La battaglia finale

274 11 0
                                    

Capitolo Ventinovesimo

Gli ospiti della Scuola furono svegliati dalla voce del Patronus di Harry che saltava da una parte all'altra portando il messaggio del suo creatore e, senza perdere tempo in futili mugolii di paura, si radunarono in Sala Grande, pronti per affrontare l'imminente battaglia.

Minerva, elegante nel suo abito nero, si sistemò con cura il capello con la piuma d'aquila sui capelli raccolti e, guardandosi allo specchio, mormorò:
- Ci siamo! Albus, questa è la resa dei conti!
- Sì, mia cara. – annuì l'ex-Preside dal suo quadro – C'è molta paura. Serpeggia tra i quadri.
- Lo immagino. – la donna fece un sorriso mesto, le tremavano le mani ma non si sarebbe tirata indietro.
- I Cavalieri della Luce sono pronti. – commentò Albus massaggiandosi la lunga barba – Sono giovani, i più giovani che Cavalieri che io abbia mai visto ma...
- Ma sono guidati da Severus ed Harry. – assentì la strega che, girandosi a guardare il cielo notò che era cupo e triste: all'orizzonte si intravedevano nuvole che non promettevano niente di nuovo - La battaglia sarà bagnata dalla pioggia. – sospirò – Siamo pronti. Dobbiamo mettere in salvo i babbani che non possono vedere la Scuola.
- Come farete con loro? – domandò il mago nel quadro.
- La signorina Granger ha pensato di far bere a tutti una fiala di distillato di pozione di morte vivente. Così dormiranno e noi potremmo metterli al sicuro nella Camera dei Segreti che è stata rinforzata da Harry e gli altri ragazzi.
- La signorina è una grande stratega. Non a caso è la compagna del signor Krum.
- Già. – annuì distratta Minerva, un lampo aveva squarciato il cielo – È il momento Albus.
- Va Minerva. Ci rivedremo.
- In questa vita o nell'altra. – si congedò lei e, dopo averlo salutato con un cenno del capo, uscì dal suo appartamento per raggiungere la Sala Grande dov'era certa di trovare gli altri.

Non appena scese l'ultimo gradino, fu accolta dai membri dell'Ordine della Fenice. I maghi e le streghe avevano le labbra serrate e gli occhi saettavano impazienti da una parte all'altra del corridoio, attorno a loro si muovevano i familiari degli studenti che li salutavano con brevi cenni di saluto.
- Buongiorno signori. – salutò la Vicepreside.
- Minerva, - le sorrise una strega elegante nel suo completo bordeaux – finalmente ci siamo.
- Già. – annuì un mago – Mettiamo la parola fine a questa storia.
- La Luce deve prevalere. – mormorò Molly preoccupata, tutta la sua famiglia era impegnata sul campo di battaglia e lei non poteva tenerli d'occhio tutti.
- Non facciamoci prendere dal panico. – li rimbrottò Malocchio – Non dobbiamo cedere adesso e fare il gioco del nostro nemico.
- Non avrei saputo dirlo meglio. – parlò Severus che, per mano ad Harry, li aveva raggiunti sul finire della fase di Moody.
- Grazie Snape. – ridacchiò il mago che, facendo roteare il suo occhio magico, continuò – La Sala Grande è piena. Sono tutti pronti.
- Bene. – annuì Harry che, sorridendo ai presenti, disse – Grazie.
- Di cosa Harry? – domandò curiosa Ninfadora.
- Di aver creduto ad un moccioso come me. Di non aver mai perso la vostra luce e la speranza.
- Non è il momento dei discorsi strappalacrime. – alzò gli occhi al cielo Severus – Quelli lasciali a dopo, a quando questo incubo sarà finito.
- E tutti avremmo bisogno di sentirci dire che abbiamo fatto la scelta giusta. – annuì Arthur – Molti dei nostri alleati hanno amici o parenti dalla parte dell'ombra.
- Sarà una dura lotta. Ma abbiamo fatto tanto. Non permetterò a quel pazzo di oscurare la Luce. L'Ombra non può e non deve vincere, altrimenti molti sacrifici saranno stati vani. Quello del padre di Rus e di Albus primi tra tutti. – concluse Harry.
I membri dell'Ordine annuirono, colpiti dal suo ragionamento e gli dettero ragione: arrendersi ad un passo dalla fine avrebbe solo fatto vincere l'oscurità. Severus li invitò ad entrare in Sala Grande, dovevano mettere a punto gli ultimi dettagli del loro piano di attacco e di difesa.

Mentre le varie squadre adibite alla difesa dei confini si mettevano in moto per raggiungere le rispettive postazioni, al Manor Voldemort aveva radunato tutti i suoi seguaci nel giardino morente e li osservava con ammirazione mista a pazzia: tutti avevano indossato la veste nera con la maschera da Mangiamorte. Erano un esercito oscuro potente e spaventoso; l'uomo non riusciva a smettere di sorridere malignamente pensando a come avrebbero avuto paura quegli sciocchi che avevano deciso di combatterli.
- Siamo pronti, padrone. – parlò il Licantropo battendosi il pugno sul petto.
- Ottimo. – annuì il Mago Oscuro – Ottimo.
- Oggi sconfiggeremo quell'inutile ragazzino e la sua Luce. – rise sguaiata Bellatrix, lo sguardo illuminato dalla follia che le scorreva nelle vene.
- Lestrange! – ringhiò Voldemort – Tieni a bada tua moglie, ricordale qual è il suo posto. – e, senza aspettare che l'uomo facesse ciò che gli aveva ordinato, Tom si girò verso l'esercito radunato davanti a lui e parlò ricordando loro l'importanza della missione e che per tutti loro ci sarebbero stati gloria e potere una volta sconfitta l'odiosa Luce.
Alla fine delle sue farneticazioni, dal gruppo di maghi e streghe mascherati, si levò un lungo e rumoroso applauso che gonfiò il petto di Voldemort di orgoglio.
- Signore. – parlò Peter alla fine dell'applauso – Qua... Quando avverrà l'attacco?
- Non appena il Marchio Nero si sarà finito di formare nel cielo, Codaliscia. – rispose alzando solo un angolo della bocca per sorridere.
Codaliscia alzò lo sguardo e notò che le nuvole si stavano muovendo in modo anomalo: non erano le nubi temporalesche della mattina, erano magiche ed erano state create dalla volontà del suo padrone per formare in cielo, visibile a tutti i maghi e i Babbani, il simbolo del teschio con il serpente in movimento.
L'ometto, sudando per lo spavento, fece una serie di profondi inchini e scomparve dalla vista del suo padrone: irritarlo non avrebbe portato a niente di buono e lui era stanco di subire l'ira di Voldemort.
- Miei Mangiamorte. – tuonò d'un tratto Tom – Ci siamo, il nostro marchio ci invita ad entrare in battaglia. Non appena il teschio sarà formato attaccheremo la Scuola, dove quegli insulsi ragazzini sono nascosti. Uccidete, lesionate. Date il meglio di voi. – fece un ghigno quando un urlo di guerra si levò dai presenti – Ma portatemi vivi i due Snape. Devo ucciderli io stesso. – concluse e tornò a guardare il cielo, osservando orgoglioso il formarsi del Marchio Nero.

Il filo rosso del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora