Capitolo 16. Nora Myers

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Questo capitolo verrà narrato in terza persona.

Qualcuno bussò alla porta.

La gonna lunga nera strisciò sul pavimento freddo del suo ufficio mentre allungava una mano decorata da anelli per aprire. Reed Nyree sollevò lentamente il viso fino a incrociare gli occhi scuri del suo capo, il pallido e tirato su dagli zigomi facevano da cornice al volto di un ragazzo che poteva avere meno di ventiquattro anni.

Giovane e fedele. Se ne compiacque Nora Myers.

«Gli ospiti la aspettano in sala.» Annunciò il ragazzo con tono di voce basso.

La residenza della presidente Myers presentava solo tre piani. Sembrava avere un'ossessione per il vintage e i vecchi dischi risalenti agli anni 80. Trovarli era stato difficile, le nuove generazioni tendevano a distruggere un pezzo del passo per costruire qualcosa di più moderno, per questo Nora impiegò oltre tredici anni per riuscire a trovare qualcosa che non fosse danneggiato.
Si concesse di guardare i dischi appesi alle pareti con un sorriso fiero in volto pensando a quanto sua madre sarebbe stata fiera di lei, collezionare cose risalenti al periodo di ribellione faceva parte di loro.

Nora camminò a passo svelto ansiosa di incontrare i due giovanni debuttanti che le avrebbero permesso di portare la sua comunità a un livello maggiore. Sentì una bella sensazione alla bocca dello stomaco che la fece eccitare maggiormente. Si sistemò gli occhiali sul naso aquilino prima di fare il suo ingresso alla luminosa sala da pranzo. Il lampadario in diamanti appeso sul soffitto bianco pendeva sopra le teste di un non umano e una giovane studentessa di diciannove anni. Quest'ultima seguì con gli occhi verdi i movimenti aggraziati di Nora fino a quando il ragazzo alle spalle della donna non la scostò la sedia per aiutarla a sedersi.

Quella mattina aveva deciso di indossare un vestito nero con le maniche a sbuffo, i capelli scuri erano stati lasciati sciolti e adesso pendevano lungo la schiena scoperta. Nora era orgogliosa di quella scelta, un abito lasciatole da sua madre come omaggio per il suo matrimonio. E adesso che l'aveva indossato riusciva quasi a sentire la sua mano sulla spalla destra in segno di supporto. Fece un mesto sorriso ordinando al capo delle guardie dietro i due giovani di dare il via al pranzo.

Marcel annuì uscendo dalla sala e Reed prese il suo posto stringendo l'arma che si ostinava a portare sempre con sé. La presidente Myers si schiarì la gola.

«Grazie di aver accettato il mio invito Gwen.»

«Grazie a lei per averci invitato.» Rispose la ragazza torturandosi una ciocca di capelli neri. Nora incrociò le braccia sul tavolo. «Spero che il viaggio sia andato bene. Ti va di raccontarmi?» Chiese. Una fitta di dolore e paura sommerse Gwen, ma trattenne un urlo di frustrazione sfoggiando un sorriso gentile respirando l'odore d'incenso proveniente da una libreria poco lontana.

«È andato bene. Fortunatamente non c'è stato molto traffico, il che è strano visto che durante il giorno le strade sono intasate dalle auto...» la risposta era vaga. Nora annuì. «Ne sono contenta, la fortuna è stata a nostro favore. Mi dispiace solo per quel piccolo intoppo che riguarda il non umano seduto accanto a te, ma non ho intenzione di addossare colpe a tua madre visto che sta facendo un lavoro davvero eccellente con lui, tuttavia mi dispiace che tu possa aver pensato che una misera stretta di mano sarebbe bastata per riparare quel suo errore. È solo un essere destinato a servire.» 

Gwen la guardò. Guance rosse e pupille dilatate. Chiedeva in silenzio se le parole della donna a pochi metri da lei fossero reali, ma sapeva che era così solo che era difficile ammetterlo a se stessa. La presidente Myers azzardò una seconda volta tagliando il pezzo di carne sul suo piatto.

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