3 luglio 1942
Steve Rogers era scortato dall'agente Carter verso il laboratorio segreto per sottoporsi al siero del supersoldato. La vettura si fermò davanti ad un vecchio negozio di antiquariato. Steve e Peggy Carter entrarono nel negozio, per poi proseguire nel laboratorio, al piano sottostante.
Il professor Erskine e due dozzine di scienziati e massimi esponenti del governo lì stavano aspettando. Howard Stark era impaziente di iniziare. Steve venne fatto stendere nella macchina per l'iniezione del siero, e quando tutto fu pronto,i macchinari iniziarono a lavorare a pieno regime.
Dopo alcuni minuti e le grida di Steve che laceravano l'aria del laboratorio, ciò che apparve agli impauriti spettatori fu uno spettacolo sorprendente: il giovane ora aveva il fisico di un dio greco. Muscoli e addominali avevano preso il posto del fisico gracile e scarno di un momento prima, facendo crescere il giovane anche in altezza. Una figura impressionate, un giovane perfetto.
Nessuno si accorse dell'esplosivo lasciato da Kruger, un infiltrato dell'Hydra, nella cabina di supervisione.
L'esplosione fu accecante, il rumore anche di più. Con un gesto da maestro, Kruger afferrò l'unica dose ancora presente del siero presente, un liquido dal blu intenso, e con alcuni colpi di pistola freddò il professor Erskine.
Scappò ferito dal colpo di striscio che l'agente Carter gli aveva inflitto, mentre il Erskine esalava l'ultimo respiro nelle braccia di Steve.
Poco dopo Kruger, braccato da Steve al molo del porto, ormai perso il siero, riverso per terra, si suicidò dopo una mancata fuga, con del cianuro abilmente nascosto in bocca, al grido di "Heil Hydra".Dall'altra parte della città, Lana Kreutzer o meglio Veronika Hegel, rimaneva orfana per la seconda volta.
6 luglio 1942
La morte del professor Erskine la aveva riportata indietro nel tempo, affrontando un dolore che già conosceva. L'ultimo saluto, tra volti di spicco del governo americano, si era svolto senza fretta.
Veronika, le mani strette in grembo, non aveva ascoltato una parola di tutte quelle che furono dedicate ad Abraham. Era di nuovo sola, ancora. Solo quando la cerimonia fu conclusa, le si avvicinò un giovane dal volto conosciuto. Steve Rogers era diventato un dio greco, ma il suo volto era custodito in un angolo della mente di Veronika, dopo averlo visto andare via sorridente a seguito dell'incontro con il professor Erskine."So che tu e il professore eravate molto legati, entrambi venivate da Berlino" disse il biondo, guardando Veronika con uno sguardo colmo di tristezza.
Veronika non potè che annuire. "Era come un padre per me, mi ha dato fiducia e speranza"
Quelle parole scossero Steve. Era lo stesso per lui. Erskine gli aveva dato una possibilità, come anche a questa giovane donna, gli occhi circondati da profonde occhiaie.
"Se avrai bisogno di aiuto, qualsiasi cosa, potrai confidare sul mio aiuto" continuò Steve, impacciato nel gestire il dolore che sentiva nel petto e che leggeva sul bel volto di chi conosceva come Lana.
"Il professor Erskine mi ha parlato di te sai" confidò Steve, "eri per lui come una figlia. Lui mi ha dato tanto, voglio sdebitarmi." Concluse con un sorriso.
Veronika, la voce incrinata, rispose pacatamente " se il siero darà i risultati da lui sperati, avrai tutta la vita per sdebitarti e renderlo fiero. Lui lo era già ancor prima della tua trasformazione."
Steve, sorpreso del fatto che il professore avesse potuto confidare la realizzazione del siero alla giovane, la guardò riconoscente. Si scambiarono un mesto sorriso, e mentre Veronika si allontanava, Steve aggiunse " qualsiasi cosa, io ci sono".
Lei lo salutò con un accenno della mano, e si avviò per le strade di New York.La porta dell'appartamento di Veronika era aperta, ma non vie era nessun segno di effrazione. La giovane, ammettendo forse una dimenticanza visto il suo stato emotivo, entrò tranquilla nell'appartamento. Lasciò le scarpe di vernice all'entrata, mentre posava il cappellino nero sul tavolo della cucina. Si versò un bicchiere d'acqua mentre cercava di riordinare le idee, troppo confusa nei suoi pensieri per sentire un distinto fruscio alle sue spalle. Un movimento solo e due braccia le strinsero il petto, e una mano le impediva di respirare. Pochi secondi dopo perse conoscenza.
7 luglio 1942
Veronika tossisce pesantemente mentre si risveglia da un sonno senza incubi. Le mani legate dietro la schiena, le caviglie strette in una morsa. Con uno sforzo immane tenta di aprire gli occhi, che capisce essere bendati. Sente solo dei rumori intorno a sé e un nauseabondo odore di chimico.
Una voce irrompe del rumore bianco."E quindi tu sei Lana, l'amica di Erskine. Un bel bocconcino, non c'è che dire".
Veronika è spaesata mentre la benda sugli occhi le viene levata in un unico strattone. Le ci vuole qualche secondo per mettere a fuoco l'uomo che le ha rivolto quell'osservazione.
"Che volete da me? Chi siete?" Risponde Veronika, la sua voce quasi un grido disperato.
"E' strano, dovresti essere perfettamente a conoscenza di ciò che vogliamo.." continua quella figura ammantata nel buio tenue della stanza, completamente vuota.
Veronika continua a non capire, sempre più confusa e impaurita. Le corde che le bloccano le braccia sono strette, le stanno raschiando la pelle dei polsi.
"Il professore è stato di bocca larga per quanto ci riguarda. Oh, pensavi davvero che non avremmo saputo il vostro piccolo segreto?" Continua l'uomo, terminando con una risata sommessa.
Veronika sente il gelo nello stomaco. L'hanno trovata, sanno davvero chi è lei.
"Ma andiamo per ordine, tesoro, non voglio metterti fretta. Innanzitutto, Lana, questo non è il tuo vero nome, giusto? E dire che ti calza come un guanto, ma forse Veronika è più indicato." La pausa che fa l'uomo è teatrale.
"Ma poco mi importa della tua vita in Germania, ora il tuo nome non cambierà le cose. Sei riuscita a sfuggirci una volta, ma eri un misero topo in una tana sovraccolma. Può capitare. Ma ora vali ben più di uno squallido ratto."
Veronika provó a parlare "cosa intendi?". La sua voce era più ferma di quanto immaginasse.
"Tu e il professore, eravate ecco.. direi legati. L'ho sentito parlare con te del siero del supersoldato"
Veronika iniziava ad avere seriamente paura. Erskine le aveva parlato del composto, una sostanza difficile da preparare e ancora più da emulare. Era una complessa formula chimica che il professore le aveva mostrato una volta, consapevole di quanto lei non fosse preparata in materia. Ma il desiderio del professore era quello di trovare conforto, dialogo con qualcuno, non di trasmettere quella conoscenza ad un secondo custode. E quel qualcuno era stata Veronika. Le aveva illustrato i passaggi della sua realizzazione, cosa che però lei non ricordava alla perfezione. Lo aveva osservato incuriosita, mentre versava i componenti in alti becker graduati, annotando di pari passo le giuste dosi. Ma Veronika aveva più di ogni altro apprezzato il tempo con il professore, senza troppo tener conto di quei miscugli complessi. Le annotazioni erano finite bruciate nel camino immediatamente dopo.
"Mi aveva accennato solo del suo progetto, io non so nient'altro del siero" buttò fuori lei, cercando di essere più convincente possibile.
Ma la sua voce tradì un'incertezza che le costò cara. L'uomo, facendosi avanti, le rivelò il proprio volto. Per Veronika fu un attimo capire che Johann Schmidt le stava davanti. E poco dopo, sedata, ripiombò nell'oscurità.
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Soldati dell'inverno : L'inverno nel cuore
Hayran Kurgu"ore 20. 36, Innstrasse Lara e Nicholas Hegel erano seduti a tavola dei Konrad, una influente famiglia ebrea di banchieri, di cui il figlio, Adam, era un perfetto scapolo per la loro Veronika. Lara sarebbe passata sopra il loro orientamento religio...