21. Felicito te, felicito me

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sono davvero dispiaciuta se
gli aggiornamenti sono molti più lenti
rispetto ai primi capitoli. siamo
alla fine della scuola e spero capiate
che siamo pieni da capo a piedi di
verifiche ed interrogazioni. mi dispiace
farvi aspettare!

Jungkook

Terzo set.

12 a 6 per loro.

Avevano il doppio dei nostri punti.

E quella volta era colpa mia.

Non riuscivo a concentrarmi sulla palla, ogni qual volta che me la ritrovavo davanti ero sempre agitato e disorientato. La sensazione più brutta per un pallavolista è non sapere come usare il pallone, non trovare il modo per mandare avanti il gioco ed io... mi sentivo in quel modo in quel momento.

Lo odiavo. Mi sentivo impotente e non mi piaceva affatto. Cercavo conforto alzando lo sguardo e guardando nei posti in cui erano seduti i miei genitori e Taehyung, ma erano solamente una distrazione in più che finiva per farmi perdere l'equilibrio.

«Jackson!» esclamò Mark, alzando al nominato per poter attaccare nel campo avversario. Rispetto al primo set stavo schiacciando molto di meno, un po' perché quando Mark palleggiava verso di me non riuscivo a stare a tempo con la palla, un po' perché proprio lui aveva capito che stavo da tutt'altra parte con la testa.

«Jungkook, cosa ti succede?» mi chiese, velocemente, il coach, mentre guardavo le mosse dell'altra squadra.

«Mi dispiace, non riesco a tenere il passo» mi morsi il labbro, iniziando ad agitarmi sempre di più.

«Non farti prendere dall'ansia che finora sei stato perfetto. Concentrati sul pallone e vedrai che andrà tutto per il meglio» iniziò a battere le mani, per enfatizzare ciò che mi aveva appena detto.

Tirai un forte respiro e quando vidi l'attaccante dell'altra squadra tirare verso di me cominciai seriamente a sudare freddo. Mi preparai, braccia e gambe aperte per accogliere al meglio il pallone sui miei avambracci, ma niente andò come pensai.

La palla cascò esattamente davanti a me, a pochi centimetri. Il rumore che fece quando toccò il pavimento mi ronzò nelle orecchie per secondi che parvero ore ed ore. Fu così assordante ed intenso che quasi non mi stupii di star ancora riproducendo quell'orribile suono dentro me.

Il fischio dell'arbitro che segnava il tredicesimo punto per gli avversari mi risvegliò. Cascai a terra, nello stesso tempo che il nostro allenatore chiedeva pausa.

Mi presi la testa fra le mani, tirandomi i capelli e strizzando i miei occhi per la frustrazione.

Cazzo, Jungkook, ti hanno preso in questa squadra per vincere, non per fare la figura del coglione!

«Aish...» sbuffai, mentre una mano docile e calda si posò su una mia spalla e mi fece alzare la testa verso la persona. Namjoon.

«Alza il culo e vieni a sentire quello che ci deve dire il coach» mi diede una pacca, facendomi sospirare esausto.

Mi alzai e con disinteresse andai ad appoggiarmi al muro della grande palestra.

The Feminine Boy - KOOKTAEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora