16. Presa di posizione

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Quando l'allarme arrivò, non ci fu tempo per nulla. Né baci, né abbracci. Nemmeno un saluto.
Era forse la cosa più dolorosa delle missioni codice rosso. Voleva dire saltare nel vuoto e non avere la minima possibilità di guardarsi alle spalle per l'ultima, forse, volta.
Bucky ne era pienamente consapevole, ma se le volte precedenti aveva affrontato di petto ogni chiamata, senza rimuginare su nulla, ora era diverso. Il cuore gli diede una dolorosa fitta nel partire immediatamente senza dire nulla a Veronika.
Aveva la bocca amara, decisamente poco lucido. Per l'urgenza da affrontare, per il ricordo di quegli occhi verdi che lo fissavano speranzosi. O forse meglio dire, osservavano. Perché Veronika sapeva scavare sotto la sua dura armatura, con quello sguardo dall'apparenza infantile, curioso, per scoprire di più, per metterlo dolorosamente e al contempo piacevolmente a nudo. Faceva prendere respiro alle sue cicatrici, un balsamo per le sue ferite. Seduto al fianco di Sam, sorvolava il bianco mare di nubi sopra la Rodesia, nel cuore dell'Africa orientale. Alcune deflagrazioni avevano messo in allerta il governo rodesiano, per poi vedersi sfuggire totalmente di mano la situazione. Il palazzo del governo e la sede del parlamento erano esplose in una nuvola di cenere nera, uccidendo ogni persona nel raggio di tre chilometri. Non era ancora chiaro chi avesse il controllo di quella strage, ma fu immediatamente chiesto l'aiuto della squadra di Fury, nonostante lui fosse impegnato in un'altra imminente missione. Veronika sarebbe partita da lì a poco per Palmira e le sue meraviglie archeologiche. Bucky non era affatto tranquillo nel saperla laggiù. Aveva una brutta sensazione, e sebbene il suo intuito in passato avesse sempre confermato poi la realtà, stavolta sperava proprio di sbagliarsi.
Voleva sbagliarsi.
Sam fissava Bucky, senza darlo a nascondere, da parecchi minuti, un sorriso nascente sulle labbra.

"Sei così serio" gli fece notare, riportando gli occhi sul cielo punteggiato di cirri enormi.

"È la mia faccia". Bucky non aveva voglia di parlare, il nodo allo stomaco sembrava bloccargli anche la lingua e la bocca.

"Beh stamattina la tua faccia ha qualcosa di particolarmente accigliato e poco rilassato" continuò l'altro, in un ghigno represso.

"Stiamo per affrontare una missione codice rosso al sesto livello. Dovrei per caso cantare la Cucaracha con in testa un cappello da Cabaleros messicano con maracas annesse?" Bucky si sorprese del suo tono, glaciale.

Sam non potè reprimere l'idea di Bucky così allegramente abbigliato. Lo faceva morire dal ridere solo il pensiero, ma non lo diede a vedere cogliendo il tono freddo con cui rispose l'ex soldato.

"Sto solo osservando che sembri più teso del solito. Missioni sopra il livello sei ormai sono quasi routine per noi. La tua espressione grida ben altro."

Sam era più acuto di quanto non avesse mai sperato Bucky, osservò mentalmente lasciandosi sfuggire un sospiro eloquente, decisamente sconsolato. Sam aveva un'espressione canzonatoria che non voleva levarsi di torno.
Sam tornò alla carica, infischiandosene dell'umore dell'amico.

"È per lei vero? Volevi almeno salutarla."

"Non dire sciocchezze, Sam. Io e Veronika abbiamo solo un rapporto professionale." Bucky continuò a fissare dritto davanti a sé, per il terrore di incontrare le occhiate micidiali di Sam, troppo curioso.

"Ma io non ho mica nominato Veronika" rispose Sam.
Scacco matto.
Bucky si era tradito da solo, da vero idiota.
Rimase zitto, sperando di far terminare quella scomoda conversazione al più presto. Se non poteva depistarlo, non gli avrebbe cavato nessun'altra informazione.

"Oh, andiamo Bucky. Pensi davvero che non capisca cosa ti passi per la testa in questo momento? Che non ti legga come un libro aperto?"

"E che cosa penserei esattamente?" Bucky si pentì subito di aver abboccato a quell'amo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 06, 2021 ⏰

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Soldati dell'inverno : L'inverno nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora