10. La casa nel Maine

18 2 0
                                    

La macchina scivolava sull'asfalto silenziosa ma nell'abitacolo risuonava della musica che Bucky adorava ma che Veronika non aveva mai sentito. Bucky guidava tranquillo, seguendo il motivetto delle canzoni a bocca chiusa. Veronika lo guardò perplessa, completamente estrane a quel ritmo così estraneo a lei.

"Che c'è?" Chiese lui, voltandosi con un alzata di spalle.

"No nulla, ma non ho mai sentito questa canzone."

"I Muse sono sicuramente un gruppo che ti piacerà. Poi questa canzone è una delle più belle: si chiama Undiscolsed Desires".

Veronika si focalizzò sul testo della canzone:
Voglio riconciliare la violenza che c'è nel tuo cuore
voglio riconoscere che la tua bellezza non è solo una maschera
voglio esorcizzare i demoni del tuo passato
voglio soddisfare i desideri non rivelati che ci sono nel tuo cuore

Era bella, profonda. La sentiva come propria.
Bucky la guardò, lei con gli occhi chiusi che ascoltava quelle note. Era una canzone così calzante.
Era esattamente quello che voleva fare lui. Aiutarla a superare le violenze subite, affrontare le paure, farla stare meglio. Si chiese se capisse che quella canzone era diretta a lei, come parole troppo difficili da pronunciare per Bucky. La musica parlava al suo posto.
Si era così affezionato a Veronika, le voleva un bene sincero. E sperava che fosse ricambiato. Avevano entrambi bisogno di ricominciare a vivere. Il suo aiuto l'avrebbe resa libera di scegliere, di percorrere la propria strada.

Veronika lo guardò sorridendo. "Io mi ero fermata a Schubert. Questo è decisamente più movimentato!"
Bucky rise a quella battuta, continuando ad osservare la strada immersa nel verde del Maine.

"Hai studiato musica?" Chiese Bucky, schiarendosi la voce.

"Sì, ricordo di aver avuto delle lezioni di pianoforte nella mia infanzia, e forse anche più tardi. Non ricordo chi mi insegnò"

"Un giorno potresti farmi sentire qualcosa, che ne dici?" la incalzò lui, smanioso di farle recuperare la memoria, al più presto.

"Oh beh, sono parecchio arrugginita, ma potrei tentare".

Il viaggio proseguì in silenzio, la musica in sottofondo. Arrivarono a destinazione verso mezzanotte, l'aria fresca che proveniva dal mare lasciò a Veronika un sapore di salsedine sulle labbra. Il mare era solo a pochi chilometri da lì. Lo chalet di Natalia, dai profili celesti e le persiane blu, sembrava una casa delle bambole.
Un patio ampio, con vasi di violette e peonie ornava il portico, i gradini di pietra lucidi, il prato un po' incolto che correva al lago, tra le fronde di alte querce e roveri. Solo il frinire delle cicale e dei grilli nell'aria, tutto taceva.
Entrarono in casa, familiarizzando con l'ambiente. Due camere da letto matrimoniali, due bagni, un ampio soggiorno con una nuovissima cucina. Il color avorio la faceva da padrone. Sembrava tutto così candido e perfetto.

"Mi ricorda la casa in Provenza, aveva dei mobili così simili" sospirò lei, guardandosi attorno mentre giungevano alle rispettive camere da letto.
"Era caldo, la luce del sole era così rinvigorente, e come qua anche lì la casa era vicina al mare. Il suo profumo arrivava fino alla mia finestra"

"Prendi pure la camera verso est, da lì lo puoi vedere ogni mattina" disse Bucky, sperando di farle una gentilezza.

Lei lo ringraziò, e Bucky prese la palla al balzo. Le diede un delicato bacio sulla guancia, augurandole buonanotte. Veronika entrò nella stanza, la mano sulla guancia che Bucky le aveva sfiorato. Sorrise, si levò i vestiti e si infilò sotto le coperte, il cuore in subbuglio. Troppe emozioni in un'unica giornata, la facevano sentire ubriaca. Prese sonno molto più tardi.
Bucky, steso nel suo letto, ripensava a quel contatto tanto cercato. Gli formicolavano le labbra al solo ricordo. Come poteva essere così coinvolto da lei solo per un bacio così casto? Si addormentò velocemente, ricacciando quei pensieri.

Soldati dell'inverno : L'inverno nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora