9. Invertire i nostri ruoli

1.8K 146 21
                                    

Jungkook

Una volta una mia insegnante in prima superiore mi raccontò che fra uguaglianza ed equità c'è molta differenza, più di quella che ci immaginiamo.

Qualsiasi persona direbbe che sono sinonimi, ma non è affatto così.

La donna aveva fatto un esempio guardando un'immagine che aveva trovato su internet. Erano due disegni che ritraevano la stessa scena, in due ambiti diversi. Nel primo disegno tre bambini stavano guardando una partita dietro alla recinzione, tutti e tre avevano una scatola di legno sotto di loro che, teoricamente, doveva permettergli di poter vedere la partita.
Ma c'era un problema, il terzo bambino era più basso e non riusciva a vedere nulla, tranne i tronchi della recinzione.

Un avvocato qualunque direbbe che non c'era niente che non tornava. Tutti i bambini avevano ricevuto la stessa scatola di legno per guardare la partita e non era colpa di nessuno se uno di loro, data la sua altezza, non sarebbe riuscito a vedere nulla.

Si chiamava uguaglianza. Tutti avevano la stessa porzione di bisogno. Ma quel bisogno non soddisfava tutti.

La professoressa disse anche questa frase "Non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali". Rappresentava perfettamente quel disegno.

Il secondo disegno rappresentava l'equità. In quel disegno il bambino più alto non aveva nessuna scatola di legno sotto i suoi piedi. Invece il bambino più basso ne aveva due, e grazie a due casse riusciva a vedere bene la partita.

Era giustizia. Così che nessuno rimanesse indietro, così che tutti potessero soddisfare il proprio bisogno e renderlo il più positivo possibile.

All'inizio non capii perché quel pensiero mi venne in mente proprio in quel momento, mentre stavo correndo in direzione di Taehyung. Ma poi collegai tutto.

Taehyung era un po' come quel bambino più basso. Non riusciva a vedere la sua equità, c'era quella recinzione che non glielo permetteva. Eppure aveva lo stesso scatolone di legno che avevamo tutti noi altri.

E qual era il problema? Di certo non era la sua altezza, come quel bambino, ma era il suo distacco dalla "normalità". Non era un problema, non doveva essere considerato un problema. Semplicemente perché non doveva esserlo. Ma lo era considerato lo stesso.

La sua "anormalità" non gli permetteva l'equità che tutti si meritavano.

Ed era una cosa fottutamente fastidiosa. Lui era come noi, il fatto che il suo stile di abbigliamento fosse "diverso" non doveva impedirgli di essere trattato come tutti gli altri.

Arrivai nel parco in pochi minuti, camminai fino al punto in cui avevo insegnato a Taehyung a salire sullo skateboard. E lo vidi lì, seduto sulla stessa panchina in cui mi ero sdraiato io, quel giorno. Aveva il telefono in mano, i capelli fradici per la pioggia che stava scendendo sulle nostre teste e un tono di voce troppo alto per poter appartenere al Taehyung che conoscevo io.

«P-Papà» papà?

Come mai stava registrando un audio per suo padre? Il giorno prima la mamma mi aveva raccontato della loro separazione, del tradimento che aveva subito da parte di quell'uomo. Quindi perché, perché stava cercando proprio lui fra tutti?

«È tutta colpa tua!» sbraitò improvvisamente, io ancora a qualche passo dietro di lui, con uno sguardo preoccupato di chi non capiva cosa stesse succedendo. «È solo colpa tua se adesso mi ritrovo in questo stato! Sotto la pioggia con i vestiti zuppi e la caviglia che fa male!» non avevo mai sentito Taehyung tanto arrabbiato. In realtà non avevo mai sentito Taehyung parlare così tanto. «Perché da quando te ne sei andato con quella cagna della tua nuova fidanzata io ho iniziato ad avere questa stupida passione del cazzo!» aveva appena detto una parolaccia? Come poteva essere lo stesso ragazzo che si era imbarazzato per le cose più insignificanti che gli avevo detto? «E ora vengo costantemente preso in giro» sbuffò. «Non ce la faccio più».

The Feminine Boy - KOOKTAEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora