La passione per le arti marziali è esplosa quando avevo all'incirca dieci anni.
Ricordo ancora come fosse ieri, era una grigia domenica d'autunno e in televisione, dopo pranzo, trasmisero il film Karate Kid - Per vincere domani, un film del 1984 di John G. Avildsen, lo stesso regista di Rocky, per intenderci, e con l'eccezionale colonna sonora di Bill Conti, compositore delle musiche del film Rocky (suo esordio), Fuga per la vittoria, e tanti altri.
Ora, quel film, dal punto di vista marziale, non è eccezionale, anzi. Molte scene di combattimento lasciano a desiderare. Ma la passione, l'amore per il Karate e la filosofia delle arti marziali che il film trasmette, è insuperabile.
Migliaia di praticanti di tutto il mondo hanno cominciato il proprio viaggio nello sconfinato mondo di queste "strane discipline orientali" proprio grazie al film di Avildsen.
La cosa toccò anche me, nel profondo, e raramente mi capita, vedendo questa straordinaria saga (formata da quattro film, l'ultimo dei quali vede protagonista una giovanissima Hilary Swank), di non emozionarmi.
Immaginate quando fu rilasciata la serie Cobra Kai (adesso giunta alla terza stagione, di cui seguirà una quarta) come mi sono emozionato! E come capita ancora che gli occhi mi diventino lucidi quando si fa riferimento al vecchio maestro Miyagi e la sua incommensurabile saggezza.
E da quella grigia domenica d'autunno il viaggio fu tutto in discesa, anche se con alti e bassi. Iniziai, ovviamente, studiando il Karate per circa sei mesi e conseguendo le prime cinture; poi dovetti sospendere a causa degli impegni scolastici (avevo dieci anni) per riprendere seriamente nel 2010.
Nel frattempo, però, le mie conoscenze sulle arti marziali aumentarono. Anche se non praticai per tutto quel tempo (9 anni, dal 2001 al 2010) lessi qualunque cosa sul tema e vidi ogni genere di film.
Mi innamorai dei kung-fu movies anni '70, dei film di Bruce Lee, Van Damme, Brandon Lee, Jackie Chan, Sammo Hung e Jet Li, nonché di altre action stars più recenti: Tony Jaa, Jason Statham, Michael J. White, Iko Uwais, Donnie Yen, Daniel Wu, Keanu Reeves, Liam Neeson e tantissimi altri.
Inevitabile fu l'incontro con l'antenato di tutte le arti marziali: il Kung Fu.
Lessi di tutto, e soprattutto cominciai ad amare la figura di Bruce Lee, prima di ogni altra cosa filosofo e cultore di arti marziali, poi attore. Anche se impegnato fin da bambino nel cinema (suo padre fu un famoso attore di teatro e cinema), la fama, in questo campo artistico, gli giunse soltanto a partire dal 1970 e fino al 1973 (anno della sua morte).
Bruce Lee, nel vasto panorama delle arti marziali è stato come un fulmine a ciel sereno. Ha aperto la mente di tanti praticanti, nel mondo, e a scosso le coscienze di molti.
Bruce Lee è stato, per me, una grande scoperta. Ripresi a praticare grazie a lui e mi avvicinai ad un'arte marziale particolarissima, non molto conosciuta: il Wing Chun.
Questo particolare stile di kung fu, praticato anche da Bruce, sotto la guida del maestro Ip Man, fu creato, secondo la leggenda, da una donna. L'unico stile di arti marziali al mondo ad essere stato creato da una monaca guerriera di nome Wu Mei, intorno al XVII secolo, e l'unica arte marziale che prende il nome di un'altra donna: Wing Chun, nome proprio di persona cantonese, che può essere tradotto come "Radiosa Primavera".
Due donne, dunque. Una maestra ed una allieva che hanno dato vita alla disciplina a cui mi dedico da circa dieci anni, ormai.
Essendo stata codificata da due donne, questo particolare stile di kung fu, che riprende soprattutto le movenze di due animali totem del kung fu tradizionale come la gru ed il serpente, non ha bisogno di particolari doti atletiche per essere praticato, anzi, insegna come sfruttare la forza del proprio avversario a suo sfavore.
Bruce partì dal Wing Chun per creare il proprio metodo di combattimento personale ma a questo stile e al suo maestro fu particolarmente legato per tutta la vita.
Ed eccomi qui a scrivere della mia passione più grande (anche con qualche cenno storico) che purtroppo la pandemia da Covid-19 ha interrotto.
Dopo un anno e mezzo di stop sarà dura riprendere.
Confesso di non aver mai smesso di allenarmi, anche a casa, durante questi mesi di quarantena, con le palestre chiuse. Le palestre e i dojo di arti marziali, poi, sono stati i primi ad essere stati chiusi immediatamente ed ancora oggi nulla è cambiato. Non si sa quando si potrà riprendere in sicurezza, in quanto disciplina da contatto.
Spero molto presto. La voglia c'è ancora e i miei studi proseguono.
Nel frattempo, guardandomi intorno, ho scoperto altre arti marziali molto interessanti da studiare.
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Pensieri e Parole - Pillole di Filosofia
RastgeleEcco qui una raccolta di pensieri, riflessioni e parole. Buona lettura a tutti. E' SEVERAMENTE VIETATA LA COPIA. TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI ALL'AUTORE.