Dai Dursley a "babbanilandia"

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Capitolo Quarto:

Gli anni a casa Dursley passarono con una lentezza esasperante: la famiglia babbana non aveva accettato la presenza né di Severus Snape, che loro conoscevano come Daniel Potter; né del piccolo Harry la cui "colpa" era quella di essere l'unico figlio di Lily e James Potter.

Severus odiava abitare in quella casa babbana, non sopportava il vedere il viso contratto in una smorfia di odio di Petunia; odiava gli odori, i rumori e, soprattutto, il modo in cui trattavano il bambino che voleva solo essere accettato ed amato ma che riceveva sempre e solo scherno e indifferenza.

Lui cercava di compensare al meglio delle sue possibilità, donando al piccolo Potter tutte le attenzioni e il tempo che aveva a disposizione: studiava molto con lui, leggendogli i libri della sua collezione personale e libri di favole che nel corso degli anni gli aveva donato Minerva. Harry era l'unico a poter vedere il suo vero aspetto, l'unico che lo chiamava "Rus", con il nomignolo che aveva coniato da unenne.

Al compimento dei sei anni di Duddly ed Harry, i Dursley dissero al loro sgradito ospite che il moccioso avrebbe dovuto frequentare la scuola altrimenti sarebbero intervenuti gli assistenti sociali e lo avrebbero allontanato da lì. Severus prese atto della minaccia dei Dursley con un ghigno malefico sulle labbra, nessuno avrebbe fatto del male al bambino finché lui fosse rimasto al suo fianco, replicò che Harry era stato iscritto ad una scuola privata e che si sarebbe occupato lui stesso di qualunque sua esigenza.

Alla frase "scuola privata" Vernon, il taccagno capofamiglia sgranò gli occhi, pensando già ai costi che una simile struttura avrebbe avuto, tentò di replicare che una scuola pubblica per l'impiastro era più che sufficiente; ma Severus/Daniel mormorò:

- I suoi genitori hanno disposto così. Harry non ha bisogno della vostra elemosina. Vi ricordo che stiamo qua perché siete gli unici parenti in vita maggiorenni. – li guardò – Non vi ho mai chiesto soldi per lui. Non inizierò a farlo adesso. – e, prendendo il bambino per mano, uscì dalla cucina.

Harry, con gli occhi verdi sgranati, trotterellò dietro il giovane uomo che lo teneva saldamente per mano e, quando furono lontano da orecchie indiscrete, domandò:

- Severus è vero che mio papà era ricco?

- Hm. – annuì con un grugnito il mago.

- Rus... - gli tirò la manica costringendolo a fermarsi.

- Cosa c'è mostriciattolo? – domandò Severus sospirando.

- Devo parlarti. Seriamente. – concluse.

- Va bene. – riprese a salire le scale – Andiamo in camera nostra, Harry.

- Ok. – il bambino lo sorpassò salendo velocemente le scale, aprì la porta della camera che occupava con Severus ed aspettò che entrasse per chiudere la porta.

- Vuoi che silenzi la stanza? – chiese, ed Harry annuì teso Severus lanciò l'incantesimo silenziante sull'ambiente, poi sedette nella poltrona davanti alla finestra, osservando curioso il bambino.

Harry salì sul letto a baldacchino e sedette di fronte a lui. Il mago fissò i suoi occhi neri in quelli verdi di lui, in attesa. Il Salvatore del Mondo, prese un lungo sospiro dicendo:

- Severus Snape. Tu sei mio. – l'intensità della frase e dei sentimenti insiti in essa, fece tremare l'uomo che sedeva composto sulla sedia.

- Harry... -lo chiamò ma il bambino, scuotendo la tesa, continuò:

- Non permetterò a nessuno di portarti via da me. Tu sei mio. Quando sarò grande abbastanza ti sposerò, Rus. E ti renderò felice per ogni giorno della nostra vita.

Il filo rosso del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora