II. i wanna be your girlfriend

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1 dicembre 2018
📍Londra

I don't wanna be your friend, I wanna kiss your lips
I wanna kiss you until I lose my breath

Lando la guardava con gli occhi dell'amore. Erano seduti dentro la sua McLaren dopo aver passato una bella serata al cinema, il film classico non li aveva rapiti quanto si sarebbero aspettati. Avevano passato l'intera durata del film a parlottare a bassa voce sulle scene di Rocky Balboa, ridendo delle scene di lotta. Lando aveva fatto uno strappo alla regola, aveva deciso di fermarsi al drive trough e cenare nel parcheggio poco distante.
"Non sporco, lo giuro", Litzie aveva parlato una crocchetta già in bocca. Lando alzò gli occhi al cielo, sapeva che il giorno dopo si sarebbe presentata per pulirgli la macchina dal macello che aveva fatto. La Coca-Cola era appoggiata sul porta bevande e i piedi scalzi stavano distesi sulle gambe del ragazzo, seduto dalla parte del guidatore. Ricordava ancora la prima volta che ci era salita, dimenticando che in Inghilterra la guida fosse alla destra, lei era entrata spedita per sedersi, aspettando che Lando facesse lo stesso.
"Non c'è problema se vuoi guidare tu, ma non mi fido molto degli altri. Quindi, perché ti sei seduta lì?", lui l'aveva guardata da fuori, appoggiandosi alla portina con il finestrino abbassato qualche attimo prima. Litzie si era guardata attorno, davanti a lei il volante della macchina sportiva padroneggiava al posto del cruscotto privo di qualcosa, aveva riso. Poi con una mossa, degna d'ingegneria e abilità, aveva scalato al posto del passeggero, dando uno spettacolo del suo di dietro al ragazzo. Di certo non rifiutò di guardare ma rise sonoramente guardando con quanta maestria avesse compiuto l'azione. Lei l'aveva solo fulminato con lo sguardo, poi erano partiti per Londra.
"Infatti la crocchetta lì sotto e caduta da sola", l'inglese puntò con la mano il pezzo di pollo fritto e rise di gusto. Guardò ancora una volta la ragazza, stava bevendo la bevanda senza dar conto a niente e infilava ancora una volta un'altra crocchetta in bocca. I capelli ricadevano liberi sulla schiena, il maglione celeste le stava a pennello e i jeans neri mettevano in risalto le sue forme scolpite, benché non facesse tanto allenamento. Una volta glielo propose, di andare con lui ad allenarsi, ci sarebbe stato anche Jon. Lei finì per stare stesa a terra per metà del tempo, non abituata all'intensità del lavoro che svolgeva il pilota. Alla fine aveva deciso che stare a guardare non era male e far sbagliare gli esercizi al ragazzo era anche meglio.
"Sei tu che mi hai lanciato quella!", esclamò indispettita idicandolo. Appena si erano messi bene, per poter mangiare, Lando, nel tentativo di darle fastidio, le aveva lanciato una crocchetta colpendola sul braccio.
"Ora dovrò lavarla tre volte, per mandare via l'odore", aveva detto prima di colpirlo con la mano.
"Va bene, scusa. Non lo faccio mai più, Sua Maestà", Litzie non poté far altro che fargli un gestaccio, per poi continuare a mangiare la sua parte di crocchette. Aveva ancora da mangiare le patatine, cosa che Lando non avrebbe mangiato, a detta sua. Ma sapeva che, alla fine, avrebbe ceduto al suo bel fascino dividendo anche quelle. Questo voleva dire doppio allenamento, quindi, doppio divertimento per l'italiana.
"Quando torni in Italia?", di colpo si fece serio. Era circa un mese che uscivano insieme, entrambi erano talmente presi uno dall'altro che avevano lasciato fuori tutto.
Con la fine della stagione di F2, anche il tirocinio di Litzie era finito, ma aveva deciso di dare una possibilità al ragazzo, restando in Inghilterra sino a poco prima di Natale, non avrebbe mai potuto lasciare sole la mamma e la zia. Incominciavano a mancarle in modo esagerato e anche Giorgia iniziava a pretendere la presenza dell'amica nella sua vita.
"Il venti", disse piano. Le mani del ragazzo erano appoggiate sulle cosce della ragazza, accarezzandola appena. I suoi gesti erano sempre stati gentili e delicati, qualunque fosse, il suo sguardo si addolciva appena sfiorava la pelle della ragazza, che tranquilla, si lasciava accarezzare.
"Mi mancherai", sussurró a sua volta lui. Si era raddrizzato sul sedile, aveva preso la sua mano e le aveva unite, guardando quel contatto come se fosse stato l'ultimo della sua vita.
Entrambi giocavano con le dita dell'altro in silenzio, pensando a cosa dire.
Litzie lo guardò. Era nervoso, lo capiva dalla guancia che veniva risucchiata all'interno, probabilmente se la stava morsicando. Le dita unite alle sue avevano pellicine lungo l'attaccatura dell'unghia, se l'era mangiate istanti prima; lei ci passò il dito sopra con fare materno.
La felpa bordeaux gli stava bene, non si era di certo fermata dal dirglielo quando era salita in macchina ore prima, aveva azionato il riscaldamento al massimo così da farla riscaldare, sin da quando l'aveva conosciuta aveva capito che non sarebbe andato da nessuna parte se non avesse azionato quello al massimo. Quasi rispecchiava le temperature estive, ma non si lamentava, anche lui odiava il freddo.
La mano libera di Litzie si spostò delicatamente sul volto di Lando, era liscio al tatto, nessun segno di barba o altro, chiuse gli occhi continuando ad accarezzarlo, "Sono sempre ad un squillo di telefono", le sorrise.
"Lo so, ma mi mancherai. Fare queste cose, prenderti in giro per le crocchette", rise puntando il cibo in terra, "tu che mi disturbi durante gli allenamenti e tante altre cose che mi hanno reso felice nell'ultimo periodo".
Litzie con una leggerezza mai avuta si spostò sulle ginocchia del ragazzo, finendo per sedergli sopra. Come se fosse stanca, adagiò la testa sulla spalla lasciando che il naso solleticasse piano il collo del ragazzo. Non era la prima volta che si trovavano in quella posizione, era successo in altre situazioni, ma in quel momento, in quel momento tutto era diverso. Le mani si erano legate come se facessero l'azione da anni, il silenzio regnava tra loro, bastavano i gesti.
Litzie alzò il viso al livello di Lando, che sorrise appena.
"Hi", disse piano.
"Ciao", rispose lei in italiano.
Tutto succedette in un attimo. Le labbra dei due si unirono, avevano smesso entrambi di respirare, sorpresi da quello che era successo. Lando, sentendosi intraprendente, intensificó il bacio.
Fuori qualche macchina si parcheggiava, ma loro, oltre i finestrini non sentivano. Si staccarono solo per mancanza d'ossigeno, poi si sorrisero. Litzie tolse con il pollice qualche traccia di rossetto dalle labbra del ragazzo che rise divertito.
"Mi hai riempito di trucco?", disse mentre abbassava il parasole, guardandosi appena nello specchietto. Si passò una mano nei ricci e poi tornò a guardare la ragazza.
"Sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita".
"Supero anche le macchine?", le chiese lei facendo la finta ingenua, sapeva che era impossibile superare le macchine, ma una parte di lei ci sperava. Lo vide ridere divertito, non rispose però, continuando a guardarla.
I minuti passarono, probabilmente avevano superato l'ora, nessuno dei due aveva ancora parlato. Ognuno fermo nei propri pensieri, continuava a pensare ciò che era successo. Lei non aveva osato muoversi, le sue gambe erano strette contro la portina e lui era messo di lungo, giocando con i pedali ai suoi piedi.
"Sei comoda?", come se l'avesse letta nel pensiero, "ti puoi muovere, poi dopo ti fa male tutto", continuò.
Litzie si sedette composta su di lui, ci stavano perfettamente, non erano poi così alti o scomodi, "Sono pesante?".
"Baby, se tutti fossero pesanti come lo sei tu saremo tutti più felici di essere pienotti", Litzie gli lasciò un schiaffetto sul braccio facendolo ridere, "no, non sei pesante", continuò.
La serata continuò, tornarono a scherzare, di tanto in tanto scappava un bacio ed entrambi finivano per ridere come degli imbecilli. Lo stereo fu acceso, lasciando che fosse il caso a scegliere la stazione radio. Cantarono qualche canzone, non prendendo sempre gli acuti nel modo giusto e ridendo delle parole inventate della ragazza, che metteva in mezzo quando non sapeva una parola.
Lando fu quasi tentato a cambiare stazione.
"Lascia qui", aveva urlato lei, appena aveva sentito le note di quella canzone, che secondo lei, ci stava a pennello.
Lando ascoltò in silenzio la canzone, guardando la ragazza che muoveva a tempo la testa e bisbigliava le parole della canzone.
I wanna be your girlfriend invase l'abitacolo, Litzie la cantava piano giocherellando con una mano del ragazzo dietro di lei.
"I don't wanna be your friend, I wanna kiss your lips. I wanna kiss you until I lose my breath", si girò di scatto. Lo guardava con tale intensità che Lando, quasi, lasciò cadere la testa sul sedile. Gli stava davvero chiedendo di fidanzarsi?
La seconda richiesta le esaudì in meno di un secondo. Le loro labbra si tornarono ad unire, creando una barriera contro qualsiasi cosa, la canzone finì senza che nessuno dei due potesse continuare a cantarla sottovoce.
"Vuoi davvero farlo?", parlò lui piano, "la lontananza, le gare, le fan, i giornali, i social, tutto?", le mise mise davanti tutte le opzioni.
"Sì, Lando. Se vuoi possiamo tenerlo per noi, cioè non sarebbe una novità vederci assieme dato che ci hanno visto parecchie volte", lei ridacchiò.
Lando rise, pensando, che in effetti, avrebbero continuato come stavano facendo.
"Ma se tu vai via io come come faccio?", se la abbracciò stretta. Le mordicchiò il collo facendola ridere.
"Mancano venti giorni, Lando. Troveremo una soluzione, promesso", lo baciò ancora una volta.
In meno di qualche secondo tornarono a scherzare, ormai le patatine si erano freddate e la crocchetta di pollo stava ancora lì, a marcire.

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