La mattinata passò in fretta.
Troppo in fretta.
Al suono della campanella non ho fatto in tempo a mettere piede fuori dall'atrio che gia mio padre mi aspettava con occhio vigile e attento in macchina.
-Sono innocente!- ho detto sedendomi nel sedile accanto al suo e con le mani in alto
-Molto spiritosa-ha riso mio padre-Dove abita quel ragazzino?
-A circa 20 minuti da qui- ha esclamato una voce dietro di me
-Piacere, Federico- ha detto allungando la mano verso mio padre dal sedile posteriore, dove si era seduto.
Lo fulminai.
Non avevo mai conosciuto una persona tanto diretta (diretta è dire poco) rovolgersi al genitore, specialmente al padre, di qualcuno.
Mio padre non rispose ma si limitò a guardarmi male.
Non lo biasimavo.
Sospirai e pregai che quei venti minuti passassero in fretta.
Nessuno disse una parola durante il tragitto.
Meglio cosi.
Arrivammo davanti ad una villa enorme in un immenso giardino con piscina e campo da basket.
-Siamo arrivati. È stato un piacere conoscerla.- disse Federico come se niente fosse
-A che ora passo a prenderti?- chiese mio padre
-Non ce n'è bisogno, l'accompagnerò io, camminare ci farà bene- mi fece l'occhiolino ed io, senza nemmeno accorgemene, sorrisi.
-Ok, a dopo piccola.
Piccola. Mi ha sempre chiamato cosi e mi piaceva un sacco. Mi faceva sentire la sua bambina, sempre, in qualunque momento.
Lo salutai con un bacio, dopodiche tornai a sgranare gli occhi nel vedere la villa.
-Io preferisco bionda- scherzò Federico con quel suo sorriso mozzafiato
-Io no- controbattei, sorridendo a mia volta.
Federico guardò la sua immensa piscina e poi me.
-Non vedo l'ora che arrivi l'estate cosi farò una bella festa
-Mi aspetto un invito- ammiccai e lui sorrise
-Certo, sarai la prima...dai entriamo.
Non la smettemmo un attimo di sorriderci. Sorridemmo piú che parlammo.
Mi aprí la porta e con l'ennesimo sorriso mi fece entrare.
L'ingresso era enorme e spazioso, con stanze, salotti e bagni ovunque, distribuiti su tre diversi piani tutti con uno stile elegante, fresco e giovanile.
Mi venne in mente Sasha.
La sua casa era agli antipodi, non la smettevo di fare nella mia testa un confronto
...il salotto di Sasha è la decima parte di questo, mentre i bagni sono il quintuplo...
I miei pensieri furono interrotti dalla sua voce
-I miei arrivano piú tardi, mia madre ha fatto preparare ad Augusto la pasta con i frutti di mare, spero ti piaccia-
-...Augusto?- domandai io perplessa
-Si, è una specie di cameriere-
-Maggiordomo, prego- si sentí da dietro la cucina
Ne uscí un omone vestito come lo sono i maggiordomi nei film, smocking e fazzoletto al braccio, muscoloso, sulla quarantina.
-Salve, lei deve essere la signorina Camilla, il signorino Federico ha parlato a lungo di questo pranzo
-SIGNOR Federico prego- disse in tono altezzoso e ironico -e poi non è vero che ne ho parlato a lungo...-
Io sorrisi, credendo, o meglio, volendo credere di piú alle parole di Augusto.
Ci sedemmo in un tavolo lungo, di cristallo e perfettamente apparecchiato.
Federico non la smise un secondo di fissarmi, il che mi metteva in soggezione, ma allo stesso tempo adoravo i suoi occhi.
Mi ci perdetti per tutto il pranzo e nessuno dei due finí il proprio piatto.
Augusto non la prese bene.