Canto decimo

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1
Fra quanti amor, fra quante fede al mondo
mai si trovâr, fra quanti cor constanti,
fra quante, o per dolente o per iocondo
stato, fèr prove mai famosi amanti;
piú tosto il primo loco ch'il secondo
darò ad Olimpia: e se pur non va inanti,
ben voglio dir che fra gli antiqui e nuovi
maggior de l'amor suo non si ritruovi;

2
e che con tante e con si chiare note
di questo ha fatto il suo Bireno certo,
che donna piú far certo uomo non puote,
quando anco il petto e 'l cor mostrasse aperto.
E s'anime si fide e si devote
d'un reciproco amor denno aver merto,
dico ch'Olimpia è degna che non meno,
anzi piú che sé ancor, l'ami Bireno:

3
e che non pur non l'abandoni mai
per altra donna, se ben fosse quella
ch'Europa et Asia messe in tanti guai,
o s'altra ha maggior titolo di bella;
ma piú tosto che lei, lasci coi rai
del sol l'udita e il gusto e la favella
e la vita e la fama, e s'altra cosa
dire o pensar si può piú precïosa.

4
Se Bireno amò lei come ella amato
Bireno avea, se fu si a lei fedele
come ella a lui, se mai non ha voltato
ad altra via, che a seguir lei, le vele;
o pur s'a tanta servitú fu ingrato,
a tanta fede e a tanto amor crudele,
io vi vo' dire, e far di maraviglia
stringer le labra et inarcar le ciglia.

5
E poi che nota l'impietá vi fia,
che di tanta bontá fu a lei mercede,
donne, alcuna di voi mai piú non sia,
ch'a parole d'amante abbia a dar fede.
L'amante, per aver quel che desia,
senza guardar che Dio tutto ode e vede,
aviluppa promesse e giuramenti,
che tutti spargon poi per l'aria i venti.

6
I giuramenti e le promesse vanno
dai venti in aria disipate e sparse,
tosto che tratta questi amanti s'hanno
l'avida sete che gli accese et arse.
Siate a' prieghi et a' pianti che vi fanno,
per questo esempio, a credere piú scarse.
Bene è felice quel, donne mie care,
ch'essere accorto all'altrui spese impare.

7
Guardatevi da questi che sul fiore
de' lor begli anni il viso han si polito;
che presto nasce in loro e presto muore,
quasi un foco di paglia, ogni appetito.
Come segue la lepre il cacciatore
al freddo, al caldo, alla montagna, al lito,
né piú l'estima poi che presa vede;
e sol dietro a chi fugge affretta il piede:

8
cosí fan questi gioveni, che tanto
che vi mostrate lor dure e proterve,
v'amano e riveriscono con quanto
studio de' far chi fedelmente serve;
ma non sí tosto si potran dar vanto
de la vittoria, che, di donne, serve
vi dorrete esser fatte; e da voi tolto
vedrete il falso amore, e altrove volto.

9
Non vi vieto per questo (ch'avrei torto)
che vi lasciate amar; che senza amante
sareste come inculta vite in orto,
che non ha palo ove s'appoggi o piante.
Sol la prima lanugine vi esorto
tutta a fuggir, volubile e inconstante,
e córre i frutti non acerbi e duri,
ma che non sien però troppo maturi.

10
Di sopra io vi dicea ch'una figliuola
del re di Frisa quivi hanno trovata,
che fia, per quanto n'han mosso parola,
da Bireno al fratel per moglie data.
Ma, a dire il vero, esso v'avea la gola;
che vivanda era troppo delicata:
e riputato avria cortesia sciocca,
per darla altrui, levarsela di bocca.

11
La damigella non passava ancora
quattordici anni, et era bella e fresca,
come rosa che spunti alora alora
fuor de la buccia e col sol nuovo cresca.
Non pur di lei Bireno s'inamora,
ma fuoco mai cosí non accese esca,
né se lo pongan l'invide e nimiche
mani talor ne le mature spiche;

12
come egli se n'accese immantinente,
come egli n'arse fin ne le medolle,
che sopra il padre morto lei dolente
vide di pianto il bel viso far molle.
E come suol, se l'acqua fredda sente,
quella restar che prima al fuoco bolle;
cosí l'ardor ch'accese Olimpia, vinto
dal nuovo successore, in lui fu estinto.

Ludovico Ariosto - Orlando furiosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora