23. Doloroso piacere

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Taehyung

Arrivammo alla casa di Hoseok in poco più di una decina di minuti. Aveva un appartamento molto grande, un salotto gigantesco e — trovandosi all'ultimo piano — un'enorme terrazza in cui passammo gran parte della serata.

Mentre io e Jungkook salutavamo tutte le persone invitate, iniziò a squillarmi il telefono e mi sorpresi nel leggere il nome del mio migliore amico.

«Ehi, Jimin» portai il cellulare all'orecchio, prestando attenzione alla chiamata.

«Tae... potresti dire che non ci sarò alla festa?».

«Oh... certo, ma... come mai non vieni?» mi permisi di chiedere.

«Ecco...» ci furono alcuni secondi di silenzio totale. «Sono con Taemin» la seconda parte la sussurrò con un tono di voce molto basso.

«E chi è Taemin, ora?» non ricordavo alcun ragazzo con quel nome.

«T. Si chiama così».

«Oh... stai tranquillo, divertitevi ma non troppo» cercai di ridere ma sapevamo entrambi che quella battuta faceva davvero schifo.

«Lo stesso per te e il tuo ragazzo» potei intuire che mi stava facendo la linguaccia dall'altra parte della chiamata.

«Yah! Non stiamo anco-» ma il classico suono di una telefonata che si interrompe mi bloccò, portandomi ad allontanare il telefono dall'orecchio per controllare cosa fosse successo. E sì, Jimin mi aveva appena chiuso in faccia. «-ra insieme...» terminai la frase da solo, in un bisbiglio.

«Tae! Vieni qui con noi!» la voce familiare di Seokjin mi riportò coi piedi per terra. Vidi lui, Namjoon e Mark seduti sul piccolo divano presente nella grande terrazza sul tetto, così scelsi di avvicinarmi a loro per scambiare due parole.

La gonna che mi aveva consigliato — o per meglio dire, obbligato — Jungkook ad indossare si stava rivelando un fastidioso problema. Non mi sarei potuto sedere da nessuna parte senza la paura di mettere in mostra ogni ben di Dio.

Ma gli ormoni non poteva tenerseli per se, santissimo...

Con un sorriso timido raggiunsi i tre pallavolisti e con qualche difficoltà mi sedetti sulla superficie soffice del sofà bianco.

«Allora? Ti è piaciuta la partita?» mi domandò Seokjin, porgendomi un bicchiere con della birra al suo interno.

«No, grazie...» risposi, riferendomi alla bibita. «Comunque, si! Avete giocato proprio bene» gli rivolsi un sorriso impacciato, annuendo un poco con la testa.

The Feminine Boy - KOOKTAEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora