Grand rapids non è molto conosciuta.
Avrei desiderato che lo fosse solo per vedere il via vai dei turisti stranieri, curiosi di assaggiare il nostro cibo, di conoscere la nostra storia, vedere i pochi grattacieli ma che ci rendevano orgogliosi.
E invece no.
Nessun via vai: solo persone che nella vita avrò visto almeno due volte e di cui raramente ricordavo il volto, nessuno che sembrasse venire dall'Europa o posti nei dintorni.
Il mondo sembrava ignorare il posto in cui ero nata in quanto troppo presi dalle grandi città come Las vegas, schiavi del caos e del divertimento. Per questo quando scoprì, grazie a qualche parola di troppo di mia madre, che il ragazzo che alloggiava nella camera degli ospiti avesse origini per metà americane e per metà coreane non potei fare altro che ascoltare affascinata.
Sfogliai la rivista tra le gambe con disinteresse fino a quando non ripensai a Logan e al suo silenzio: non usciva dalla camera degli ospiti da almeno due giorni, non ricordo neanche di averlo visto di sfuggita...
Starà bene? Giocherellai con il labbro inferiore; che sia il caso di controllare come stia? Non vorrei che in futuro mi venisse rinfacciato di non essermi presa cura di lui, forse è il caso di portargli dell'acqua?
Ripensai al suo viso incosciente e pallido e in un attimo scesi in cucina riempiendo al volo un bicchiere d'acqua, salì le scale con lo sguardo fisso davanti a me ascoltando il battito dei mio cuore accelerato che non faceva altro che rimbombarmi nelle orecchie.
Mi tremarono le mani ad ogni passo che avanzavo e alcune gocce d'acqua fuoriuscirono dal bicchiere cadendo rovinosamente sul pavimento, imprecai a bassa voce ma evitai di fermarmi. Un pensiero improvviso blocco la mia mano a mezz'aria. Forse sta riposando. Sbuffai sonoramente scuotendo la testa per scacciare via quell'idea. Forse invece è svenuto.
Bussai.
Aspettai per quelle che sembrarono ore infinite, lasciai che il mio piede sinistro battesse sul pavimento scaricando la tensione che in quel momento mi attanagliava dall'interno e che si disperde quando la sua voce bassa e sofferente mi disse che potevo entrare. Non ci pensai un secondo di più e aprì la porta entrando.
«Sono lacrime quelle che ho sul viso?» mi chiese una voce impastata non appena venni avvolta da un odore alla pesca, totalmente fuori luogo in quella stanza cupa e asimmetrica.
«n-no»
«Non ho capito...» subito dopo uno sbuffo si dissolse nel buio facendomi tremare con ogni nervo.
Sorrisi in una maniera un pò goffa mentre le mie gambe mi portavano più vicina al bordo del suo letto illuminato grazie alla luce fioca di una lampada, lasciai che i miei muscoli si rilassassero di fronte alla sua figura stanca e il braccio lasciato penzolare nel vuoto privo di forze.
«No, è solo sudore», calcai l'ultima parola, e lui schiuse le labbra rosee facendo cenno di aver capito prima di ignorarmi con quella freddezza che sembrava aver fatto sua.
Lui aveva il potere di far sembrare quella stanza dell'intonaco rovinato e piena di foto che urlavano il mio nome completamente vuota, riusciva con quel suo modo di fare e mostrarsi a me così indifferente a rubare ogni goccia dei colori che lo circondavano e trasformarli in un apatico grigio. Nell'arco di pochi minuti raccolse il dolore che avevo visto sul suo viso in un sacchetto e lo gettò via in un angolo poco illuminato della stanza come se non volesse farsi vedere in quel modo da me, strinsi le labbra provando un senso di vergogna smisurata quando posò le sue iridi scure sulle mie chiedendomi se avessi capito che ero di troppo.
Gli porsi il bicchiere come se quello fosse bastato a sciogliere il ghiaccio nel suo sguardo, e da una parte mi illusi di riuscirci non appena lui se lo portò alle labbra e bevve fino all'ultima goccia.
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Cupid's Match
FantasyA causa dell'evoluzione della specie umana sono stati introdotti nuovi sistemi per consentire all'uomo di riflettere con più attenzione sulle sue azioni e poche occasioni di scegliere bene il cammino verso il proprio futuro. A capo di tutto vi è una...