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26.09.1301, ore 17:50

Ci volle un po' per sistemare le cose e far andare via la nave nemica.

Bianca fu furba, diretta, seria.

Riuscì ad immedesimarsi perfettamente nel ruolo di un capitano. Non le era mai capitato prima di mentire e recitare così bene.

"Ho sistemato le cose, come vedete." Disse al capitano, dopo essere tornata sulla nave ed aver visto andar via i mercenari.

Era orgogliosa si sé stessa.

"Si, hai fatto un buon lavoro, ragazza." Mormorò il capitano.

Era difficile per Awilda ammettere che lei stessa non avrebbe saputo agire in quel modo e si sentiva sempre più ferita nell'orgoglio.

"Adesso tocca a voi! Avete fatto un patto, dovete mantenere la parola." Le ricordò Bianca con una ritrovata sicurezza.

Si sentiva potente, in grado di ottenere ciò tutto ciò che desiderava.

Erano ormai mesi che non provava quelle sensazioni. Sentiva che stava tornando ad essere se stessa e che aveva ancora la possibilità di essere ricordata in eterno.

Morire per mano di un pirata dopo aver passato l'intera prigionia a piangersi addosso non l'avrebbe certamente resa immorale. L'avrebbe resa soltanto uno zimbello e non poteva permetterlo.

Inoltre, da tempo, il suo sogno era cambiato. Ella non voleva più divenire immortale da sola, voleva essere ricordata assieme a Domenico e, perché no, anche a Miguel, Vito, Andrea, Luca e Diego.

"Senz'altro." Sussurrò Awilda con una punta di ironia che non fu affatto colta dalla giovane Bianca.

Nel frattempo i pirati chiacchieravano tra loro, certi di non poter essere uditi dal loro capitano tanto crudele.

"Non posso crederci." Mormorò uno di loro.

"Il capitano sta trattando con una schiava, incredibile." Replicò un altro.

"Che razza di capitano abbiamo?"

"Dovevo capirlo subito che una donna non sarà mai al livello di un uomo."

"Se il capitano accetta questa proposta non ci resta che fare ammutinamento. Io non lavoro con chi si sottomette così facilmente."

Nonostante Awilda udì chiaramente quelle chiacchiere, fece finta di nulla.

Internamente stava per esplodere: era esattamente ciò che temeva sarebbe accaduto dopo aver accettato la proposta di Bianca.

Il suo ruolo e la sua severità erano stati minati dal ricatto di una misera schiava.

Attaccare l'orgoglio di un capitano rinomato come lei non fu un'ottima scelta per Bianca, ma ella non lo sapeva ancora.

Awilda passò una mano sul viso costernato da rughe prima di inspirare profondamente e tornare con la schiena dritta e prepararsi a dar loro ordini.

"Smettetela di poltrire e andate a prendere l'uomo."

Nella stiva v'era un'aria pesante e putrida.

Gli uomini erano rinchiusi in una cella.

Il soffitto era basso, il che rendeva la stanza ancor più soffocante. V'era odore di urina e feci che dovevano fare in un secchio. Esso veniva svuotato ogni sette giorni. Il pavimento era ricoperto di paglia, ma non aiutava in alcun modo. Il suolo era freddo e duro.

La loro pelle era ormai diventata squamosa, il loro naso prudeva e non riusciva ad abituarsi a quell'odore nauseante. Di tanto in tanto si aggiungeva la puzza di vomito, quando qualcuno di loro non riusciva più a resistere e rigurgitava tutto, fino ai succhi gastrici.

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