CAPITOLO 5

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≪Ambra≫ una voce a lei ignota la chiamò. ≪Mi senti?≫ le chiese.

La ragazza girò su se stessa per cercare di capire da dove provenisse quella voce. Lo stomaco le si chiuse.

≪Chi sei? Dove sono?≫

Si trovava in una dimensione di luce e non riusciva a vedere nulla, se non un perpetuo bianco accecante che la costringeva a chiudere e riaprire gli occhi continuamente, nella speranza di uscire da quella situazione.

Non ottenne risposta e una sensazione di disperazione iniziò a crescere in lei.

Sbatté ancora un paio di volte le palpebre e poi si mise le mani sugli occhi: l'oscurità era l'unica cosa che in quel momento poteva darle una parvenza di normalità.

"Respira. Brava, così" si disse nella mente. "Ora ti toglierai le mani dagli occhi e tutto sarà finito."

Sospirò ancora una volta e lasciò che le braccia le cadessero lungo i fianchi. Con sua grande sorpresa, il panorama era davvero cambiato e al posto di quella luce accecante si era materializzato un prato verde speranza circondato da montagne. Il cielo era pulito e limpido: neanche l'ombra di una nuvola. Lassù, il sole splendeva e i suoi raggi accarezzavano la pelle olivastra della ragazza. Al centro del prato si trovava una quercia grande e vigorosa da cui, pur non sapendone il motivo, Ambra si sentiva attratta, come incuriosita. Cercando di evitare di fare passi falsi, non si mosse da lì, ignorando la sua curiosità. Da dietro al tronco apparve una ragazza con capelli castani, mossi e vaporosi. Aveva anche lei la carnagione olivastra e gli occhi verde smeraldo, che riusciva a vedere nonostante la distanza, seppur breve, tra loro, erano uguali a quelli di Ambra: la ragazza in generale sembrava essere la sua esatta copia, solo un po' più grande.

≪Tu chi sei?≫ le chiese.

≪Mi chiamo Lucrezia.≫ La sconosciuta si avvicinò ad Ambra.

Quella Lucrezia? Sei mia sorella?≫

≪Sì, sono io.≫ L'altra le sorrise. ≪Avvicinati a me, non aver paura.≫

Ambra si avvicinò, anche se con timore. Si era resa conto di stare sognando, ma quello non sembrava essere un sogno lucido: sembrava essere reale, quasi come fosse stata ancora sveglia e con la facoltà di pensare.

"Ormai non mi stupisco più di niente."

≪Sei proprio cresciuta.≫ Lucrezia le sorrideva, mentre la guardava da capo a piedi. ≪Andiamo al dunque: non ci rimane oramai tanto tempo. Come puoi immaginare, sono viva e≫ esitò un attimo, ≪sono nell'ospedale di Elti.≫

Ambra sgranò gli occhi.

≪L'ospedale? E come fai a sapere della mia esistenza? Come stai riuscendo a comunicare con me?≫ chiese allarmata, le parole dette tutte d'un fiato. Quelle domande continuarono a rimbombarle nella mente ancora per qualche secondo. Da poco meno di una settimana si era ritrovata catapultata in un nuovo mondo di cui non sapeva nulla, un mondo dove la magia esisteva.

"Ma certo!" si disse colpendosi la fronte con la mano. Perché non ci aveva pensato prima? Probabilmente anche la sorella aveva dei poteri e li stava usando per comunicare con lei. Questo avrebbe spiegato anche il perché sapesse della sua esistenza. Ma se così fosse stato, perché non l'aveva cercata prima? E se avesse avuto anche lei dei poteri magici, perché non usarli per tornare a casa? C'era qualcosa che non capiva. Magari il cosiddetto rapimento non era tale, ma semmai era da considerarsi una fuga. Ma per quale ragione sarebbe dovuta scappare?

L'altra interruppe il flusso dei suoi pensieri.

≪Ora non è importante. Vorrei incontrarti il prima possibile. Il mio nome lo sai, se vuoi trovarmi, ora sai dove cercare.≫ Così dicendo si dissolse lasciando Ambra da sola.

Diamante - L'ElementareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora