Capitolo 23

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Hongjoong era fuori dal locale con un larghissimo sorriso stampato sul volto, felice come non lo era mai stato.
Stava guardando una donna di mezza età servire ai tavoli: pensava avesse circa quarant'anni, forse era anche più giovane a guardarla meglio.

Si era tolto il casco, ancora da sopra la moto, sentendo il sole e l'aria fresca di un mezzogiorno di fine settembre sul viso.

Aveva quasi paura ad entrare, non la vedeva da così tanto tempo. Aveva detto che sarebbe tornata, ma non lo aveva mai fatto.
Era così vicina, bastava solo entrare, sedersi al tavolo e ordinare qualcosa, forse salutarla dire che era suo figlio, che la cercava da anni, che le voleva bene.
Ma se lei non lo avesse voluto conoscere? Hongjoong sarebbe stato distrutto, lo sapeva, avrebbe fatto ancora più male di quando lo aveva lasciato all'orfanotrofio: lì non lo aveva abbandonato a tutti gli effetti, ora avrebbe potuto farlo.

Ci stava pensando continuando a guardarla lavorare, quasi non gli sembrava vero: sua madre era finalmente a un passo da lui, ma lui non riusciva a muoversi, forse aveva paura del suo rifiuto.
Mentre osservava sua madre servire ai tavoli con quel sorriso finto non si era accorto della persona alle sue spalle, che osservava lui forse da troppo tempo e aveva deciso di avvicinarsi.

"Cosa guardi?"

Aveva chiesto una voce melodiosa e femminile a un tratto, senza preavviso.
Hongjoong aveva fatto un salto di un metro prima di girarsi confuso.
Appena si era girato aveva incontrato due occhi scuri, sotto il cui sinistro vi era un neo. Erano profondi e luminosi di una luce maliziosa e millenaria. Conoscevano passato presente e futuro nonostante fossero apparentemente giovani.
Il ragazzo aveva sbattuto le palpebre un paio di volte, mettendo a fuoco la figura intera della persona. Si sentiva assonnato, con la testa fra le nuvole, per nulla concentrato, forse gli era venuta la febbre.

Ci aveva messo un po', ma una volta riuscito a concentrarsi il minimo indispensabile per farlo aveva visto chi aveva davanti. Era una ragazza, una ragazza bellissima, più bella di te anche se pensava non lo avrebbe mai pensato di nessuno, di una bellezza inquietante, spaventosa.
Aveva i capelli ricci, molto ricci, castani, le labbra carnose di un rosso fuoco particolare, un rosso che non aveva mai visto prima. Era più alta di lui di qualche centimetro e sorrideva, era un sorriso rassicurante per quanto strano, sembrava che nessuno di quelli che considerava problemi lo fossero più.
Sembrava che lei fosse l'unica cosa nitida e che tutto il resto fosse sfocato, non riusciva a dare attenzione ad altro. Era come se si fosse fermato il tempo, si era quasi dimenticato che lei gli avesse fatto una domanda, fortunatamente si era scosso, riprendendosi, e rispondendo.

"Guardo mia madre"

Aveva risposto lui poi, tranquillamente. Si sentiva rilassato, felice, non si era nemmeno chiesto chi fosse quella donna o perché fosse lì.

"Quello lo so, intendevo perché non vai da lei"

Aveva chiesto con fare ovvio, mettendo le mani sui fianchi, senza smettere di sorridere. Aveva un paio di pantaloni stretti e una giacca, entrambi di pelle color granata, e un top di seta lucida nero come le Dottor Marteens che aveva ai piedi.
Quella domanda lo lasciava perplesso, però era una domanda lecita.

"Ho paura che non mi voglia vedere"

Aveva usato un tono quqasi sognante, si sentiva ancora assonnato, non provava alcun tipo di emozione negativa. Lei si era portata una mano sul petto, tenendo l'altra sul fianco, sul suo viso era dipinta una finta espressione oltraggiata, a lei piaceva essere drammatica.

"Cosa mi tocca sentire..."

Aveva detto scuotendo la testa.

"Come potrebbe non voler vedere il suo bambino? Guarda che le manchi da morire"

Poisonus RoseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora