Capitolo 6

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Sasha parte domani mattina.

Ho deciso di andare a salutarla.

Le porterò un regalo. Un braccialetto con una piccola “S”  di brillantini. L'ho vista ieri in una boutique all'angolo della strada.

Ora che ci penso Sasha non ha mai portato bracciali o altro, era sempre molto semplice, fin troppo semplice. Indossava spesso per piú giorni gli stessi abiti e i capelli non erano mai in ottime condizioni. Sempre arruffati, di un nero corvino che stava benissimo con la sua carnagione scura, ma comunque non curati.

Di quaderni per gli appunti ne aveva uno solo e per questo spesso ne perdeva molti.

Insomma, credo che la sua condizione economica non fosse delle migliori.

Inoltre il padre si stava trasferendo per lo scarso lavoro che aveva qui.

Era per questo che Sasha se ne stava sempre da sola.

Si sentiva inadatta.

Se solo lo avessi capito prima.

Avrei...non so cosa avrei fatto. Forse non sarebbe cambiato niente o forse si.

Ero ancora in tempo per salutarla e poi dovevo darle il mio regalo.

Ho attraversato la strada e mi sono diretta verso il portone. Ho cercato sul citofono il suo cognome.

Non c'era.

Un cognome straniero.

Ce ne erano solo sei e tutti italiani. Strano.

Eppure quando ci eravamo salutate qualche giorno prima era entrata proprio li.

Ho citofonato a tutti e qualcuno, una vecchietta probabilmente svegliatasi dal suo pisolino delle 3 del pomeriggio, mi ha aperto urlandomi qualcosa di incomprensibile, ma che di sicuro non era un invito a entrare.

Sono entrata comunque.

Mi sono guardata attorno. Nel sottoscala c'era una porticina non piú alta di me e affianco una targhetta di plastica con su scritto “Vandes” . Era lei. Strano posto dove costruire un appartamento. Ma qualcosa mi diceva che non era un appartamento.

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