Storia della Filosofia - Anassimandro ed Anassimene

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Ben ritrovati, miei cari lettori, al nostro ormai consueto appuntamento settimanale nella rubrica filosofica del giovedì.

Dopo aver esposto, la scorsa settimana, il pensiero di Giordano Bruno, torniamo ancora indietro nel tempo, continuando a parlare dei filosofi naturalisti che, tradizionalmente, vengono associati a Talete: Anassimandro e Anassimene, nati entrambi a Mileto. 

Ma procediamo con ordine.

Anassimandro nasce nel 610 a.C. e muore nel 546 a.C. Succede a Talete come caposcuola della cosiddetta Scuola di Mileto. Poco o nulla è stato tramandato della sua vita, a differenza del suo pensiero. Come il suo maestro, Anassimandro è stato un ottimo astronomo nonché un provetto geografo. Tant'è che è annoverato come il primo cartografo della storia occidentale. 

«Anassimandro di Mileto, l'allievo di Talete , ebbe per primo l'audacia di disegnare l'ecumene su una tavoletta.» Afferma Agatemero, geografo greco di età romana imperiale. 

Una rappresentazione della terra molto accurata, per quell'epoca

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Una rappresentazione della terra molto accurata, per quell'epoca.

Per quanto riguarda il suo pensiero, invece, grazie all'attenta osservazione della natura (in greco phýsis), Anassimandro ne indica l'archè, l'origine di tutto, nell'àpeiron: l'infinito.

Tutto nasce e ritorna nell'infinito e, nell'infinito, tutto si trasforma, compresi tutti i cieli e i mondi che in esso esistono. L'àperion rappresenta dunque l'origine e il principio primo di tutto l'universo. Esso è una realtà infinita, indeterminata, eterna, indistruttibile e in continuo movimento. A partire da questo principio si sono generati tutti gli altri elementi naturali, originariamente indistinti all'interno dell'infinito. Poi, proprio a causa del movimento rotatorio dell'àpeiron stesso, le cose iniziano a separarsi, a coppie di contrari, dando origine al cosmo: così ne scaturiscono luce e tenebre, notte e giorno, vita e morte, assumendo un'esistenza individuale e contraria. 

Rompere l'armonia originaria dell'àpeiron è stata,  per Anassimandro, la colpa più grave del mondo e dell'essere umano. La rottura di questa unità, non solo ha causato una divisione insanabile tra esseri, ma ne sancisce, nel presente, anche l'eterna incomunicabilità. Gli uomini scontano questa colpa vivendo la vita in modo incompleto, finché i contrari possono di nuovo fondersi e ritornare nell'indistinto ápeiron alla fine di questa vita.

Questo principio abbraccia e governa tutto ciò che esiste, regolando di conseguenza la nascita e il dissolvimento di ogni realtà secondo le leggi cosmiche.

Questo è forse il primo tentativo della filosofia occidentale di definire dualisticamente la realtà, laddove invece Talete cerca di unificarla con il principio dell'acqua. Scelta, quella di Anassimandro, che porta inevitabilmente la cultura occidentale verso una visione dualistica di fondo. Dualismo accentuato, secoli dopo, da Cartesio.

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Secondo la tradizione filosofica, Anassimene è stato l'allievo più capace di Anassimandro. Della sua vita non sappiamo nulla e il suo pensiero ci è stato tramandato soltanto dai filosofi successivi, soprattutto da Aristotele.

Nasce tra il 588 e il 587 a.C. e muore tra il 528 a.C. e il 525 a.C. 

Con Anassimene si ha ancora un cambio di rotta, per quanto riguarda la definizione di archè. Mentre per il suo maestro l'origine di tutto è un principio indefinito ed indeterminato, ovvero l'infinito, per Anassimene l'origine di tutto è un elemento concreto e fisico: l'aria. Essa è alla base della vita di ogni essere vivente ma è anche incessantemente in movimento e non ha forma alcuna (caratteristiche, queste, che fanno parte anche dell'àpeiron teorizzato da Anassimandro).

Anassimene crea, dunque, una sorta di unione tra il pensiero di Talete e di Anassimandro. Al pari dell'acqua (l'arché di Talete) è necessaria a tutte le forme di vita, sia essa vegetale che animale, mentre, al pari dell'infinito (arché di Anassimandro), essa è in continuo movimento ed è senza forma. Anzi, dalla sua immobilità ne deriverebbe la fine della vita.

Tuttavia, la novità di Anassimene sta nella spiegazione precisa del meccanismo che consente all'aria di essere il principio tutte le cose. E questo principio è appunto il processo di rarefazione (diminuzione della densità) e condensazione (aumento della densità) dell'aria stessa.

«Condensata e rarefatta [l'aria] appare in forme differenti: quando si dilata fino ad essere molto leggera diventa fuoco, mentre poi condensandosi diviene vento, dall'aria si producono le nuvole per condensazione e se la condensazione cresce viene prodotta l'acqua, se cresce ancora dà origine alla terra. E all'ultimo grado le pietre. Sicché i contrari fondamentali per la generazione sono il caldo e il freddo.» (Teofrasto, Opinione dei fisici)

Dai principi di condensazione e rarefazione, dunque, secondo Anassimene, non solo si originano gli altri elementi naturali, ma anche il caldo e il freddo: i due contrari fondamentali, necessari entrambi alla nascita di tutte le cose. In questo modo, tutte le trasformazioni sono causate dal mutamento di forma dell'aria (condensazione e rarefazione, caldo e freddo) e tutte le cose che formano l'universo sono aria in un diverso grado di densità.

Dall'unico frammento pervenutoci, si deduce come Anassimene vedesse in questo elemento anche la forza che anima il mondo e la realtà circostante:

«Come l'anima nostra, che è aria, ci sostiene, così il soffio e l'aria circondano il mondo intero.»

Il principio fondamentale alla base della vita, che viene denominato dai Greci Πνευμα - Pnèuma, per l'appunto "soffio vitale", anima mundi (anima del mondo), è un concetto che ritroviamo anche in altre culture, noto però con nomi diversi: prana, per la cultura induista; chi o ki per la cultura sino-giapponese; Spirito Santo per la cultura cristiana; e i concetti di Spirito/Spiriti presenti nelle pratiche animistiche e sciamaniche.




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