Storia della Filosofia - I Pluralisti

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Bentornati nella rubrica filosofica del giovedì.

Prima dell'arrivo di Socrate, Platone ed Aristotele, dal 500 a.C. al 420 a.C. circa ed anche oltre, in Grecia e Magna Grecia, circolano una moltitudine di scuole di pensiero diverse, ognuna caratterizzata da punti di vista differenti.

In particolar modo, oggi vediamo quei filosofi che guardano alla realtà e al suo archè come un agglomerato di più elementi e che sono definiti a ben diritto come pluralisti.

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Empedocle nasce ad Agrigento verso il 490 a

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Empedocle nasce ad Agrigento verso il 490 a.C. Scrive due opere in esametri, la cui paternità, però, resta dubbia: "Sulla natura", riguardo la sua visione del mondo e "Purificazioni", in cui riprende le teorie pitagoriche sull'immortalità dell'anima e sulla metempsicosi, ovvero la reincarnazione delle anime.

Il filosofo sente la necessità di trovare un principio (archè) della realtà che spieghi, allo stesso tempo, l'uno e il molteplice, il divenire e l'immobilità, prendendo in esame entrambi gli insegnamenti di Parmenide ed Eraclito. Così, Empedocle, arriva a sostenere che dietro al continuo divenire del mondo (come sostiene Eraclito), esperibile in prima persona, ci sono quattro elementi, che egli chiama "radici", e che sono sono costanti e indistruttibili (come l'essere di Parmenide). Queste radici non sono altro che i canonici quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra, che si uniscono fra loro per via del movimento e per via dell'azione di due specifiche forze unificatrici e disgregatrici, ossia Amore e Odio.

A seconda del prevalere dell'azione unificatrice dell'Amore o dell'azione disgregatrice dell'Odio, il nostro mondo sperimenta continuamente ed in maniera infinita la loro opposizione. Riprende, in questo, il principio del pòlemos eracliteo che sta alla base di ogni cosa..

Per di più, rifacendosi alla tradizione orfica e pitagorica, come accennato in precedenza, Empedocle riprende il concetto di trasmigrazione delle anime. Solo le anime sono le uniche cose che permangono e non cambiano, nel processo di aggregazione e disgregazione, anche se non parla mai propriamente di anima, piuttosto di un dàimon che, staccatosi dall'unità primordiale per mezzo dell'azione disgregatrice dell'Odio, deve trascorrere diecimila anni a migrare da un corpo all'altro, patendo tutte le pene che patiscono gli esseri viventi. Per queste ragioni, egli condanna severamente la pratica dei sacrifici animali e la pratica del mangiare la carne di altri esseri viventi.

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Anassagora nasce a Clazomene, nella Ionia, nel 462 a

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Anassagora nasce a Clazomene, nella Ionia, nel 462 a.C., trasferendosi poi ad Atene (in questo periodo un vero e proprio centro culturale, caleidoscopio di varie correnti filosofiche) dove vive ed esercita la sua attività di filosofo per circa trent'anni; stessa città che nel 438-37 lo condanna all'esilio per via delle sue originali teorie astronomiche, accusato di blasfemia contro la religione tradizionale e reo confesso di aver definito il sole una sfera infuocata e la luna un corpo terroso (niente di più vero).

Anassagora è uno dei più ferventi sostenitori della molteplicità dell'essere.

Vediamo come.

Secondo le sue teorie, l'intera realtà viene generata da una complessa mescolanza di materiali che egli chiama "spèrmata", ovvero semi. Questi semi, che presiedono all'origine delle cose, non nascono e non muoiono, sono eterni e sono soggetti a processi di aggregazione e disgregazione (confronta con il pensiero di Empedocle).

Ogni cosa viene fuori, dunque, dalla mescolanza di questi minuscoli elementi primordiali.

Ma come avviene l'aggregazione di questi semi?

Anassagora concorda con Empedocle che la causa dell'aggregazione è da rintracciare nel movimento, ma, nel rintracciare le cause di questo movimento, compie un notevole passo avanti rispetto al suo predecessore, parlando di un "nous", un'intelligenza (nous, in greco, è il pensiero), che agisce nel mondo e, persino, nei semi.

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Democrito è il seguace più illustre dell'indirizzo pluralista

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Democrito è il seguace più illustre dell'indirizzo pluralista.

Nasce intorno al 460 a.C. ad Abdera, in Tracia. Egli è convinto che tutta la realtà sia costituita da un'infinità di princìpi, invisibili ad occhi nudo, che chiama atomi ma, a differenza dei semi di Anassagora, essi non sono divisibili all'infinito (atomo = alpha privativo + temno "tagliare") e sono tutti qualitativamente uguali, salvo per la loro forma e per l'ordine che seguono nell'aggregarsi (da qui le differenze fra le cose).

Inoltre, proprio come l'essere di Parmenide e i semi di Anassagora, essi sono ingenerati e indistruttibili.

Ma gli atomi non sono il solo principio costitutivo della realtà.

Secondo Democrito esiste un altro principio fondamentale: il vuoto.

Il vuoto è la condizione da cui non si può prescindere se si vuole parlare di moto atomico. Così, egli definisce gli atomi e il vuoto rispettivamente come essere e non-essere.

Come si muovono questi atomi nello spazio?

Il filosofo attribuisce loro un movimento di tipo casuale, pulviscolare (come la polvere che si libra nell'aria in controluce), in maniera che scontrandosi casualmente essi generano delle reazioni: gli atomi si respingono e cambiano direzione se non sono compatibili fra loro, mentre accade il contrario se invece sono compatibili.

Il simile si unisce al simile.

È curioso osservare come i nostri pluralisti, compreso Leucippo, maestro di Democrito, anticipano di quasi quattordici secoli elementi che la futura scienza definisce come atomi (riprendendo appunto la definizione democritea) ovvero quelle particelle costitutive della materia che non subiscono alterazioni all'interno di trasformazioni chimiche (principio dell'incorruttibilità affermato anche dai nostri filosofi), ma che possono subire trasformazioni fisiche quali eccitazione, disintegrazione, fissione e via dicendo (il principio di aggregazione e disgregazione).

I pluralisti possono essere definiti, in conclusione, i più grandi e i più antichi anticipatori delle moderne scienze fisiche e chimiche.

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