Trovare Bucky, il capo reclinato sulla spalla sinistra mentre dormiva ancora, fu una piacevole sorpresa per Veronika. Cercando di muoversi silenziosamente, si alzò dal letto per osservarlo meglio. Ma Bucky aveva il sonno leggero e si riscosse subito, regalandole un sorriso che le fece avvampare le guance e il collo.
"Buongiorno", disse lui, stropicciandosi gli occhi pieni di sonno.
"Bu.. buongiorno" rispose lei, intimidita nel trovarlo lì, assopito davanti a lei.
"Come ti senti?" Continuò lui, avvicinandosi.
"Ho sognato la mia famiglia stanotte" proseguì Veronika, i capelli in disordine, cosi folti e lunghi da sembrare uno scialle sulle sue spalle.
Bucky venne percorso da un fremito. Se aveva sognato la sua famiglia, era decisamente un miglioramento significativo. Il volto di Veronika era sereno mentre lo diceva.
"C'era mamma, papà, e pure nonno Markus. Ma lui se ne è andato poco dopo la mia nascita, un'influenza di spagnola"
"Era la tua infanzia?" La incalzò Bucky, cercando di decifrare fino a quale età i ricordi di Veronika erano riaffiorati, e quanto dovessero essere profondi.
"Sì.." disse lei, lo sguardo trasognato di chi evoca il passato, gustandosene il ricordo.
"Ti ricordi altro?". Bucky voleva sapere di più.
"No.. ma ho tutto il tempo di ricordare, non credi?" Disse lei, con un'innocenza nella voce che riscaldò il cuore di Bucky.
"Ma si certo, non metterti fretta" confermò lui. "Dannazione, ti prego ricordati di me" pensò al contempo, non potendo nascondere una nota di nervosismo.
Dalla porta sul luminoso corridoio entrò Nat, i capelli raccolti in una bassa crocchia, una tazza di caffè fumante tra le mani. Nat intercettò subito lo sguardo supplichevole di Bucky, e con gentilezza chiese a Veronika se poteva parlare con lui in privato. Lei annuì, e sedendosi sul letto sfatto iniziò a pettinarsi i capelli.
"Sono molto lunghi, non ti procurano fastidio?" Chiese la Vedova Nera voltandosi appena prima di imboccare l'uscita.
"Sì in effetti, ma non sono sicura di fare un buon lavoro tagliandoli da sola. E comunque non posso tenere oggetti affilati in questa mia torre d'avorio" proseguì la giovane, un piccolo sorriso appena accennato.
"Beh, se può farti piacere, posso sistemarteli io. Non sono una grande professionista, ma me la cavo"disse la rossa, cercando conferme negli occhi della detenuta.
Veronika fece un cenno, e Nat e Bucky uscirono in silenzio.
Natalia chiese al giovane come procedeva con la terapia del ricordo, se avesse avuto miglioramenti. Bucky non rispose subito, soppesando cosa dire. Forse Nat poteva ascoltare cosa aveva scoperto e di conseguenza come agire. Era una strada da rischiare. Ed inoltre non gli piaceva l'idea di lasciare Veronika a vivere come sotto il vetrino di un microscopio, sempre tenuta attentamente in osservazione, come uno strano esperimento umano. Nelle ultime settimane non aveva dato segno di ribellione, e i suoi ricordi stavano ricostruendo la ragazza della fiera di New York. Doveva poter vivere la sua vita, almeno avere un posto tutto suo dove poter ricominciare.
Bucky raccontò tutto a Nat, di come la terapia avesse fatto emergere anche in lui il ricordo di lei, della sua vera identità e del tempo, seppur confuso, vissuto insieme sotto il controllo dell'Hydra.
Nat lo ascoltava attentamente, senza perdersi una parola."Bucky, è pericoloso permetterle già di andarsene. Innanzitutto perché l'Hydra si è messa sulle sue tracce e con un soggetto così compromesso non saranno sicuramente comprensivi. La vorranno eliminare, o peggio ancora ridurla nuovamente a quello stato apatico e violento, che il suo sangue da supersoldato le permette." Bucky non voleva sentire ragioni.
"Ed infine perché sai benissimo anche tu che potrebbe fingere proprio per essere lasciata libera. Ammetto che il suo comportamento sia esemplare da alcune settimane, ma e se fosse una messa in scena per poter darti il ben servito appena fuori? E poi guardala, sembra un bambino che si avvicina per la prima volta al mondo. E' confusa.""Io ho parlato con lei per settimane, ore intere ogni giorno. Ti posso assicurare che il suo essere tranquilla è tutto merito della terapia. Sai bene come sono riuscito a migliorare io e tornare alla vita: ci è voluto tempo, ma lei ha bruciato le tappe, dimostrandosi completamente controllata. Se mostrerà il suo lato più istintivo, non potrà fare grandi danni. Lei non soffre degli incubi come me, dorme pacifica."
"Non sono sicura Bucky, è ancora sul radar dell'Hydra. E' troppo presto." Nat era davvero preoccupata.
"Lei ha bisogno di ricostruirsi una vita, la stessa possibilità che ho avuto io. Perché negargliela?"
"Perché lei non ha uno Steve Rogers ad aiutarla, qualcuno al suo fianco che la protegga e l'aiuti. Lei non è te!"
Controbatteva, sempre più perplessa."Io non sono Steve, ma posso esserle amico. Posso reintrodurla nel mondo, ascoltarla se vorrà" concluse Bucky, irremovibile su quelle richieste più che legittime. Un avvocato che difende il suo cliente.
"Ad una condizione" disse Nat, il tono più conciliante, "dovrà vivere con te".
A queste parole Bucky arrossì violentemente, tossendo per levarsi l'impaccio. Vivere con lei? Era un'idea assurda. Lui viveva in un piccolo appartamento, ancora da sistemare dopo lo scontro avvenuto con Veronika. A malapena ci si muoveva.
Quasi leggendogli nel pensiero, Nat lo anticipò."Potete andare a stare alla casa sul lago, lo chalet blu che ho comprato tempo fa. Con tutte le missioni e il tempo passato in giro per il mondo, non ci ho ancora messo piede. Ma è arredato e c'è anche una veranda sul retro."
Bucky la guardò tra il sorpreso e il felice.
"Così sarete anche alquanto nascosti dagli occhi dell'Hydra, sono ovunque. Potreste partire in serata, la 86 è tranquilla fino a lì. Ma prima, lasciami sistemarle quella chioma da Maddalena penitente, ti prego, fa troppo principessa Sissi!"
"Se ci fossero problemi, non esitate a chiamarmi" disse Bucky, fuori di sé per la felicità.
Ora doveva dirlo a Veronika, ma non aveva alcuna idea di come reagisse. Nat, lo abbracciò e datagli una piccola pacca sulle spalle, si allontanò, il profumo del caffè come una scia palpabile.
Veronika si rimirò nello specchio davanti alla sedia. I suoi capelli erano decisamente più corti, fino a metà schiena, e Nat glieli aveva raccolti in una morbida treccia che le pendeva sulla spalla. Il tocco delicato di Nat era stato un contatto inaspettato, ma poi si era tranquillizzata e l'aveva lasciata lavorare. Indossò gli abiti civili che le aveva portato: un paio di jeans blu scuro, un maglioncino leggero verde, un paio di sneakers nere come i calzini. Era estate, ma lo chalet di Veronika si trovava a nord, un paio di ore da New York, nel Maine. Temperature più fresche e giornate più miti.
Uscita nel parcheggio, respirò l'aria fresca della sera dopo intere settimane nella sua cella. Nat la osservò, cercando di percepire un minimo tentativo di fuga, ma Veronika si guardò intorno e rise. Una risata vera, brillante come i suoi occhi, delle lacrime trattenute che li facevano scintillare."E' bellissimo" disse rivolta al sole già sotto la linea dell'orizzonte.
Nat sorrise con lei. Poi Veronika si voltò e seppur con molto imbarazzo disse alla rossa "ti ringrazio. Sei una amica Nat. Spero di rivederti presto" e presa Nat per una spalla la strinse a sé, in un abbraccio impacciato ma sincero. Nat rimase sorpresa ma le restituì la stretta.
Bucky arrivò su una Mastang siderale e sceso aprì la portiera a Veronika, che lo ringraziò con un cenno, accomodandosi sul sedile di pelle nera. Poi partirono, il tramonto alle spalle.................................................................................................................
Il rapporto tra Bucky e Veronika inizia a prendere una piega più concreta, nel capitolo 10 le cose inizieranno a diventare interessanti.
Che ne pensate?
Un bacio,
A. Redwine
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Soldati dell'inverno : L'inverno nel cuore
Фанфик"ore 20. 36, Innstrasse Lara e Nicholas Hegel erano seduti a tavola dei Konrad, una influente famiglia ebrea di banchieri, di cui il figlio, Adam, era un perfetto scapolo per la loro Veronika. Lara sarebbe passata sopra il loro orientamento religio...