Capitolo 20. Lenire il dolore

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Raggiungemmo St.Johns prima dell'alba.

Le strade erano vuote, i piccoli supermercati 24h erano sparsi un po' ovunque insieme alle stazioni di rifornimento; secondo Reed quella zona non era sicura come Grand Rapids, ha spiegato che era solito venire quì per fare una sosta dopo le missioni assegnategli dai suoi superiori, il posto era tranquillo e bello da vedere ma i suoi abitanti tendevano ad allungare spesso le mani sugli oggetti dei visitatori.

Per questo abbiamo lasciato Leonore a fare da guardia al furgone, una pistola carica sulle mani che sperai che non avrebbe usato, e insieme a Logan ci siamo recati in diversi supermarket con il denaro datoci dal soldato; abbiamo preso dei marshmallow, bottiglie d'acqua naturale e altre cose che sarebbero servite per l'igiene personale, guardai il ragazzo di fronte a me mettere anche alcune coperte sul cestino ma non me ne lamentai, sapevo già che le temperature si sarebbero abbassate e passare una notte tra costanti brividi di freddo e rischiare di ammalarsi era qualcosa che quantomeno avrei voluto evitare.

Vi erano anche medicine. Alzai un sopracciglio confusa, non è illegale?

Logan sembrò leggermi nel pensiero non appena un enorme scaffale di medicinali gli si presentò davanti gli occhi, mi chiese in silenzio se fosse il caso di prenderne qualcuno e io annuì perchè prevenire è meglio di curare. Dopo tornammo al furgone laddove Leonore sul retro contava il denaro ancora a disposizione e Reed tamburellava le dita sul volante canticchiando una canzone degli Artic Monkeys a bassa voce, Logan mi aiutò con le buste della spesa e poi si sedette accanto alla ragazza dai capelli rossi invitandomi con un cenno della testa a prendere il suo vecchio posto.

Reed mi guardò con i suoi occhi blu mentre mi posizionai accanto a lui, esalai un profondo respiro chiudendo la portiera.

«Ci fermeremo in un motel vicino Toronto e passeremo lì la notte.» Spiegò quest ultimo sfilandosi il cappello dalla testa rivelando i ricci rossi, si passò una mano tra i capelli e un primo raggio di sole tiepido gli illuminò il viso giovane. «Alcuni colleghi mi stanno già aspettando per capire a cosa sia dovuta la mia deviazione.»

L'ultima parola gli rimase incastrata nella gola, quando vidi la sua mascella serrarsi e le pupille dilatarsi capì che era colpa nostra se si era trovato coinvolto in tutto questo. Abbandonare la sua missione originaria che cosa avrebbe comportato per lui? Lo aspettava una punizione?

«È colpa nostra», sussurrai evitando di guardarlo.

«È colpa di Leonore.» Mi contraddì.

Strinsi le labbra trattenendo una risata e Reed mi sorrise; trascorremmo il tempo parlando di vari argomenti: scoprì della passione per la musica di Reed e di come lo facesse sentire vivo, non è mai stato attaccato in modo particolare alla sua famiglia; Loraine si è avvicinata al cristianesimo dopo aver preso la sua prima dose di Molly, spiegò che la sua fede riesce a farle provare emozioni molto forti che la fanno stare meglio nei momenti bui; scoprì che Logan gestisce bene i vecchi ricordi della sua vita che ogni tanto gli tornano in mente, svelò in un sussurro di essere nato a Londra e di come da bambino avesse un legame molto forte con suo padre, Edward Cothran.

Nelle loro voci vi era un chiaro segno di sofferenza e malinconia tranne in quella di Reed, lui sembrava perennemente incazzato quando accennava qualcosa sul suo passato, era solito stringere il manubrio con più forza nonostante sul suo viso aleggiasse un sorriso neutro. Quando venne il mio turno avevo le mani sudate, non sapevo cosa raccontare nello specifico tra tutte le mie disavventure, niente che potesse rivelarsi sorprendente ed emozionante; per questo rimasi per un paio di secondi con le labbra schiuse a tentare di articolare un qualsiasi suono, ma i tre ragazzi mi guardarono come a voler dire "non avere fretta".

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