Capitolo 19

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Federico's Pov
'Finalmente la campanella' ho pensato mentre stavo mettendo il quaderno di matematica nello zaino e tirando fuori quello di italiano. Aver visto Camilla mano nella mano con quello nuovo mi aveva scosso. Molto.
Non volevo rivederlo per il resto della giornata.
E invece, come se il destino volesse punirmi, me lo sono ritrovato anche alla lezione dopo.
Ho preso la palla al balzo.
Mi sono avvicinato e mi sono seduto affianco al signor 'amico del cuore' di Camilla.
Ho provato a scoprire cosa c'era tra di loro.
"Piacere, Federico" gli ho teso la mano
"Gabriel" ha detto timoroso
"Sei nuovo?" ho iniziato con una domanda vaga
"Si, mi sono trasferito qui da poco" mi ha risposto, questa volta un po' più sicuro
" Ho visto che non hai problemi a farti nuovi amici" ho tagliato corto cercando di sembrare il più spiritoso possibile. Mi ha guardato interrogativo.
"Parlo di Camilla, la bionda. Abbiamo visto tutti la vostra entrata" gli ho strizzato l'occhio anche se dentro la gelosia mi stava divorando "Ah lei...no ci conosciamo da quando siamo nati. È la mia migliore amica, mi aiutava a superare la...ehm, ecco...la mia timidezza" ha ammesso "...è davvero speciale" ha concluso.
A quelle parole mi sono ammutolito, non ho più detto una parola per tutta la lezione, non ho ascoltato ne il prof ne quel Gabriel, tanto amico di Camilla.
Ho pensato. Solo pensato. Fino al suono della campana, quando ho preso la mia roba e sono uscito dall'aula come un pazzo lasciando dietro di me un corteo di ragazzi e ragazze totalmente sconvolti.

Camilla's Pov
Appena ho visto Gabriel venirmi incontro ho tirato un sospiro di sollievo
"Beh? Com'è andata?" " Tutto bene" mi ha detto incredibilmente calmo
"Sicuro?" Gli ho chiesto "Certo, ho anche conosciuto uno. Mi si é seduto affianco e abbiamo parlato un po'...ha detto di chiamarsi...ehm...Federico, ecco!" ha esclamato, ricordandosi improvvisamente il nome dell' ultima persona che avrei voluto sentire
"Federico?" Ho domandato ansiosa "Si lo conosci? Lui di sicuro..." Ha detto con un espressione difficile da decifrare "Si lo conosco" ho detto sbuffando"perché sei così sicuro che mi conosca?" Ho domandato concentrandomi sul suo "...lui di sicuro" "Ha fatto qualche battuta sulla nostra entrata..." sono arrossita al ricordo di quell' imbarazzante scena mattutina "...e ti ha chiamato...bionda" ha detto guardandomi interrogativo
"Lui mi chiama sempre così, gli piace tanto questo soprannome" ho sorriso senza nemmeno accorgermene ma poi non appena ho visto avvicinarsi un ragazzo incredibilmente bello ma con uno sguardo da psicopatico in volto sono tornata seria e l'ho guardato fermarsi accanto a noi.
"Federico, stavamo giusto parlando di te" ha incalzato Gabriel con un sorrisetto e una voce sicura come non lo avevo mai sentito prima d'ora
"Ma non mi dire" ha quasi urlato cambiando incredibilmente espressione e allargando le braccia. Mi spaventava quel ragazzo. Mi mandava fuori di testa.
" Non mi sorprende che si parli di me in ogni occasione, sono o non sono il più bel ragazzo che tu abbia mai conosciuto eh Bionda?" Mi ha domandato staccando gli occhi da Gabriel e guardandomi, mettendomi terribilmente in imbarazzo
"Smettila Federico, mi spaventi" gli ho detto rossa sia per l'imbarazzo, dato che metà scuola ci stava osservando, sia per la rabbia che mi stava salendo.
" Di la verità tesoro!" e mi ha preso il mento sollevandolo, ma non con il suo solito tocco delicato, bensì come se volesse dimostrare qualcosa più a Gabriel che non a me. Mi sono sentita male. Non avevo mai provato quella sensazione. In quel momento mi sentivo un oggetto, una cosa che Federico voleva dimostrare essere di sua proprietà. Ho lanciato uno sguardo in cerca di Gabriel, che l'ha accolto e ha preso per il braccio Federico spostando la sua attenzione su di lui
" Ti ha detto di smetterla" lo ha guardato il mio migliore amico. In quella situazione mi sembrava di non conoscere nessuno dei due.
Gabriel per il coraggio e la grinta saltati fuori dal nulla e Federico per la rabbia che trasudava e per il modo in cui mi aveva trattata.
" E tu chi sei? Il suo avvocato difensore? Fammi passare" ha puntato il dito prima contro di lui e poi verso di me, per poi dargli una spallata e oltrepassarlo.
Non ci ho visto più.
Con le lacrime agli occhi mi sono avvicinata a Federico e l'ho fatto voltare verso di me "E tu credi che io sia una cosa di tua proprietà? Beh ti sbagli" gli ho detto con un tono duro e freddo.
In meno di due secondi sulla sua guancia si è stampato il segno della mia mano.
Quello che è successo dopo lo ricordo a pezzi.
Federico che mi insulta, Gabriel che ci si lancia addosso scatenando una rissa, io spinta contro un armadietto, perdendo i sensi.

Quando mi sono svegliata mi sono ritrovata in infermeria, stesa sul lettino con Gabriel appoggiato alla spalliera destra, con un occhio nero e il naso ancora sporco di sangue, e Federico alla mia sinistra con una mano fasciata e un taglio sul labbro inferiore.
L'avevo combinata grossa.

«Il sorriso che mi ammazza»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora