Capitolo 11

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A scuola Federico non la smetteva di fissarmi.

Lo so perche anch'io non ho smesso un attimo di guardarlo.

Non ho idea di cosa mi prenda.

Non mi riconosco.

Nella mia vecchia città non avevo mai avuto esperienze cosi.

Di solito quando mi piaceva un ragazzo riuscivo sempre a mettermici insieme, ma questa volta è diverso.

Non è la semplice cotta è qualcosa di piú.

All'uscita mi ha preso per un braccio e mi ha trascinato via
“Bionda”  mi ha detto

-Che c'è?- ho risposto

-Ti va di venire da me domani?

-Perche?- Ho domandato io.

Da una parte morivo dalla voglia di conoscerlo meglio ma dall'altra mi chiedevo il perche di quell'invito.

-Per aiutarmi...sei brava in chimica vero?

-Ss...si me la cavo- ho risposto.

Non sono questa cima in chimica, insomma non faccio schifo ma c'è chi è molto piú bravo di me.

-Perfetto!- ha esclamato lui con l'entusiasmo di chi ha appena vinto alla lotteria -Domani dopo scuola vieni con me allora, andiamo in motorino, cosi facciamo prima.

L'idea del motorino non mi entusiasmava, non so perche ma fin da piccola ho sempre odiato i mezzi a due ruote.

-Non lo so, devo chiederlo ai miei poi ti faccio sapere.

-Ok Bionda, ma tanto sono sicuro che non potrai rifiutare il mio invito- mi ha strizzato l'occhio e se ne è andato.

Sono arrivata a casa.

-Domani non mi aspettate a pranzo- ho detto una volta a tavola.

-Perche?- ha chiesto mio padre

-Vado da un mio amico, lo aiuto con chimica

-Chi?- ha subito domandato mia madre

-Federico, quello nuovo- ho risposto io, seccata dalle solite noiose ed iperprotettive domande dei genitori

-Come ci andate da lui?

-Mi porta in motorino

Ho visto i miei genitori sbiancare.

Mia madre ha cominciato ad ansimare mentre mio padre ha urlato: -NO, NON CI VAI

Come al solito il “terrore da motorino” si faceva sentire. Lo chiamavamo cosi io e le mie amiche. Era la malattia di cui soffrivano tutti i nostri genitori.

-Va bene gli chiederò se potete accompagnarmi voi, allora-

Silenzio.

Un rapido scambio di sguardi e un monotono OK, come se la scenata di poco prima non fosse mai esistita.

Sono andata in camera e ho mandato un messaggio a Federico

«OK per domani ma a patto che mi accompagnino i miei»
«Che c'è, non si fidano?»
«No solo credo che non vogliano che salga su un motorino»
«Ok. A domani»

La conversazione è morta cosi.

Ero inspiegabilmente felice e agitata.

Per la prima volta nella mia vita non vedevo l'ora di andare a scuola.

    

«Il sorriso che mi ammazza»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora