Capitolo 20

25 4 0
                                    

"Primo giorno di scuola e già ti fai mettere in punizione dal preside?!" Ha chiesto la mamma di Gabriel quando siamo tornati a casa. Avevamo deciso di non dire come erano andate le cose veramente, ci eravamo limitati a dire che eravamo stati coinvolti in una rissa.
"Cami, ma come hai fatto a finirci dentro anche tu?" Mi ha domandato mia mamma
" Mi trovavo nel posto sbagliato al momento sbagliato" l'ho liquidata.
Ma la cosa più grave non é stata la ramanzina dei genitori, bensì la punizione del preside: io me l'ero scampata con un pomeriggio ad aiutare in mensa, mentre Gabriel e Federico avrebbero dovuto lavorare per una settimana insieme nella pulizia della scuola.
Penso però che il preside ne abbia approfittato solo per poter dare quella settimana di ferie che i bidelli chiedevano da tanto tempo, sostituendoli con due poveri ragazzi. Stupidi, ma poveri.
Finite le prediche, io e Gabe siamo usciti a fare una passeggiata e allora ho incalzato "Ma cosa ti è saltato in mente?" "Di cosa stai parlando?" "Lo sai benissimo" ho risposto ed ha abbassato lo sguardo. Lo sapeva benissimo.
"Beh...lui ti aveva insultata" ha ammesso come se un po' si vergognasse "Si ma...non dovevi saltargli addosso" e al solo pensiero ho sorriso immaginandomi il mio goffo amico buttarsi senza alcun timore contro quel presuntuoso di Federico.
"E a te, invece, che ti è preso?" mi ha chiesto, cogliendomi di sorpresa.
Già, che mi era saltato per la testa?
"Non lo so...forse la rabbia" ho risposto, senza convincere neanche me. Gabriel mi ha guardato storto ma probabilmente dal mio sguardo amareggiato ha capito che era meglio troncare li la conversazione.
Siamo tornati a casa, l'ho salutato con un bacio sulla guancia e sono salita al piano di sopra.
Non appena ho messo piede in casa, mi sono fiondata in camera e mi sono buttata sul letto, esausta per tutto quello che era accaduto in quei due giorni.
Il giro sulla moto di Federico, il suo modo meraviglioso di farmi ridere, l'arrivo del mio migliore amico, il suo primo giorno di scuola, lo sguardo omicida di Federico, il suo improvviso cambio di atteggiamento, presuntuoso e arrogante, la rissa, l'infermeria e la punizione.
Era troppo per due soli giorni.
Non appena ho chiuso gli occhi per riposarmi subito ho sentito il cellulare vibrare e ho letto un messaggio di Virginia
«Dobbiamo parlare.»
Quel "punto" finale voleva dire che la cosa era seria e urgente, quindi ho abbandonato ogni speranza di riuscire a riposare e le ho scritto «Dove ci vediamo?», neanche il tempo di inviarlo che subito mi arriva la risposta
«Apri la porta».

"Ma cosa ti è saltato in mente?" Ha esclamato la mia amica appena ho aperto la porta
"Ciao Cami, come stai? Tutto bene? Mi dispiace che tu sia finita in infermeria, se c'è qualcosa che posso fare..." ho detto facendole il verso
"Smettila e dimmi subito perché hai fatto una cosa del genere" mi ha interrotto, scandendo le parole una ad una, come se avessi ucciso qualcuno
" Vi, sarai almeno la terza persona che me lo chiede..." Ho detto spazientita "...e se sei venuta qui solo per darmi della totale rimbecillita, perché ho dato uno schiaffo ad un ragazzo e perché ho fatto scatenare una rissa, beh...quella è la porta" ho indicato l'uscita e mi sono voltata, per andare in camera mia. "Aspetta!" ha gridato la mia amica. Sapevo che non riusciva a resistere quando uno faceva così. Mi sono girata verso di lei con un'espressione compiaciuta sul volto "Ti odio quando fai così" ha detto con un finto broncio. Siamo scoppiate a ridere e poi l'ho portata in camera mia. Mi sono seduta sul letto mentre lei si è lanciata sulla poltrona morbida accanto a me, la adorava.
Abbiamo iniziato a chiacchierare, e mi sono subito sentita meglio.
"Non immaginavo che avessi talmente tanta forza e coraggio da schiaffeggiare un ragazzo" ha detto tra una risata e l'altra "...e che ragazzo" ha fatto l'occhiolino
"Perché?" ho domandato confusa "Perché??? Ma lo sai di chi stiamo parlando?" Ha strabuzzato gli occhi "Di Federico, lo so" "Hai detto niente!" "Ma non eri "perdutamente innamorata" di Filippo?" le ho chiesto, per cambiare discorso, virgolettando quella frase per me troppo esagerata che era uscita dalla sua bocca solo qualche giorno prima. Virginia ha abbassato lo sguardo e i suoi occhi si sono spenti
"Vi, c'è qualcosa che non va?" Le ho domandato prendendole la mano
"No, niente " ha detto timorosa "Non ti credo" l'ho guardata e a quel punto è crollata
"Pensavo fosse un ragazzo a posto ma mi sbagliavo...ho capito che si è avvicinato a me solo per vincere una stupida scommessa. Se fosse riuscito a uscire con me non avrebbe offerto lui da bere per un mese intero. Capisci?! Mi ha trattato come un oggetto, una cosa inutile, e per cosa poi? Per delle stupide birre!" Ha confessato alzando via via i toni fino a scoppiare in lacrime. Nessuno poteva capirla meglio di me. Quel pomeriggio mi ero sentita come lei. L'ho abbracciata, ma subito ha chiarito che non voleva essere compiaciuta. Si é asciugata le lacrime, è andata in bagno e in meno di tre minuti è tornata con il trucco perfettamente in ordine e i capelli raccolti in uno chignon che sembrava frutto di ore ed ore di lavoro per quanto era venuto bene. "La vita continua!" Ha esclamato sorridente più che mai. Mi sorprendeva ogni giorno di più. Non ho mai invidiato una persona come in quel momento. Aveva una tale forza di reagire da lasciarmi totalmente spiazzata. Quanto avrei voluto essere forte come lei.
"Ho voglia di fare nuove conoscenze! Voglio trovare l'anima gemella!" Ha gridato, probabilmente ironicamente, con un sorrisino perfido sul volto.
Dopo aver ascoltato queste ultime parole mi si è accesa una lampadina.
"E se la tua anima gemella abitasse qui sotto?" Le ho domandato, ancora più maliziosamente.

«Il sorriso che mi ammazza»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora