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16.06.1300, ore 12:05

Era l'ora di pranzo. Fulvio voleva omaggiare gli ospiti con un pranzo degno dei loro titoli nobiliari. La tavola era imbandita con tantissimi viveri. Aveva scelto personalmente le verdure, le carni e i vini migliori che il borgo potesse offrire. V'era, a quel punto una varietà di cibo tale da soddisfare qualsivoglia palato.

Aveva detto alla servitù di avvisare gli ospiti che il pranzo sarebbe stato servito a breve nella sala del trono, ormai quasi del tutto in disuso per via della mancanza di un sovrano. I primi ad arrivare furono Giovanni e Margherita. Arrivarono sottobraccio, rigidi come tronchi. Nei loro visi non si intravide la benché minima emozione tant'è che, per un istante, Fulvio temette di aver commesso un errore a far imbandire la tavola in quel modo. Fu solo per un attimo, però, che quel pensiero sfiorò la sua mente, poiché la vivacità di dama Bianca cambiò l'atmosfera. Entrò nella sala al fianco di suo marito, ma, nell'istante esatto in cui vide tutto quel ben di Dio, si precipitò verso di esso. Camminò a passo spedito intorno l'intera tavolata, emettendo versi di approvazione e stupore ad ogni prelibatezza che i suoi occhi incontravano.

"Ditemi, voi," disse poi, fermandosi dinnanzi a Fulvio. "È, per caso, questo ciò che chiamano paradiso?" chiese, lasciandosi poi sfuggire una lieve e dolce risata, che contagiò sia il marito che Fulvio. Quell'atteggiamento non fu ben visto, però, da Margherita e Giovanni, i quali, se dapprima sembravano esseri amorfi, adesso sembravano aver visto la scena più disgustosa della loro vita.

"Quale sfacciataggine!" borbottò Margherita sottovoce, facendo in modo di essere udita solo dal marito. Esso non pronunciò parola, si limitò ad emettere un solo grugnito di disapprovazione ed entrambi si avviarono verso la tavola per accomodarsi assieme agli altri, i quali avevano già preso posto.

"La principessa Giovanna e il signor Rodolfo non sono ancora arrivati." Mormorò perplesso Fulvio, guardandosi intorno. Fece poi un gesto ad Abdeslam, il quale si trovava avanti all'ingresso della sala, e lo fece avvicinare. "I signori sono stati avvisati?" chiese in un sussurro. Abdeslam annuì in silenzio. "Ne sei sicuro?" Annuì ancora. "In questo caso dovremmo aspettare." Abdeslam non rispose e si allontanò, per tornare al suo precedente posto.

"Mia sorella!" brontolò Margerita. "La seconda sfacciata della giornata. Anch'ella ha dimenticato le buone maniere!" si lamentò.

"La seconda?" chiese Bianca, osservando per la prima volta la principessa. "E chi sarebbe la prima?" chiese ancora, sinceramente confusa, fomentando così la rabbia di Margherita.

Fulvio e Leone, i quali avevano pienamente compreso la provocazione, riuscirono a stento a trattenere le risate. Giovanni, ancora una volta, non commentò e si lasciò di nuovo sfuggire un grugnito di disapprovazione. Bianca attendeva ancora una risposta con la sua dolce ingenuità. la risposta, però, non arrivò mai. Margherita voleva urlarle contro, picchiarla, addirittura, ma non fece nulla nel rispetto delle sue tanto amate buone maniere.

I signori aspettarono all'incirca quindici minuti prima che Giovanna e Rodolfo riuscissero a presentarsi. Lui si scusò per il ritardo e per il disagio creato a causa loro ed accusò la moglie di essere "lenta di comprendonio". Nonostante tutto, il pranzo cominciò e tutto quel cibo sembrò smorzare le tensioni, alleggerire la situazione, e riempire cuori e stomaci. Si parlò del più e del meno, si presentarono tutti, chi con più, chi con meno galanteria, poi, verso la fine del pranzo cominciò una discussione animata tra Giovanna e sua sorella.

"Io davvero non riesco a comprendere come tuo marito riesca a sopportarti!" brontolò Margherita, scioccata dall'atteggiamento della sorella. Tale critica prese vita poiché Giovanna, mentre mangiava un tozzo di pane, ne fece finire un pezzo nel suo décolleté e, senza alcuna forma di imbarazzo, lo estrasse e lo portò nuovamente alla bocca.

"Mi ama." Replicò Giovanna. "Non ha bisogno di sopportarmi e fingere amore per soldi, potere o quant'altro!"

"Questo cosa dovrebbe significare?" chiese Margherita, irritata da tale affermazione. Il suo matrimonio con Giovanni non era altro che frutto di un legame politico imposto da suo padre e lo sapevano tutti. Giovanna, d'altro canto, aveva scelto di seguire la via dell'amore e rifiutò qualsiasi tentativo del padre di indurla ad un matrimonio forzato. Margherita aveva sempre sostenuto sua sorella nella scelta che aveva fatto, poiché anch'ella avrebbe preferito sposarsi per amore, ma non aveva mai avuto il coraggio di andare contro suo padre o contro le regole di palazzo reale. Questo l'aveva più volte resa gelosa.

"Significa ciò che significa, sorella!" rispose Giovanna con tutta calma. "Rodolfo mi ha sposata per amore. Puoi dire lo stesso di Giovanni?"

Margherita si alzò di scatto e sbatté le mani sul tavolo. Era ormai colma di rabbia per quello scambio di battute, non tanto per le parole che la sorella aveva pronunciato, quanto per la verità che ese contenevano. Fulvio provò più volte a contenere il litigio, mormorando più volte: "signore", "per cortesia", "calmatevi"; ma venne bellamente ignorato. Leone e Rodolfo tennero la testa china durante tutto il tempo e Bianca continuava a mangiare indisturbata, mentre con la testa si voltava verso le due ragazze ogni qualvolta una delle due pronunciava una parola. Fu poi Giovanni a metter fine a tale disagio, posando una mano su quella della moglie, per farla calmare. Anch'esso aveva la testa china, ma non per imbarazzo, per puro disinteresse. Tutta quella conversazione, tutta quella rabbia e gelosia non erano questioni interessanti per lui: le aveva sempre definite sciocchezze da donne e per lui valevano quanto la polvere sotto le scarpe.

"Tua sorella ha ragione da vendere, Margherita!" disse con calma. "È del tutto inutile questo tuo atteggiamento bambinesco! Adesso, per cortesia, siediti e chiedi scusa per esserti comportata da donnaccia!" ordinò. Margherita lo fece. Si sedette, chiese scusa a tutti per il suo comportamento e chinò la testa, preoccupata per la rabbia del marito. Giovanni era un uomo che non ammetteva sbagli o intransigenze e spesso queste venivano punite con la violenza. La stessa Margherita si ritrovò più volte a subire l'ira del marito per un'azione o una parola a suo dire sconsiderata. Temeva e sapeva che sarebbe stata punita quel giorno per ciò che era appena capitato.

Calò il silenzio nella sala. Cupo e tetro silenzio che venne interrotto solo dal rumore di un bicchiere di vetro che era appena stato posato sul tavolo da Bianca e si era scontrato contro una bottiglia di vino.

"Questo cibo è ottimo!" commentò guardando Fulvio. Ignorò totalmente l'aria che si era creata e sorrise dolcemente. Non era del tutto stupida, Bianca, sapeva esattamente ciò che stava accadendo e fu esattamente per questo motivo che decise di intervenire in quel modo. Qualsiasi altro commento non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Era una donna che osservava, ascoltava, percepiva qualunque cosa ed aveva sempre una scappatoia per qualsiasi situazione.

"Ho scelto personalmente il miglior cibo che il borgo potesse offrire!" rispose Fulvio in un sussurro, ancora timoroso e di malumore. Bianca però sorrise ancora e un po' quell'aria cominciò a dissolversi. Fulvio si schiarì leggermente la gola ed alzò il suo calice. "Mi piacerebbe proporre un brindisi per queste nuove alleanze!"

Lentamente tutti alzarono i loro calici in aria e brindarono quasi serenamente.

Il resto della giornatapassò tranquillamente. Dopo pranzo gli uomini si spostarono nella stanza delloscrittoio per concludere gli ultimi dettagli delle alleanze e le donne andarononelle stanze a riposare. La sera cenarono ognuno per proprio conto erimandarono eventuali passeggiate o gite nel borgo per il giorno successivo. 

Dama Bianca (DISPONIBILE SU AMAZON)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora