8 giugno 2020
📍Silverstone/Woking, InghilterraVorrei parlare fino alle tre
Litigare per niente, essere un po cliché
Guardarti senza avere paura
Anche se poi mi confondo
Sono strano lo ammettoMa concedimi un ultimo ballo
Un'ultima ora
L'ultimo sole
Per l'ultima volta
Stesso gioco, scacco matto
Hai di nuovo vinto tu
Siamo in stallo un'altra volta
Persi dentro a questo loop[...]
Vorrei vedessi il meglio di me
Ascoltare i silenzi, non far caso ai perché
Guardarti senza avere paura
Anche se poi mi confondo
Sono strano, lo ammettoLando scese dalla monoposto e aspettò che Jon gli porgesse la mascherina, la CarlingMotorsport gli aveva chiesto se avesse preso parte ai test privati in vista dell'inizio della stagione per luglio e lui non si era di certo tirato indietro. Aveva organizzato quella giornata da giorni e sperava che tutto andasse come aveva previsto. Si levò il casco insieme alla balaclava, tolse le cuffie per la radio e si sedette cercando di riprendere fiato. Erano passati intorno ai due mesi dall'ultima volta su una macchina del genere e i dolori iniziavano a farsi sentire, più che mai. Un ingegnere si avvicinò chiedendogli come fosse andata, "è andata una favola, mi era mancata la sensazione", rise eccitato all'idea di doverci salire nuovamente. Appena aveva infilato il casco, qualunque cosa lo preoccupasse spariva, esisteva solo lui e la macchina, che ruggiva sotto di lui appena premeva l'acceleratore, sterzando nei punti giusti facendo volare la macchina sull'asfalto del Silverstone.
Jon lo guardava contento, era diverso da quando l'aveva visto in aeroporto, quella strana malinconia c'era sempre ma sembrava essersene fatto una ragione che Litzie non sarebbe tornata, probabilmente mai, o per lo meno non tanto presto. L'aveva visto annaspare, piangere a dirotto per ore prendendo a pugni il sacco da box appeso nel suo soggiorno e sedersi sfinito per terra, stremato sia fisicamente che mentalmente.
"Tieni, bevi", gli passò la borraccia guardandolo bere come se fosse stata l'ultima cosa da fare al mondo. Poi lo vide rimettere il casco ed infilarsi in macchina un'altra volta, pregando i meccanici di accenderla e lasciarlo correre, ancora. Chiuse gli occhi prima di partire, mentre girava il volante per uscire dal box, aspettò che il semaforo diventasse verde e partì sfrecciando, lasciando parte della gomma sull'uscita della pit lane. La mente era vuota, Non poteva pensare quando correva così veloce, non gli era permesso, se avesse iniziato a farlo avrebbe spento la macchina proprio in mezzo alla pista non riuscendo a scendere da lì, paralizzato senza poter fare nulla, a quel pensiero uscì fuori pista facendo volare la ghiaia sotto il suo passo, alzando un polverone enorme. Jon scosse piano la testa preoccupato e poi pregò che tornasse tutto intero ai box ancora una volta.
"Cos'è stato?", gli aveva chiesto una volta averlo visto scendere dalla monoposto e mettersi la mascherina ancora una volta.
"Nulla, ho preso solo male la curva", rispose il pilota con un atteggiamento strano. Entrambi sapevano quanto fosse errato quello che aveva appena detto. In tutti quegli anni che aveva corso non aveva mai preso male una curva in quel modo, nemmeno ai tempi dei kart. Lando lo guardò ancora una volta, sapendo perfettamente che non si era per niente bevuto quella storia. Sarebbe stata una sconfitta dirgli che si trattasse ancora di lei. Come gli avrebbe potuto spiegare che, se non si fosse concentrato abbastanza, non sarebbe stato neanche più in grado di guidare una monoposto. Perché era quello che gli era successo, appena premeva l'acceleratore come di solito faceva, gli tornavano alla mente tutti quei momenti passati con lei, a partire da quando l'aveva portata per la prima volta al circuito dei kart, insegandole qualunque cosa avesse imparato lui.
Quel giorno era stato uno dei più belli che potesse ricordare. Era una delle domeniche in cui avevano la pausa e aveva pensato che, andare al circuito in cui lui era cresciuto, sarebbe stato fantastico. Così le aveva fatto mettere una delle sue tute della McLaren, aveva dovuto arrotolare le maniche per farla stare bene, l'aveva baciata e poi le aveva infilato un casco della stagione passata.
"Siamo sicuri che non mi ammazzo? Lando, ti prego", Lando l'aveva vista mentre si agitava per togliersi il casco, stare lì dentro le faceva mancare il respiro, come diavolo faceva lui a passarci ore intere?
"Sono morto? Sono qui, non ci sarà nessuno. Nessuno ti vedrà fare stronzate", l'aveva presa in giro cercando di scacciare i brutti pensieri, "ti fidi di me?", la baciò dopo averla vista annuire convinta.
Lei si era sempre fidata di lui e l'aveva tradita in un modo così brutto che quasi faticava a respirare al solo pensiero. Era per questo che era uscito fuori pista, ma non poteva dire nulla, aveva solo sbagliato traiettoria. Jon lasciò perdere, sapeva che a tempo debito gli avrebbe raccontato ciò che gli frullava nella testa. Qualcuno lo chiamò e lasciò che Lando se la sbrigasse da solo nello sfilarsi la tuta, non che gli servisse aiuto in ogni caso.
"Quindi Lando, come va la vita amico?", Jehan Daruvala parlò facendolo quasi spaventare. Conosceva l'indiano da parecchi anni, probabilmente avevano corso anche insieme in qualche serie minore ma non riusciva a ricordarlo per bene.
"Normale", alzò le spalle lasciando un po' perplesso Jehan che continuò la conversazione chiedendo le solite cose e che si chiedono quando si vuole fare un po' di conversazione, giusto per non rimanere in silenzio tutto il tempo. Scherzarono con i meccanici sino a quando Lando venne chiamato da Jon per andare via, non si sarebbe ripreso nemmeno con i massaggi, ne era sicuro.
Appena salì in macchina dopo aver salutato tutti e aver lasciato che fosse Jon a guidare, appoggiò la testa al finestrino lasciandosi trasportare dalla musica che passava alla radio, impostata ad un volume basso. Aggrottò le sopracciglia appena si rese conto che la canzone era italiana. Durante quei mesi non aveva mai smesso di ascoltare qualche canzone in italiano, la maggior parte gliele aveva fatte conoscere Litzie e altre le aveva scoperte da solo mentre vagava su Spotify. Si divertiva a cercare la traduzione e impararle a memoria pronunciandole in un italiano orribile.
Si ricordava ancora quando Litzie aveva provato ad insegnargli qualcosa, ma lui finiva per baciarla, sentirla parlare in italiano era tutt'altra cosa, per lui indescrivibile.
"Vorrei parlare fino alle tre. Litigare per niente, essere un po' cliché. Guardarti senza avere paura, anche se poi mi confondo. Sono strano lo ammetto", non capì nulla di quello che diceva, così attivò shazam. In pochi attimi il nome della canzone gli apparve e con una certa fretta cercò la traduzione su internet. Jon, troppo impegnato a guidare non stava dando attenzione a ciò che Lando stesse facendo. Lesse la traduzione, sembrava fatta per loro due, quel testo, la melodia non faceva altro che portarlo nel suo posto felice, fatto di baci e carezze. Una volta arrivato a casa e aver finito la sessione di allenamento con Jon si buttò sul letto, a mala pena si sarebbe alzato per farsi una doccia. Il telefono prese a suonare facendogli alzare gli occhi al cielo. Mai un attimo di pace, l'aveva messo in carica pur non avendolo usato granché.
"Hello", rispose senza nemmeno aver visto chi lo chiamasse. Solo dopo un'orecchia perforata capì, Carlos e le sue chiamate giornaliere.
"Amico, sono appena arrivato a casa, non so nemmeno se mi faccio una doccia. Sto a pezzi", gli disse mentre si rotolava sopra il copriletto per poi trovare una posizione comode, le gambe appoggiate al muro e il resto del corpo steso.
"Allora tutto bene? Com'è andata in pista?", l'inondò di domande.
"Non riesco più a guidare, Carlos. Oggi, mentre acceleravo dopo la curva, sono andato fuori pista, più correvo e più la testa si riempiva di lei, senza darmi tregua", confessò. Aveva anche iniziato a piangere, Carlos riusciva a mala pena a distinguere quello che diceva.
"Lando, hei, calmati un attimo amico. Non concludi nulla così. Senti fa una cosa va da lei, sai dov'è. Al massimo ti prendi una porta in faccia, non ce la faccio più a sentirvi così", gli disse lo spagnolo. Ed era vero, avevano iniziato una guerra fatta di silenzi e mancate spiegazioni e nessuno dei due si era fatto avanti facendo la prima mossa, forse per orgoglio o perché sapevano di aver perso entrambi a prescindere.
"MI ODIA! Lo capisci? L'ho tradita, ho tradito la sua fiducia, lei si fidava di me", urlò interrompendo l'amico. Sapeva di averla persa, di non aver più possibilità di averla tra le sue braccia e baciarla come solo lui sapeva. Quei baci leggeri che la facevano ridacchiare. "L'ho persa, Carlos. L'HO PERSA PER SEMPRE", urlò ancora, ormai il pianto era diventato incontrollabile. Era scosso da violenti singhiozzi, quasi avesse delle convulsioni.
"NON L'HAI PERSA, Lando. Sarebbe potuta venire con noi in Spagna o tornare in Italia, ma ha deciso di stare in Inghilterra. L'ho obbligata ad andare nel mio appartamento solo perché non poteva vederti in quel momento. Chiama Isa nel bel mezzo della notte che piange come una disperata che ti cerca. Hai fatto una cazzata, l'ha capito e ti ha perdonato, Lando. Guarda le tue live come se avesse l'appuntamento fisso. Va da lei e riprenditela, non l'hai persa", parlò Carlos. Sapeva che alzare la voce non sarebbe servito a nulla ma tutto ciò che stava succedendo sembrava degenerare. Lo sentì tirare su con il naso, avrebbe voluto stare più vicino all'amico ma non poteva, "ora tranquillizzati, vedrai che andrà tutto bene. Ti ama, Lando, tanto. Non ha mai smesso", gli disse prima di staccare la chiamata.
Lando si trovò improvvisamente senza sapere realmente che fare, non aveva voglia di andare il live, tanto meno fare gli esercizi che Jon gli aveva lasciato da fare da solo. Come se si fosse accesa una lampadina, cominciò a smanettare al telefono cercando la canzone che aveva ascoltato in macchina qualche ora prima. Lesse nuovamente la traduzione, cercando di comprenderne ogni parola. Canticchiò la melodia, mentre si alzava dal letto per andare a farsi da mangiare, nella speranza di non bruciare nulla. La canzone risuonava per tutta la casa, nella sua testa c'era una sola persona alla quale dedicarla.
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Playlist. L.N.
FanfictionL'amava, l'aveva sempre fatto, eppure era finito tutto. La verità aveva colpito più di quello che Litzie e Lando si aspettassero davvero ed era finita. Tutto quello che avevano costruito si era distrutto in meno di qualche attimo e Lando non aveva p...