4 CAPITOLO

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"COSA? Ma che diavolo ti è saltato in mente? Hai accettato la proposta di quel tizio?" Da qualche minuto ero al telefono con il mio migliore amico. Con un sorrisino innocente avevo liquidato il mio coinquilino all'entrata della scuola e ora sedevo nuovamente nei tavolini del locale che ormai era divenuto il mio preferito. Non sarebbe morto nessuno se avessi saltato un giorno di scuola. Mi nascosi ugualmente dietro una pila di libriv, come a dissimulare la mia presenza.

"Ron, non so perchè l'ho fatto. Forse ero sotto shock. Ma ora il problema è che a questa mia amica ho promesso di andarci con lei. -cercai di parlare il più piano possibile- E poi: ANDARE AL BALLO CON UN UOMO! MI CREDERANNO TUTTI GAY!" sbottai non riuscendo però a trattenere la frustrazione. Mi ero cacciato in un orribile guaio. Appuntai mentalmente di dover guardare sempre a destra e sinistra prima di attraversare.

"Harry, non vorrei scoraggiarti. Ma tu SEI Gay..." constatò a bassa voce Ron, come a confessarmi un terribile segreto. E in effetti lo era. Diventai paonazzo e sbattei con forza la testa al tavolo. Lo aveva detto. Aveva appena detto la cosa che mai avrei voluto sentirmi sbattere in faccia."Cosa combini?" Chiese l'altro sentendo il rumore attraverso la cornetta. "Mi infliggo punizioni corporali per espiare le mie colpe." Ironizzai con la bocca attaccata al legno in un momento di instabile verità. "Smettila. È un ballo in mascherà no? Nessuno riconoscerà te o Lui." Cercò di farmi ragionare anche se la sua voce era irragolare.

Sapevamo entrambi in che GUAI mi sarei cacciato se qualcuno avesse scoperto il mio orientamento sessuale. Diamine. Non lo avevo mai detto ad anima viva se non a Ron, che in effetti non poteva essere contato, avendo scoperto del tutto senza il mio aiuto. Non avrei potuto assecondare le mie fantasie erotiche, perchè fino a quel momento non avrei potuto definirle in altro modo.

Per una catastrofica fatalità, infatti,essendo un erede al trono -anche se parecchio lontano dall'arrivarci- del casato dei nobili Potter, ero già stato promesso in sposo ad una ragazza di cui non conoscevo neppure l'identità.

Avevo più volte cercato di mandare tutto al diavolo, mollando la scuola, mollando le attività dettatemi dal volere dei miei genitori, persino andandomene di casa, ma con il passare degli anni avevo capito che il mio era un destino da cui non potevo scappare. La mia famiglia era da generazioni, a capo della famosa e sempre perfetta francia ed io ero solo un altro principino. Soggetto davvero interessante per le riviste da casalinghe disperate.

Non mi sarei fatto di certo scoprire ora. A diciassette anni. Nel momento meno opportuno. La stampa ne sarebbe andata a nozze e io avrei perso tutto definitivamente. E persino a uno come me, sarebbe stato difficile mollare tutto ciò che ormai era diventato parte di me.

"Aiuto." Supplicai dopo vari minuti di silenzio in cui avevo pensato ad una scusa per assentarmi completamente dal ballo. "Harry. Manca ancora una settimana, e domani vengo da te. Resisti ventiquattro ore.. mia Cenerentola." Mi prese in giro come solo lui poteva permettersi di fare. "Arriva presto con la mia scarpetta, mio principe." Sorrisi, poi con poco entusiasmo chiusi la chiamata.

* * *

Riuscii ad arrivare in classe alla seconda ora, dopo essermi fatto firmare un permesso scritto dalla preside e con tono di scuse avevo fatto irruzione del laboratorio di chimica. Per poco il professore non fece esplodere la boccetta alla quale stava lavorando.

"Certo certo si accomodi." Rispose prendendo il foglio con furia e tornando al suo esperimento. Molti detli studenti, contenti della distrazione, stavano comodamente al telefono oppure scherzavano tra loro e si organizzavano per il pomeriggio imminente..

"Ti ho lasciato il posto vicino a me." Mi salutò annoiata Hermione. Io annuii ringraziandola con un sorriso appena accennato.

"Succede qualcosa?" Chiese premurosa. Io scossi la testa e presi dalla borsa alcuni quaderni, mentre la mia mente si rifiutava di ricordare gli argomenti studiati soltanto alcune ore prima.

"No. Scusa, sono solo agitato per delle interrogazioni." Mentii. Non solo a lei, ma anche a me stesso. Due occhi grigi invasero la mia testa e per poco non presi nuovamente a testate il tavolo.

Nona avevo mai visto degli occhi così belli, freddi e pieni di emozioni nello stesso istante. Ogni volta che si andavano a scontrare con i miei, quasi mi ci perdevo dentro, affogavo in quel mare di passione e illusione. Mi ritrovai a scrivere il suo nome sul quaderno verde per poi cancellarlo immediatamente calcando con ira la penna sulla minuscola iscrizione.
Possibile che...

La porta venne improvvisamente spalancata e per la seconda volta il docente rischiò di rovinare la sua 'miscela'. Quei due occhi che avevano affollato la mia testa bloccandomi i pensieri, adesso mi guardavano carichi di quello che sembrava rammarico e rabbia.

Tra gli sguardi confusi dell'intera classe, tra il quale anche il mio, Draco si avvicinò a me a passo di carica e afferrandomi per un polso, mi trascinò fuori dalla classe.

"Draco." Sbottai confuso cercando di farlo ragionare mentre sicuro mi portava verso le scale. "Draco." Alzai la voce. Lui sembrò non sentirmi, continuando la sua scalata verso la nostra camera. Ci volle qualche secondo per aprire la porta, ma appena compiuto l'atto, fui gettatto con poca cura nella stanza. "Cosa diavolo.."

Cominciai massaggiandomi il polso. "È vero?" Chiese avvicinandosi a me minaccioso, io indietreggiai. "Di cosa parli?" Chiesi sinceramente perplesso "Sei il cavolo di figlio di James e Lily Potter, Harry." Il mio nome, pronunciato da lui in quel tono mi fece stranamente sprofondare. "Perchè non me lo hai detto?" Chiese facendo ancora un altro passo verso di me, che ne feci uno indietro, ma invece di allontanarlo da me, fui solo capace di inciampare nelle pantofole lasciate in corridoio. Fu tutto troppo veloce. Draco mi prese appena prima di cadere e fui inesorabilmente attratto dalle sue braccia robuste. Avrei voluto dire qualcosa, ma le labbra del biondo erano già sulle mie. Non fu come la prima volta in cui si erano toccate. Quella volta ero rimasto immobile, scioccato e rigido. Ora per qualche strano motivo, le mie mani stavano accarezzando i suoi capelli. "Odio non sapere niente di te." Mi sussurrò prima di rifiondarsi su di me. La mia lingua chiese accesso alla sua e fu come una nuova e intensa scoperta. Esplorai quel nuovo posto con rinnovata emozione. Poi come accorgendomi solo in quel momento della situazione, mi staccai dal ragazzo e feci più di un passo indietro guardandomi le mani tremanti.

"Maledizione." Esclamai con più collera del dovuto. Con uno scatto, buttai a terra la povera lampada innocente che statica dominava la sceivania, rompendola in mille pezzi. Draco si avvicinò a me. Ora i suoi occhi erano privi di ogni emozione se non, compassione? Affetto? Insoddisfazione? Non riuscii a capirlo, ma sapevo per certo che i miei comunicavano la stessa emotività.

"No." Mi ribbellai al suo abbraccio divincolandomi.

"No." Ripetei sotto al suo sguardo triste.

"Non avvicinarti a me." Dissi con convinzione, ma la mia voce tremò rompendo quella sicurezza. Mi tuffai per un attimo in quell'oceano magnifico e pericoloso che erano i suoi occhi, poi mi aggrappai con tutta la mia forza alla poca determinazione che mi era rimasta e correndo ritornai in classe.
Niente distrazioni. Niente distrazioni. Gridava la mia testa, e solo in quell'istante mi accorsi che il mio cuore si stava opponendo ad essa.

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Vi prego rispiarmiatemi. Lo so che il capitolo è orribile e che andrò incontro a morte certa, ma stranamente mi è piaciuto molto scriverlo. È cortissimo, è vero, ma svela alcuni sentimenti che non mi è possibile spiegare meglio di così per il personaggio di Harry che mi sono creata nella mia testa. Spero che non siate molto delusi. Fatemelo sapere con un commento o accendendo la stellina qui sotto. Un bacio.

Ci sono anch'Io || DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora