IX. Naked

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18 aprile 2021
📍Imola, Italia


'Cause here I am
I'm giving all I can
But all you ever do is mess it up
Yeah, I'm right here
I'm trying to make it clear
That getting half of you, just ain't enough

[...]

I'm not going to wait until you're done

Pretending you don't need anyone
I'm standing here naked
(Naked, naked)
I'm standing here naked
(Naked, naked)
I'm not going to try 'til you decide
You're ready to swallow all your pride
I'm standing here naked
(Naked, naked)
I'm standing here naked
(Naked, naked)

[...]

Oh, I wanna give you everything
I wanna give you everything, oh yeah yeah
I wanna give you everything
I wanna give you everything, oh


Litzie, saltò felice nel vedere che era riuscito a raggiungere il terzo posto. Aveva lottato per metà gara, cercando anche di stare davanti ad Hamilton ma si sa, le Mercedes sembrano avere un razzo, così dopo due giri si era arreso facendo passare il suo connazionale. Non era uscita neanche per sbaglio dalla driver room di Carlos. Dopo la volta che era andata a prendere le sue cose da Lando, Litzie e Carlos avevano discusso, finendo per non parlarsi per qualche mese. Alla fine l'italiana aveva ceduto e non aveva certo detto di no quando, lo spagnolo, l'aveva implorata di andare con lui ad Imola. Isa non ci sarebbe potuta essere e avere una presenza femminile, che lo sostenesse, sembrava servire parecchio, soprattutto nella sua prima gara in casa. Non si rese conto nemmeno che stesse piangendo, ma ne era sicura, erano di pura felicità. Si sedete nella poltrona poco lontana da lei e respirò piano, cercando di rendere il suo respiro di nuovo regolare. L'amore per quel ragazzo non era per nulla passato e se non avesse fatto qualcosa. se ne sarebbe pentita per il resto della sua vita. Da quello che Carlos le diceva, Lando, non aveva nemmeno provato ad  uscire con qualcun'altra, lei sembrava essere il suo punto fisso e questo valeva anche per lei. Guardò le premiazioni, rendendosi conto che quel trofeo non era proprio il suo preferito. La tv lo inquadrò, quel terzo posto sembrava avergli dato una nuova scintilla che non faticava ad essere notata da chilometri. Gli occhi luccicanti e il sorriso perenne sotto quella mascherina nera. Carlos era andato a congratularsi di persona, la loro amicizia non era per niente finita, come dicevano molti, non aveva fatto altro che rafforzarsi. 

Sembrava fossero passati anni quando, Carlos, arrivò in camera e la vide lì, addormentata sul lettino che usava Rupert per fargli i massaggi. Aveva fatto tutte le interviste con la tuta per non disturbarla.
"Hey nena", le disse mentre le accarezzava la testa, "ti sei addormentata", continuò appena la vide muoversi e alzarsi.
"Scusa, l'adrenalina gioca brutti scherzi", per tutta la mattina non aveva fatto che essere nervosa, il podio sembrava essere solo la ciliegina sulla torta. 
"Tranquilla, comunque io ho quasi finito poi andiamo. Domani devo essere a Maranello ma al massimo in due ore siamo lì, quindi possiamo partire anche dopo cena. Vieni con me vero?", Carlos la guardò mentre parlava, riusciva a vedere una strana luce nei suoi occhi che gli diceva palesemente che non si sarebbe mossa da lì.
"Io-veramente io...", disse. Ecco, Carlos la conosceva come se fosse un libro aperto, "sì" disse deciso, "chiamo charlotte", le disse prima di uscire fuori dalla camera con il telefono già all'orecchio. Litzie lo ringraziò mentalmente e si alzò in fretta da lì, sciolse i capelli e ci passò la mano nella speranza che fossero così buoni da rimanere in ordine. Si guardò allo specchio, il mascara aveva formato sotto gli occhi un'orribile chiazza nera, che si mascherava perfettamente con le sue occhiaie. Cercò la trousse e ne estrasse veloce il mascara e il correttore, rubò una salvietta dalla borsa di Carlos e se la passò sul viso, per poi truccarsi nuovamente gli occhi. Appena Carlos entrò nuovamente era in ordine.
"Hai intenzione di andare da lui con quella maglia?", la guardò indicando la maglia rosso fuoco con i diversi sponsor e logo della Ferrari.
"Cazzo", esclamò.
"Tieni, giuro che se la sporchi ti ammazzo, e non fate figli. Sei troppo giovane", le disse mentre le passava una felpa nera che si era portato di ricambio, avrebbe dovuto aspettare ad arrivare in hotel per cambiarsi. Litzie lo ringraziò lasciandole un bacio sulla guancia.
"Charlotte ti aspetta fuori dal motorhome, stanno smontando tutto, quindi deciditi. Ti voglio bene e avvisami se vai via con lui", le raccomandò come se fosse suo padre. Le passò la borsa e la cacciò da lì incitandola ad andare da quel pazzo del suo migliore amico. Un giorno l'avrebbero ringraziato entrambi, non aspettava altro che quel giorno. 
Litzie camminava spedita verso il motorhome della McLaren, nella speranza di non farsi notare tanto. La felpa di Carlos le arrivava alle cosce e sembrava farle da busta di spazzatura addosso, ma non se ne preoccupò più di tanto, sperò soltanto che la mascherina le coprisse abbastanza il viso, così da renderla un'anonima ragazza. Appena vide Charlotte per poco non si mise a correre nella sua direzione. La voglia di abbracciarla era tanta ma sapeva quanto fossero severe le regole all'interno del paddock, così, si fecero bastare entrambe una stretta di mano.
"Non facevo altro che aspettare una chiamata del genere da te", le disse mentre camminavano dentro in motorhome. Tutto era cambiato dall'ultima volta che ci era entrata, "anche in Austria non faceva altro che cercarti, chiedigli di andare a fare una passeggiata per il circuito, così qua possiamo smontare tutto", le fece l'occhiolino e la lasciò davanti alla porta della stanza di Lando. 
Dentro, Jon, sembrava già sapere cosa stava succedendo, appena bussò lo vide uscire in fretta e furia con una scusa banale alla quale Lando ci cascò in pieno. Era seduto nella poltrona, con il telefono in mano, probabilmente stava rispondendo alla miriade di messaggi che gli erano arrivati dopo la gara. Lo guardò ancora un attimo prima di schiarirsi la gola, i capelli erano cresciuti, tutto l'altro era rimasto uguale ad una volta. Appena Lando sentì qualcuno schiarirsi la gola alzò la testa, si aspettava chiunque ma non sicuramente lei, in tutta la sua bellezza. Come diavolo aveva fatto ad entrare?
"Hey", disse piano mentre si alzava e le si avvicinava piano. L'aveva riconosciuta anche con la mascherina. Quel giorno sembrava diventare sempre più perfetto, ormai il terzo podio sembrava essere messo in secondo piano. 
"Hey, complimenti per il podio", disse Litzie mentre indicava il trofeo abbandonato sopra la piccola scrivania al lato della stanza, "ti va di fare due passi?", chiese infine. 
Lando, annuì ancor prima che lei finisse di parlare, non si sarebbe fatto scappare quella opportunità per parlare un'altra volta con lei. Prima di uscire si sistemò la mascherina sul viso ed andarono spediti verso la pitlane, pronti ad entrare nel circuito. 
"Come va?"
"Bene, credo. Il lavoro va e il resto pure", Litzie alzò le spalle. Dio mio , Lando, vai al sodo, pensò mentre camminavano vicini. Erano arrivati alla prima curva.
"Volevo congratularmi con te per il terzo posto, te lo sei meritato tutto", disse infine. Si guardarono in faccia, nessuno dei due accennava a voler far sparire quei sorrisi dalle loro facce.
"Come fai ad essere qui?", Lando parlò dopo un attimo di silenzio.
"Carlos. Mi ha invitata lui, voleva qualcuno di familiare alla sua prima gara in Italia e siccome Isa non poteva esserci ha chiesto a me. Ci ha impiegato due mesi ma ci è riuscito. Abbiamo litigato, dopo-dopo che ho scoperto che sapeva tutto", le ultime parole le disse talmente a bassa voce che Lando faticò a capirla. 
Quello che avevano passato, nell'ultimo anno, non voleva augurarlo nemmeno al suo peggior nemico, aveva dovuto fingere di essere felice e che andasse tutto apposto, e come se non bastasse doveva pure fingere davanti alle telecamere, non sapeva come Netflix non si fosse soffermato a parlare della sua vita amorosa durante la sua puntata. Litzie, aveva passato l'inverno a lavorare e ad aiutare Giorgia con la scuola, chiudendosi nella sua bolla, non facendo entrare nessun altro se non sé stessa. Se non fosse stato per l'amica sarebbe sicuramente entrata in depressione e non avrebbe mai smesso di dirle grazie per ciò che aveva fatto. Lando, si era concentrato sulle gare e non era poi andato granché male, la fortuna in alcune gare non era stata dalla sua parte , e sapeva che quello si chiamasse semplicemente karma per aver fatto del male alla persona che amava di più al mondo. Continuarono a camminare, erano praticamente arrivati alla Villeneuve senza dire dire una parola. 
Lando tornò a guardarla. Non era cambiata per niente, i capelli lunghi le stavano alla perfezione e quel poco trucco che si era ostinata a mettersi le rendeva il  viso leggermente più luminoso. I jeans neri le fasciavano le gambe madre e la felpa non sembrava essere proprio la sua.
"È di Carlos? La felpa intendo", indicò l'indumento nero.
"Si, avevo la felpa della Ferrari, non mi potevo presentare da te con quella", disse ridendo, "sarebbe stato divertente, magari a Monza lo rifaccio", disse ricordando quando due anni prima l'aveva fatto sul serio, fregandosene delle conseguenze.
Lando rise, si ricordava benissimo quando, a fine corsa, l'aveva ritrovata a fare festa in mezzo alla folla festeggiando la vittoria di Charles.
"Con questo, ti sto dicendo che non ce la faccio più, a stare lontana da te, Lando. Ho passato l'anno peggiore della mia vita e come se non fosse, anche in mezzo ad una pandemia. Ho continuato a seguirti la scorsa stagione, quando hai fatto il podio in Austria ho pianto per tutta la sera. Giorgia mi deve aver fatto anche il video, ha detto che te l'avrebbe mandato appena noi fossimo tornati assieme. Lando non so se hai qualcuno nella tua vita ora, non voglio sconvolgerti nulla", Lando non la fece finire nemmeno di parlare e la baciò, li in mezzo alla pista che quel giorno le aveva regalato una gioia immensa. Litzie rispose al bacio, portò le sue mani sui fianchi di lui e si aggrappò, quasi con fare disperato, al corpo di Lando, quel bacio sembrava essere stato un respiro dopo essere stata sott'acqua troppo tempo. Lando la tenne stretta, voleva godersi quel momento come se fosse stato l'ultimo della sua vita. Non gli interessava se ci fossero fotografi in giro o qualche telecamera, l'unica cosa che riusciva a vedere era la ragazza davanti a lui. Si staccarono solo per riuscire a prendere fiato. 
"Io non ti ho mai dimenticata. Ad ogni gara ti cercavo tra i giornalisti o tra quel poco pubblico che abbiamo avuto, quando ho fatto il podio in Austria ho pianto al solo pensiero che non stessi lì, con me, a goderti quel momento fantastico. Quando sei venuta a prenderti le tue cose ho pianto per giorni, sapevo di averti persa per sempre. Nulla avrebbe potuto riportarti da me, d'altronde sono stato un coglione. Ho tartassato Carlos per settimane chiedendogli come stessi o se ti sentiva, ma quando mi ha detto che avevate litigato, lì, ho capito che forse non ci sarebbe stato modo, anche solo di tornare a vederti. I miei genitori mi hanno dato del coglione e le mie sorelle hanno smesso di parlarmi. Poi sono andato ad Abu Dhabi e lì ho fatto cazzate su cazzate. Mi sono ubriacato, ho vomitato tutta la notte, mentre piangevo chiamando il tuo nome e sperando che arrivassi, dicendomi che andasse tutto bene. Lì ho toccato il fondo, ho capito che se avessi continuato a fare così avrei perso tutto. Ci siamo amati così tanto, ti amo così tanto che non riesco nemmeno a descriverlo", Lando, ormai, aveva iniziato a piangere e Litzie non aveva potuto far altro che asciugargli in silenzio le lacrime, mentre lo rassicurava, dicendogli che sarebbe andato tutto bene, "so di aver fatto una cazzata, ne sono consapevole. Lo so che è colpa mia, ma ti prego, torniamo quelli di una volta".
"Lando, se non ti avessi perdonato, non sarei qui ora, non starei ad asciugarti le lacrime e non sarei qui a piangere con te. Ti ho amato e ti amo con tutta me stessa, non ho intenzione che tutto si rovini una seconda volta", gli disse mentre gli lasciava piccoli baci sulle guance, "ora possiamo andare via da qui? Ho freddo e voglio farmi una doccia bollente".
Lando la baciò un'altra volta, "facciamo tutto quello che vuoi, ma la doccia la facciamo insieme".

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