14. Ghost Wind

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Veronika raccontò tutto quello che era successo con Bucky. La foto di lui in divisa per il fronte, i ricordi di quella sera a New York, il senso di delusione che l'aveva colta nel sapere che lui aveva omesso un dettaglio così importante, cosciente di ciò da settimane.
Nat la ascoltava, un bicchiere di acqua tonica tra le mani. Veronika rigirava il cucchiaino nella tazza del te, ormai freddo. Era un modo per rilassarsi, per scaricare la tensione. Teneva gli occhi sul tavolo del bar, tormentandosi di tanto in tanto le lunghe dita. Dentro di se si muovevano sentimenti contrastanti, soprattutto nei confronti di Bucky. Delusione, dispiacere, rabbia. Ma sotto quella tensione, qualcosa di simile all'attrazione le faceva battere il cuore al solo pensiero della voce dell'ex soldato d'inverno. Che cosa assurda.

"Bucky mi ha parlato di un bacio.." Nat fece trasalire Veronika, strappandola dallo stato di tranquillità che l'aveva avvolta per tutta la conversazione. Il rossore le tinse le guance, facendole tremare leggermente la mano, che lasciò cadere il cucchiaino con un tonfo sordo sul tavolo.

"Te lo ha detto eh?" Veronika cercò di dissimulare le sue emozioni, ma quanto era difficile mentire con il proprio corpo. Era stata un soldato perfetto, precisa, senza emozioni. Ed ora quella precisione letale, quella capacità di controllare ogni emozione era svanita dalla conoscenza con Natalia, e da Bucky. Aveva ritrovato le sue fondamenta umane, deboli, imperfette. Era impaurita da tutto ciò. Non saper gestire in ogni secondo la propria persona, il proprio animo, la rendevano tesa e spesso in allarme.

"Lui ne era felice". Nat guardò di sottecchi Veronika, mentre questa sfugge a il contatto visivo, in evidente imbarazzo.

"Non fraintendere Nat, anche per me è stato meraviglioso ma..." Veronika si arrestò, il fiato corto come dopo una corsa. "Ho vissuto una vita estranea al mondo reale. Io sono un'arma, violenta e senza emozioni. Quello che è successo con Bucky, mi ha scossa nel profondo. Non so gestire nulla di tutto ciò, e non so nemmeno se ne sarò capace in futuro. Io sono difettata nelle mie emozioni, non so gestirle, non ho mai avuto la possibilità di maturare in quel senso".

"Anche Bucky era come te. Ingestibile, altero, micidiale. Ma tempo al tempo, è ritornato ad essere la splendida persona che Steve aveva come amico prima della guerra. E Steve, per quanto mi costi ammetterlo, su Bucky non ha mai avuto torto."

Veronika sentì un moto di affetto per quell'uomo che aveva incrociato solo un'unica volta al funerale di Erskine. Steve doveva essere un tipo in gamba. Ricordava ancora il suo sorriso impacciato, a volte così simile ai sorrisi di Bucky.

"Ciò che Bucky ti ha omesso, la vostra conoscenza prima dell'Hydra, è stata una scelta sofferta anche per lui. Eri tu a dover sondare nella tua memoria. È la terapia migliore per riappropriarsi dei propri ricordi, del proprio trascorso. Non avercela con lui. Anche io ne sono stata a conoscenza, e al momento tutti gli Avengers conoscono la tua reale identità."

"Tutti gli altri? Mi odieranno a morte" le parole di Veronika uscirono con un sospiro mal celato.

"Tutt'altro. Chiedono di averti in squadra". Nat la osservò, un sorriso di incoraggiamento sul volto.

"Veronika Hegel un Avengers, questo si che suona buffo. Non so se sia una buona idea, Nat.."

"A mio parere collaborare con gli altri ti aiuterebbe a confrontarti con i tuoi demoni. Nessuno di noi è un santo, abbiamo tutti i nostri scheletri nell'armadio. Ma leccandoci le ferite a vicenda siamo più sereni, guariamo più in fretta. Non sei l'unica ad aver lottato dalla parte sbagliata." Nat ebbe un fremito a queste ultime parole. Conosceva bene cosa provava Veronika: battersi per una causa sbagliata le era estremamente famigliare. In più Veronika non aveva mai potuto realmente prenderne coscienza, dati i trattamenti che le venivano applicati al seguito di ogni missione per non comprometterla in alcun modo. Veronika era una bambina che iniziava a comprendere il mondo solo ora. Non aveva le colpe che tanto ammetteva di portare. Era stata usata come un'arma, un burattino senza coscienza i cui fili erano stati tagliati brutalmente. Avrebbe dovuto imparare a camminare da sola.

Soldati dell'inverno : L'inverno nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora