Capitolo 12

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La mattinata passò in fretta.

Troppo in fretta.

Al suono della campanella non ho fatto in tempo a mettere piede fuori dall'atrio che gia mio padre mi aspettava con occhio vigile e attento in macchina.

-Sono innocente!- ho detto sedendomi nel sedile accanto al suo e con le mani in alto

-Molto spiritosa-ha riso mio padre-Dove abita quel ragazzino?

-A circa 20 minuti da qui- ha esclamato una voce dietro di me

-Piacere, Federico- ha detto allungando la mano verso mio padre dal sedile posteriore, dove si era seduto.

Lo fulminai.

Non avevo mai conosciuto una persona tanto diretta (diretta è dire poco) rovolgersi al genitore, specialmente al padre, di qualcuno.

Mio padre non rispose ma si limitò a guardarmi male.

Non lo biasimavo.

Sospirai e pregai che quei venti minuti passassero in fretta.

Nessuno disse una parola durante il tragitto.

Meglio cosi.

Arrivammo davanti ad una villa enorme in un immenso giardino con piscina e campo da basket.

-Siamo arrivati. È stato un piacere conoscerla.- disse Federico come se niente fosse

-A che ora passo a prenderti?- chiese mio padre

-Non ce n'è bisogno, l'accompagnerò io, camminare ci farà bene- mi fece l'occhiolino ed io, senza nemmeno accorgemene, sorrisi.

-Ok, a dopo piccola.

Piccola. Mi ha sempre chiamato cosi  e mi piaceva un sacco. Mi faceva sentire la sua bambina, sempre, in qualunque momento.

Lo salutai con un bacio, dopodiche tornai a sgranare gli occhi nel vedere la villa.

-Io preferisco bionda- scherzò Federico con quel suo sorriso mozzafiato

-Io no- controbattei, sorridendo a mia volta.

Federico guardò la sua immensa piscina e poi me.

-Non vedo l'ora che arrivi l'estate cosi farò una bella festa

-Mi aspetto un invito- ammiccai e lui sorrise

-Certo, sarai la prima...dai entriamo.

Non la smettemmo un attimo di sorriderci. Sorridemmo piú che parlammo.

Mi aprí la porta e con l'ennesimo sorriso mi fece entrare.

L'ingresso era enorme e spazioso, con stanze, salotti e bagni ovunque, distribuiti su tre diversi piani tutti con uno stile elegante, fresco e giovanile.

Mi venne in mente Sasha.

La sua casa era agli antipodi, non la smettevo di fare nella mia testa un confronto

...il salotto di Sasha è la decima parte di questo, mentre i bagni sono il quintuplo...

I miei pensieri furono interrotti dalla sua voce

-I miei arrivano piú tardi, mia madre  ha fatto preparare ad Augusto la pasta con i frutti di mare, spero ti piaccia-

-...Augusto?- domandai io perplessa

-Si, è una specie di cameriere-

-Maggiordomo, prego- si sentí da dietro la cucina

Ne uscí un omone vestito come lo sono i maggiordomi nei film, smocking e fazzoletto al braccio, muscoloso, sulla quarantina.

-Salve, lei deve essere la signorina Camilla, il signorino Federico ha parlato a lungo di questo pranzo

-SIGNOR Federico prego- disse in tono altezzoso e ironico -e poi non è vero che ne ho parlato a lungo...-

Io sorrisi, credendo, o meglio, volendo credere di piú alle parole di Augusto.

Ci sedemmo in un tavolo lungo, di cristallo e perfettamente apparecchiato.

Federico non la smise un secondo di fissarmi, il che mi metteva in soggezione, ma allo stesso tempo adoravo i suoi occhi.

Mi ci perdetti per tutto il pranzo e nessuno dei due finí il proprio piatto.

Augusto non la prese bene.

«Il sorriso che mi ammazza»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora