Capitolo 12. Bacio di tenebre III

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Gwen p.o.v.

«Quando ho conosciuto tuo nonno indossava degli scarponi da montagna e teneva tra le mani una chitarra dai fili rotti, a quel tempo aiutavo mia madre nel suo piccolo negozio di alcolici per accertarmi che nessuno avrebbe potuto rubare..» iniziò nonna Sigrid sedendosi davanti a me, rigida.

«Era un bambino paffutello, veniva spesso preso in giro per la sua pancia rotonda e le cosce grosse ma a lui non è mai importato: mi ha raccontato che un giorno sarebbe diventato un campione di wrestling e che avrebbe pagato la birra quando sarebbe diventato famoso per le sue vincite. Non mi lasciai convincere da quella sua scusa e lo cacciai via dal negozio, ma lui testardo com'era tornò il giorno dopo e quello dopo ancora con la scusa della sua chitarra, voleva che lo aiutassi a ripararla. Non so perchè lo chiese proprio a me, ma io pur di vederlo andare via studiai con lui i vari modi per poterla aggiustare, così passammo svariate ore dei pomeriggi insieme tra le pause che mia madre mi concedeva, e come le perfette storie d'amore io fui la prima ad innamorarmi.»

Mise su un sorriso malinconico.

«Anche dopo aver aggiustato la chitarra passai la mia adolescenza con lui, diventai la sua migliore amica, e lo vidi crescere dietro gli sforzi della palestra e il suo sorriso sempre più raggiante e ammaliante rivolto solo a me, non fui la sua prima ragazza e non diede a me il suo primo bacio», ammise. «Confessò di amarmi solo quando finì il suo primo allentamento da boxe, era sudato e aveva il fiatone ma i suoi occhi erano carichi di un'emozione così potente che mi sentì travolgere come il colore su tela bianca, la nostra relazione iniziò solo quando ebbe il coraggio di lasciare la sua attuale ragazza. Tre anni dopo aspettavo tuo padre e dopo la sua nascita ci saremo sposati...»

Riuscì a sentire la sua voce incrinarsi all'improvviso, i ricordi si ammassarono sulle sue iridi azzurre.

«Successe qualcosa quando tuo padre compì tre mesi, una scienziata coreana Misaki Matsumoto disse che tuo nonno fosse stato accettato come volontario dalla sede dei non-umani per degli esperimenti, "basta solo un prelievo, niente di complicato." furono queste le sue parole. Non capì perchè lui con le sue tre possibilità avesse voluto immischiarsi negli affari degli scienziati che lavoravano per la sede centrale di Washington, mi tranquillizzò assicurandomi che se lui sarebbe potuto servire per trovare un rimedio e salvare i non-umani allora avrebbe dato il suo piccolo contributo...»

«Non è più tornato...?» chiesi a bassa voce con gli occhi lucidi cercando di non farle notare l'effetto che la sua tristezza stava avendo su di me, ma non riuscì a trattenere una lacrima quando i suoi occhi sofferenti si posarono sui miei lasciandosi leggere come un libro aperto.

«No, no Gwen, lui è tornato due giorni dopo con.... con le sue valige e una lettera...» rispose scuotendo la testa. «Quella lettera affermava la riuscita di un esperimento di cui non seppi mai nulla, ma tuo nonno ne aveva pagato per errore tutte le conseguenze con la sua umanità.»

Il fiato mi si bloccò tra i polmoni. Le lacrime mi rotolarono lungo le guance prima che potessi fermarle, Sigrid mi guardò appena troppo presa nel tentare di regolare il suo respiro affannato.

Pochi secondi dopo chiuse gli occhi sospirando. «So che sei qui perchè hai dei dubbi, avresti potuto scegliere tua madre per delle risposte, ma capisco perché sei venuta da me. La NUC non mi è mai andata a genio da quando mi hanno strappato via l'unica cosa che mi faceva stare bene, ripudio quella sede con tutte le mie due possibilità, non mi fido di chi lavora per il diavolo...»

così come non mi fido di tua madre. Urlò silenziosamente.

«Vai a casa adesso... tenta di capirci qualcosa al posto mio, tu sei più sveglia. E non dimenticare: non fidarti di nessuno, non esistono buoni o i cattivi ma solo gente che agisce per volere di qualcun altro.»

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