Capitolo 9. Sentimenti in affitto

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In questo capitolo la narrazione avverrà in terza persona.


Capitolo 9 "Sentimenti in affitto"

Una piccola farfalla volava indisturbata con le sue minuscole ali colorate al di sopra dell’erba curata del giardino, si lasciò toccare dai raggi caldi del sole mentre con dolcezza le sue zampe si posarono su un girasole; si guardò intorno smarrita, piccola com'era, facendosi cullare dal leggero venticello e dal silenzio che quel luogo benedetto regalava.

Qualcosa si mosse sotto di lei tanto da farla spaventare: sbatté le sue ali tirandosi su in volo in preda allo spavento, poi riprese la sua marcia verso la pace fino a quando i suoi occhietti non si posarono su una superficie che le pareva confortante.

Volò fino alla spalla di Logan, si appoggiò su di essa chiudendo in modo elegante e delicato le proprie ali. 

Due palpebre si aprirono con lentezza al suono del piccolo fruscio, quasi impercettibile, e i raggi del sole incontrarono le sue iridi scure, provocandogli un piccolo fastidio che lo costrinse a ripararsi gli occhi con una mano; Logan si guardò attorno riprendendo il contatto con la realtà prima di accorgersi del piccolo esserino sulla sua spalla: allungò un dito nella sua direzione e lei vi si appoggiò concedendogli l'opportunità di studiarne i colori delle ali con fare curioso, come se fossero la cosa più bella che lui avesse mai visto in vita sua. 

Ammaliato avanzò con precisione l'indice cercando di toccarla; era evidente il suo stupore nel vedere tanta arte e bellezza chiusa all'interno di un animale così piccolo e indifeso, ma proprio prima che il suo polpastrello potesse arrivare a toccarla dei forti rumori giunsero alle sue orecchie tanto da far volare via la farfalla. 

Logan si voltò alla ricerca del colpevole ritrovandosi a fissare una ragazza dai lunghi capelli rossi dallo sguardo imbarazzato: le sue gote rosse erano decorate da un spruzzo leggero di lentiggini quasi impossibili da vedere all'occhio umano.

Leonore, 7428. Recitava l'etichetta rovinata attaccata malamente con lo scotch alla sua camicia. 

Logan si alzò lentamente non appena lei gli si avvicinò. Leonore si guardò un’ultima volta attorno prima di far scendere lo sguardo sulle sua calze sporche, una smorfia di disappunto prese forma sul suo viso etereo tanto da farla innervosire.

«Non sei nuovo, non è così?» Domandò poi passandosi una mano tra i capelli con un sorriso.

Logan rimase impassibile di fronte all'improvviso cambiamento dell'espressione della ragazza che gli stava rivolgendo parola e si limitò ad annuire spiegando che è stato trasferito in quella sede tre mesi fa; Leonore annuì affascinata avvicinandoglisi senza avvertire il bisogno di chiedere il permesso, semplicemente entrò in quello spazio personale che per gli umani è inviolabile.

«Com'è il distretto 536?» chiese sbattendo lentamente gli occhi azzurri.

«I distretti sono tutti uguali.» Rispose Logan scrutando silenziosamente il comportamento di Leonore.

I suoi occhi neri come la pece scansionarono il codice identificativo scoprendo che avevano la stessa età e che lei a differenza sua possedeva ancora due possibilità; Leonore dal canto suo non si curava di quel dettaglio troppo presa a rivolgere al ragazzo una sfilza di domande una dopo l'altra, si fermò soltanto quando non vide l'NU di fronte a lei osservare con fare quasi curioso la sua etichetta rovinata dal tempo.

«Ti è stata assegnata la dottoressa McRae?» chiese lei stringendo le mani al grembo e ostentando un sorriso gentile. 

«Sì, immagino che lo stesso sia per te.» Rispose Logan rimettendosi seduto sull'erba e guardando la ragazza dai vestiti sgargianti; tutto in lei sembrava gridare un'ossessione per le perle e la prova stava sul suo collo ed entrambe le mani.

Era completamente diversa da lui e dalle sue catene.

Leonore tirò fuori la lingua. «Esatto!»

«Come fai ad avere un codice identificativo?» chiese lui a bruciapelo andando dritto al punto, aveva sempre odiato perdere tempo.

«Ho esaurito le mie possibilità tanti anni fa.» rispose soltanto senza aggiungere altro.

«I miei occhi testimoniano il contrario.»

La ragazza rise. «Non ti racconterò la mia triste storia se è quello che pensi. Tuttavia concedimi di dirti che c'è speranza anche per quelli rotti come noi, lo scarto della società.»

Logan rimase fermo ad ascoltarla.

«E credo che tu lo sappia anche bene, ma un primo assaggio della libertà non ti ha invogliato a desiderarne ancora?» Domandò poi in un sussurro. «Dovresti darle un'altra chance, gli effetti collaterali sono solo attimi di delucidazione destinati a durare pochi minuti...»

-■-

Il corridoio della sede era vuoto, la maggior parte della gente che lavorava lì adora passare il proprio tempo nel proprio ufficio.

I capelli scuri di Logan erano mossi dal vento che entrava dalla finestre spalancate, tracciava il suo viso pallido fino a percorrere gli occhi che lui chiuse per il leggero fastidio fini a quando non entrò all'interno dello studio della dottoressa McRae trovandola già intenta a selezionare la dose da somministrare quel giorno; il ragazzo si fermò alla soglia della porta sentendo le dita formicolare.

«Puntuale come sempre. Entra pure, chiudi anche la porta mentre ci sei.» disse lei rivolgendogli un sorriso. «Immagino che la prima dose non ti abbia causato dei danni se adesso ti trovi quì, mi sbaglio?»

Logan fece come ordinato e poi si sedette sulla poltrona in pelle beige guardando colei che si sarebbe presa di lui fino alla morte. 

«Alcuni eventi sembrano essere stati rimossi dalla mia memoria.» Ammise, poi continuò sotto lo sguardo attento della dottoressa di fronte a lui. «Sono buchi durante le giornate: alcuni pranzi mai fatti, salti temporali dalla cena ai momenti con Gwen.»

«Credo che sia la prima dose a causare questi buchi temporali, ma posso assicurarti che lentamente ti ristabilirai tornando a essere quello di un tempo..» spiegò in modo professionale mentre allungava nella sua direzione una siringa di piccole dimensioni, Logan porse il braccio senza obiettare mentre la donna continuava a rifilargli parole di conforto e speranza.

«Se tutto va bene sarai il secondo..» sussurrò la dottoressa orgogliosa di se stessa mentre Logan si sforzava di tenere le palpebre aperte, lei lo notò. 

«Quello è più che normale stai tranquillo, inizierai ad avvertire anche tu il bisogno di dormire...» sospirò passandogli dolcemente una mano tra i capelli. «...proprio come un normale essere umano»






Grazie mille _Gioggi10_ per la revisione dei capitoli!

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