Capitolo 13

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Il pomeroggio è passato in fretta.
Di chimica ne abbiamo parlato solo per una mezz'ora dopodichè ha iniziato a farmi delle domande che tutto riguardavano tranne che di formule complesse ed esperimenti atomici...
-Da quant'è che vivi qui?
-Cosa?
-Da quanto ti sei trasferita...
-Oh, beh...da ,diciamo, qualche anno, perchè?
-Cosí per sapere...
E di nuovo a studiare sul libro.
Ma dopo solo cinque minuti ricominciava
-Come ti trovi?
-Bene, insomma fin dal primo giorno sono stati tutti molto carini con me
-Come potrebbe essere altrimenti...
-Come?
-No niente
Avevo sentito benissimo ma non capivo il perchè di quelle parole
-Beh, basta ne ho abbastanza della chimica, facciamo qualcos'altro
-Ma sbaglio o mi hai chiamato perchè ti spiegassi il capitolo nuovo?
-Sbagli...- disse con un sorriso ambiguo sul volto. Quando faceva cosí era impossibile resistergli.
-Vieni dai ti faccio vedere il giardino
-Il parco vorrai dire- ho scherzato io
Federico ha contraccambiato con un altro sorriso vedendo bene che anch'io non ce la facevo piú.
Uscimmo fuori e iniziammo a passeggiare per il viale.
-Mi ricorda tanto i giardini della Reggia di Versailles in Francia- ho detto meravigliata da quel paradiso verde
-Ci sei stata?
-Si e mi piacerebbe molto tornarci
-Magari un giorno potremmo andarci insieme...- non capii se fosse serio o stesse acherzando ma scoppiai ugualmente a ridere insieme a lui.
La piscina era enorme e piú la guardavo piú mi veniva voglia di buttarmi.
Federico mi lesse nel pensiero e non feci in tempo a girarmi che con uno spintone mi buttò in acqua.
-Ma sei impazzito?
-Si forse, ma è tutta colpa tua!
-Aiutami a salire
-Dammi la man...
Non finí la frase che subito lo trascinai in acqua.
-Oddio!- Urlò lui divertito
-Cosí impari!- l'ho schizzato e da li è partita la lotta a chi buttava per primo l'altro sott'acqua.
Naturalmente ho vinto io.
-Sei forte, lo ammetto- disse
-Solo forte?! Ma se ti ho stracciato!
-Voglio la rivincita
-Non oggi- ha detto un uomo dal bordo della piscina
-Cazzo...-mi ha sussurrato Federico nell'orecchio
-Pp...papà tt...ti presento Cc...camilla
Papà...non ci potevo credere! Che figuraccia
-Ss...salve- sono subito uscita dalla piscina e ho cercato di asciugarmi la mano per stringergliela
-Buon giorno...Camilla giusto?
-Si
-Federico! Le conosci le regole della piscina quando sei con gli amici, no?!- lo ha rimproverato come un generale rimprovera un soldato che ha appena mandato all'aria un'intera missione
-Ss...si, mi dispiace
-Che non succeda mai piú! Vai a cambiarti e dai anche dei vestiti asciutti alla tua amica
-Ok, non accadrà piú-.
Non avevo mai sentito Federico rivolgersi con tanta educazione e rispetto verso qualcuno
-Vieni con me...-mi ha preso per mano e mi ha accompagnato in casa in camera di sua madre.
Ha tirato fuori dall'armadio un top e un paio di  jeans attillati meravigliosi, della mia taglia.
-Dovrebbero andare bene
-Figurati, aspetterò che mi si asciughino i miei vestiti
-Non dire sciocchezze. Vado a cambiarmi e quando torno voglio che tu abbia fatto lo stesso...e poi voglio vederti con quelli!- ha ammiccato
-Vattene via!- l'ho spinto fuori dalla porta sorridendo.

Mi sono cambiata in cinque minuti e poco dopo è tornato Federico con un paio di jeans larghi e una felpa, ma molto eleganti.

-Wow!- ha esclamato lui, senza aggiungere altro
-Smettila...
-No dico sul serio, pensavo che ti sarebbero andati bene, ma mai cosí tanto!
-Ti ringrazio
-Signorina...- ha scherzato lui porgendomi il braccio
-Mmm ma che gentiluomo!
-Visto?!
Tornammo a studiare chimica ma poi guardai l'orologio e mi accorsi che erano le sette passate
- Devo andare!
Iniziai a prendere le mie cose
-Ehi ehi ehi Cenerentola, dove credi di andare?
-A casa, la matrigna andrà su tutte le furie!- ho detto
-Beh, lascia che ti accompagni allora
-Posso arrivarci benissimo con la mia carrozza
-Ma presto diventerà una zucca!
-Allora conosci davvero la storia di Cenerentola!- ho iniziato a ridere io
-Certo, cosa credevi? Dai aspettami ti accompagno
-Ok- acconsentii io - devo riprendermi i vestiti-
-Lascia che facciano la parte della scarpa di cristallo!
-Poi però dovrai fare il giro della città per ridarmeli
-Sarebbe un onore...e comunque sono avvantaggiato, andiamo a scuola insieme!-
- Ok, hai vinto tu! Dai andiamo...
-Eccomi. Augusto! Prepara i cavalli!
Ridemmo tutti e due e ci incamminammo verso il centro.
Pregai che quella sarebbe stata la mezz'ora piú lunga della nostra vita.

«Il sorriso che mi ammazza»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora