chapter 11

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Mi risveglio all'alba frastornata e con una fortissima emicrania, che sembra più una martellata che un comune mal di testa. Ciò vuol dire che ieri sera alla festa sono andata teoricamente troppo oltre all'alcol, ma penso anche praticamente, ed infatti si può testare dal fatto che la mia mente ha completamente rimosso la serata del giorno scorso, e non ricordo un tubo. Ancora con gli occhi semiaperti mi alzo leggermente, mettendomi seduta sul letto, e mi rendo conto che questa non è assolutamente la mia stanza. Dove diavolo sto?! Avete presente quando mettete della frutta in un frullatore, ed inizia a girare all'impazzata? Ecco, è la stessa cosa che sta accadendo anche a me in questo momento, con la sola differenza che ci sono i miei pensieri al posto della frutta. Tante domande mi iniziano a ruotare in testa ma senza risposte, come ad esempio, che cazzo ci faccio con una sola t-shirt extra-large addosso?! Spero sulla mia vita che non mi sono spinta oltre la barricata sennò potrei già considerarmi una persona morta. Un rumore di padelle e di posate mi distrae completamente da ciò che stavo pensando prima e decido di andare a controllare da dove proviene, sperando che non sia caduta nelle mani di un serial killer. Scendo lentamente le scale, come una lumaca per non farmi scoprire, fin quando non scorgo una persona, o meglio un ragazzo di spalle, che mi sembra conoscerlo piuttosto bene.
Quindi, in poche parole, come diavolo sono finita a casa di Luke???. Ok, sto iniziando a pensare che forse era meglio che ci fosse stato un serial killer al posto suo.

«Ehm.. che cazzo ci faccio qui?», domando piuttosto innervosita, mentre lui si volta puntando i suoi occhioni allegri nei miei.

«Ma buongiorno anche a te. Si sto bene, e tu?», ironizza squadrandomi dalla testa ai piedi con malizia, e solo ora mi accorgo che ho addosso un semplice fazzoletto, che tra l'altro mi arriva a metà coscia.

Arrossisco, cercando di tirarmela un po' più giù. «Si si sto alla grande. Quindi? Non hai risposto alla mia domanda».

«Vuoi davvero conoscere il motivo per cui stai qui? Quindi vorrai sapere anche che ieri sera ti sei totalmente avvinghiata a me, e non ti volevi staccare in nessuno modo?», ghigna sarcasticamente.

Strabuzzo gli occhi. «Cosa?! È impossibile, non lo farei mai, soprattutto con uno stronzo come te. Quindi faresti prima a comunicarmi la verità, Parker, se non vuoi che ti inserisca questa forchetta dove sai tu», affermo puntandogli la posata al petto.

«Siamo aggressive stamattina, Collins», pronuncia con un pizzico di ironia, mentre continua ad armeggiare con i fornelli.

«Guarda che se non mi racconti tutto ciò che è successo per filo e per segno, giuro che ti denuncio per violenza sessuale», affermo sicura rivolgendogli uno sguardo tagliente.

Alza gli occhi al cielo. «Allyson sto scherzando. Non capisci proprio l'ironia eh? E comunque tranquilla che non è successo nulla. Veramente sono così vigliacco ai tuoi occhi?».

Che figura di merda. «Ah.. ok. E comunque si, conoscendo il tuo carattere da manipolatore ho subito pensato che ti fossi spinto.. ecco.. oltre».

«Non sono proprio così stronzo come dici tu. E poi io sono così buono, non potrei mai approfittarmi di una donna fragile e completamente ubriaca, come lo eri tu ieri», afferma vantandosi come un principino.

«Si si certo, buono non direi», ribadisco sedendomi sullo sgabello.

«Quindi non mi denunci più per violenza sessuale?», domanda beffandosi di me.

«Non so. Forse no, o forse sì. Boh chi lo sa. Allora, potrei sapere cosa diavolo stai cucinando da mezz'ora?», domando cercando di mettere a bada la mia agitazione.

Il moro in tutta risposta si volta porgendomi un piatto con un pancake in modo teatrale e con un sorriso spettacolare. Già, potrebbe fare spettacolo!

«Pancake per la mia dolce ragazza ubriaca», ironizza sorridendomi teneramente.

ʟᴏᴠᴇ ᴍᴇ ᴀs ᴏɴʟʏ ʏᴏᴜ ᴄᴀɴ <3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora