Questa parte di capitolo verrà raccontata in terza persona.
I suoi occhi scuri studiavano l'ambiente che lo circondava. L'unico fornello presente nella stanza, una riproduzione di un salotto per gli ospiti, le copie di quadri famosi come "la notte stellata", la parete attrezzata ricolma di libri di medicina e siringhe pronte per l'uso. La dottoressa Mc.Rae lo fissò per svariati secondi prima di fare penetrare l'ago all'interno le spessi pareti della sua pelle.
Nessuna smorfia o espressione di fastidio. Continuava a stare perfettamente immobile sulla poltrona di pelle con le gambe divaricate, le pupille si dilatarono ascoltando con attenzione ciò che il suo tutore stava dicendo.
«Mi dispiace davvero tanto Logan, questo è anche uno degli effetti collaterali. Ti ho già iniettato un'altra dose, starai meglio tra poco. Va bene?» Annuì soltanto abbassando lo sguardo sulle dita priva di anelli. Gli sembravano nude, con quelle vene troppo sporgenti che tanto odiava.
Distolse lo sguardo dal suo braccio soltanto quando qualcuno bussò alla porta in legno bianco.
Uno. Due. Contò i colpi. Qualcosa nel suo petto si alleggerì quando capì che a pochi metri da lui vi erano un ammasso di capelli rossi che avrebbero tentato di rallegrargli la giornata. Di quei tempi il suo sorriso sincero era tutto ciò che chiedeva.
La dottoressa gli rivolse un sorriso contento, i suoi occhi brillavano sotto la luce del sole.
«Qualcuno è venuto a trovarti, sei contento?»
Distolse lo sguardo senza rispondere. Si odiò per non essere riuscito ad aprirsi, ma non riusciva a dimostrare qualcosa oltre l'indifferenza per quanto si sforzasse. Guardò la pelle chiara del suo braccio, il piccolo foro lasciato dall'ago, chiedendosi silenziosamente quanto tempo ci avrebbe messo affinché Molly avesse fatto effetto. La dottoressa sembrò leggere i suoi pensieri.
«Il tempo, Logan, è la soluzione a tutto.» Sussurrò poggiando il palmo della mano sulla maniglia. «Ma anche Loraine sembra un buon incentivo.»
La porta si aprì. Una massa indefinita di riccioli rossi fece il suo ingresso a passo sicuro, gli occhi scuri si posarono sul ragazzo davanti a lui, e su quel viso pallido e costellato da lentiggini si aprì un sorriso allegro. Logan si sentì scuotere dall'interno, il suo sguardo saettò sulla figura della ragazza con cui era solito passare il tempo tra una visita e l'altra, nel calore del suo viso sentì una fitta all'altezza del petto e trattenere il respiro fu un'azione quasi naturale.
«Vieni fuori in giardino?» La sua voce timida riempì la stanza priva di colori, gli occhi da cerbiatta e le mani serrate attorno alla croce appesa al suo collo come se tutto il suo coraggio fosse racchiuso lì.
Pochi minuti dopo i due giovani ragazzi camminavano fianco a fianco per i corridoi dei laboratori che si occupavano di studiare la gente rotta come loro. Sembravano non fare caso al via vai dei medici, delle guardie, delle risate sprezzanti e derisorie di chi lavorava per la i piani alti. In quel momento sembravano impegnati a cercare delle parole adatte a quel momento, era la prima volta che accadeva, di solito non facevano altro che parlare fino a non avere più niente da dirsi.
Logan osservò le labbra piene e rosse di Loraine schiudersi in uno di quei sorrisi che promettevano di scacciare le nuvole in una giornata no, se ne meravigliò ancora una volta tentando di trovare una spiegazione scientifica allo sfarfallio che sembrava avvenire nel suo stomaco ogni tal volta che lei apriva bocca per parlare. Sembrava non trovarla mai, talvolta perché le sensazioni provate erano troppo complicate da riuscire a spiegare ad alta voce o da scrivere su un quaderno.
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Cupid's Match
FantasyA causa dell'evoluzione della specie umana sono stati introdotti nuovi sistemi per consentire all'uomo di riflettere con più attenzione sulle sue azioni e poche occasioni di scegliere bene il cammino verso il proprio futuro. A capo di tutto vi è una...