Canto venticinquesimo

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1
Oh gran contrasto in giovenil pensiero,
desir di laude ed impeto d'amore!
né chi più vaglia, ancor si trova il vero;
che resta or questo or quel superiore.
Ne l'uno ebbe e ne l'altro cavalliero
quivi gran forza il debito e l'onore;
che l'amorosa lite s'intermesse,
fin che soccorso il campo lor s'avesse.

2
Ma più ve l'ebbe Amor: che se non era
che così commandò la donna loro,
non si sciogliea quella battaglia fiera,
che l'un n'avrebbe il triunfale alloro;
ed Agramante invan con la sua schiera
l'aiuto avria aspettato di costoro.
Dunque Amor sempre rio non si ritrova:
se spesso nuoce, anco talvolta giova.

3
Or l'uno e l'altro cavallier pagano,
che tutti ha differiti i suoi litigi,
va, per salvar l'esercito africano,
con la donna gentil verso Parigi;
e va con essi ancora il piccol nano
che seguitò del Tartaro i vestigi,
fin che con lui condotto a fronte a fronte
avea quivi il geloso Rodomonte.

4
Capitaro in un prato ove a diletto
erano cavallier sopra un ruscello,
duo disarmati e duo ch'avean l'elmetto,
e una donna con lor di viso bello.
Chi fosser quelli, altrove vi fia detto;
or no, che di Ruggier prima favello,
del buon Ruggier di cui vi fu narrato
che lo scudo nel pozzo avea gittato.

5
Non è dal pozzo ancor lontano un miglio,
che venire un corrier vede in gran fretta,
di quei che manda di Troiano il figlio
ai cavallieri onde soccorso aspetta;
dal qual ode che Carlo in tal periglio
la gente saracina tien ristretta,
che, se non è chi tosto le dia aita,
tosto l'onor vi lascerà o la vita.

6
Fu da molti pensier ridutto in forse
Ruggier, che tutti l'assaliro a un tratto;
ma qual per lo miglior dovesse torse,
né luogo avea né tempo a pensar atto.
Lasciò andare il messaggio, e 'l freno torse
là dove fu da quella donna tratto,
ch'ad or ad or in modo egli affrettava,
che nessun tempo d'indugiar le dava.

7
Quindi seguendo il camin preso, venne
(già declinando il sole) ad una terra
che 'l re Marsilio in mezzo Francia tenne,
tolta di man di Carlo in quella guerra.
Né al ponte né alla porta si ritenne,
che non gli niega alcuno il passo o serra,
ben ch'intorno al rastrello e in su le fosse
gran quantità d'uomini e d'arme fosse.

8
Perch'era conosciuta da la gente
quella donzella ch'avea in compagnia,
fu lasciato passar liberamente,
né domandato pure onde venìa.
Giunse alla piazza, e di fuoco lucente,
e piena la trovò di gente ria;
e vide in mezzo star con viso smorto
il giovine dannato ad esser morto.

9
Ruggier come gli alzò gli occhi nel viso,
che chino a terra e lacrimoso stava,
di veder Bradamante gli fu aviso,
tanto il giovine a lei rassimigliava.
Più dessa gli parea, quanto più fiso
al volto e alla persona il riguardava;
e fra sé disse: - O questa è Bradamante,
o ch'io non son Ruggier com'era inante.

10
Per troppo ardir si sarà forse messa
del garzon condennato alla difesa;
e poi che mal la cosa l'è successa,
ne sarà stata, come io veggo, presa.
Deh perché tanta fretta, che con essa
io non potei trovarmi a questa impresa?
Ma Dio ringrazio che ci son venuto,
ch'a tempo ancora io potrò darle aiuto. -

11
E sanza più indugiar la spada stringe
(ch'avea all'altro castel rotta la lancia),
e adosso il vulgo inerme il destrier spinge
per lo petto, pei fianchi e per la pancia.
Mena la spada a cerco, ed a chi cinge
la fronte, a chi la gola, a chi la guancia.
Fugge il popul gridando; e la gran frotta
resta o sciancata o con la testa rotta.

12
Come stormo d'augei ch'in ripa a un stagno
vola sicuro e a sua pastura attende,
s'improviso dal ciel falcon grifagno
gli dà nel mezzo ed un ne batte o prende,
si sparge in fuga, ognun lascia il compagno,
e de lo scampo suo cura si prende;
così veduto avreste far costoro,
tosto che 'l buon Ruggier diede fra loro.

Ludovico Ariosto - Orlando furiosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora