrendo il mio sesso al sole. Ed alla mano di Paolo invitata dalla mia.

Spingo sue dita dentro di me. Due.

La mia mano sulla sua gli trasmette il ritmo. Tre.

I miei muscoli perdono ogni tensione, le ossa diventano liquide. Quattro.

Quattro dita di Paolo mi accarezzano veloci affondando fino al bordo del palmo, mentre il pollice colpisce delicatamente il clitoride ad ogni affondo.

La bocca di lui mi morde il collo, ed io porto le mani al seno aggrappandomi con le dita ai capezzoli di marmo bollente quasi per fermare il tremito delle braccia.

MinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora