Capitolo 18

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Non mi sembrava ancora vero. Il mio migliore amico era li, accanto a me, tremante come se dovesse andare in guerra.
" È solo il tuo primo giorno di scuola, non mi sembra la fine del mondo" ho detto ridendo " Solo? Lo sai che sono timido"
Lo sapevo, lo sapevo. Era per questo che lo chiamavo femminuccia. Fin da quando eravamo piccoli.
Io ero sempre stata " il maschiaccio", quella che giocava nel fango o con i robottini insieme a Gabriel ai suoi amichetti e se qualcuno provava a mettermi in mano una Barbie o gliela lanciavo dietro o le rasavo i capelli a zero e la torturavo con gli altri suscitando l'orrore delle mie amiche che mi guardavano come fossi un exraterrestre.
Gabriel, invece, era il mio opposto. Era sempre stato molto attraente fin da quando aveva due anni ma non riusciva a buttarsi. Era timido e introverso, gli serviva sempre una spinta; non riusciva mai a guardare i cartoni animati anche solo minimamente violenti, e crescendo non è cambiato. Quando nella vecchia città decidevamo di guardare un film horror a casa di un amico fingeva di sentirsi male o ci convinceva a guardare un altro film; quelle rare volte che lo abbiamo costretto a restare e a vedere quello che volevamo, aveva passato piú tempo con le mani davanti alla faccia che non a guardare la tv.
Non era cambiato. Era rimasto la mia "Femminuccia".
"Andiamo su..." l'ho incitato e al suono della campanella siamo entrati.
Non appena l'ho guardato ho notato subito che stava tremando -esagerato!- ho pensato e gli ho preso la mano come all'asilo. Subito si è calmato e ci siamo avviati in segreteria per fargli compilare dei moduli e prendere la chiave del suo armadietto. N° 116. Perfetto. Proprio vicino al mio.
" È tanto lontano dal tuo?" mi ha domandato Gabriel agitato
" Dall'altra parte della scuola" ho mentito " Scherzi? O mio dio..."
Non sono riuscita a trattenermi e sono scoppiata a ridere " Sei fortunato femminuccia, siamo vicini di armadietto!" " Meno male" ha sospirato.
L'ho accompagnato e abbiamo dato un'occhiata al suo orario
-prima ora: matematica
-seconda ora: italiano
-terza ora: arte
-quarta ora: storia
-quinta ora: scienze
"Abbiamo la prima e l'ultima ora insieme. Adiamo" gli ho detto.
Solo quando siamo entrati in classe mi sono ricordata di due cose: avevo ancora per mano il mio amico come due bimbi piccoli e quando la prof ha detto " Bene, siamo tornati all'asilo signorini" indicando le nostre mani ci siamo lasciati di scatto e lui è arrossito. Ho sorriso.
Mi sono seduta al mio posto e la prof ha indicato a Gabriel il suo, dall'altra parte della classe. Lui è sbiancato ma non ha detto una parola, si è limitato a guardarmi con una faccia da cane bastonato. Ho sorriso di nuovo e gli ho fatto l' OK con il pollice per prenderlo in giro, lui mi ha fatto la linguaccia e si è seduto vicino ad Aurora.
Solo allora mi sono ricordata della seconda cosa: Federico. Piú che ricordarmene, l'ho notato e non sembrava allegro come sempre, o almeno non piú.
Prima che la prof prendesse in giro me e Gabriel per il fatto delle mani, ci avevo buttato un occhio e stava ridendo con due ragazzi della fila affianco, ma non appena ci ha visti la sua faccia è tornata seria, quasi arrabbiata e, come tutti gli altri, ha iniziato a fissarci e a squadrare Gabriel come un padre troppo severo con un espressione omicida sul volto.
Dopo essermi seduta mi sono girata e l'ho salutato ma ha ricambiato con un semplice cenno del capo, senza staccare gli occhi di dosso da Gabriel che se ne è accorto ed è diventato ancora piú nervoso.
" Cosa c'è che non va?" gli ho chiesto e a quel punto si è svegliato dal suo stato di trans ed è tornato il solito Federico
" Bionda!" ha esclamato, ma non troppo forte da farsi sentire dalla prof "niente perche?" "cosi, mi sembri strano oggi"
" piú del solito?" ha ammiccato. Eccolo. Era tornato il Federico di sempre. Quello che adoravo.
La lezione è iniziata ma non potevo fare a meno di pensare a Gabriel e a Federico che se lo sarebbe mangiato con gli occhi. Allora mi è venuta in mente una cosa orribile.
Alla seconda ora Gabriel aveva la lezione di italino.
Federico anche.
Se quei due fossero rimasti insieme da soli sarebbe successa una tragedia.

La campanella ha suonato.
Era la fine per Gabriel.

«Il sorriso che mi ammazza»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora