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Lo vedo lì nel corridoio, maledettamente bello, e non riesco a trattenermi dal corrergli incontro.

Lo abbraccio come posso dato che è molto più alto di me e cerco di manifestare una cosa che provo per pochissime persone: affetto.

Forse questo abbraccio è dovuto anche al fatto che mi sento un po' in colpa per avergli detto che non lo considero mio amico quando invece è tutto il contrario.

In questo momento, con la sua grande mano appoggiata sulla mia schiena, mi sento al sicuro e mi viene spontaneo sussurrargli un 'mi sei mancato'.

Mi aspetto che lui sorrida e risponda anche io gli sono mancata e che mi rassicuri dicendo che mi ha perdonata per essere stata la solita stronza, ma non succede.

Calum si limita a farmi una smorfia che dovrebbe assomigliare ad un sorrsio per poi lasciar cadere le sue braccia lungo i fianchi, come se avesse rinunciato a stringermi a sé.

Mi stacco da lui e alzo di poco il viso per incontrare i suoi occhi che mi guardano quasi sprezzanti ma non faccio in tempo a chiedergli sé c'è qualcosa che non va che due mani mi spingono letteralmente due metri più in là rispetto a Calum.

Mi giro confusa e vedo una chioma biondo scuro che è finita tra le braccia del moro.

Skylinn

Penso tra me e me rotendo gli occhi e massaggiandomi la spalla dolorante per la spinta non proprio leggera da parte di quella sclerata.

Sto per tornare vicino a quei due che, più che amici, sembrano fidanzati, ma la felicità nel viso di Calum quando Skylinn gli dice che le è mancato mi blocca. Ma soprattutto mi fa salire un nodo alla gola quel 'anche tu mi sei mancata' che io non ho ricevuto.

Mi giro di scatto ed entro in classe senza guardare nemmeno più guardare nessuno dei due.

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Calum è seduto, o meglio dire coricato, sul banco davanti a me e la cosa mi insospettisce parecchio dato che lui non si addormenterebbe mai in classe.

Così afferro una penna dal mio astuccio incasinato e gliela ficco nella schiena, giusto per, non so, vendicarmi della sua stronzaggine che sta iniziando a somigliare alla mia. Lui sobbalza con un gemito e si gira incazzato verso di me.

"Che diamine, Stweart."

Sibila mentre io assottiglio lo sguardo per come mi ha chiamata.

"Il mio nome è Haley."

Cerco di essere dura ma il mio cuore si è come sbriciolato sentendo la freddezza presente nelle sue parole.

"E il tuo cognome è Stweart. "

Risponde beffardo e la mia bocca si spalanca per la sua insolenza.

"Come cazzo ti permetti a..."

"Voi due! Finitela di parlottare o sarò costretta a farvi uscire dall'aula."

Quella troia della professoressa di francese ci guarda male e riprende a spiegare cose di cui non mi importerà mai nulla.

"Mi scusi."

Borbotta Hood e abbassa la testa cercando di tornare a seguire la lezione ma mi ha fatto incazzare così tanto che ho deciso che è ora che affronti il prossimo obbligo. Dopottuto il vero motivo per cui ho iniziato a parlare con questo sfigato è stato proprio quello.

Inzio a moridcchiare la penna e a pensare cosa potrebbe permettere ad entrambi di uscire al più presto dalla classe ma non mi viene in mente nulla.

Virgin 17 || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora