Canto trentottesimo

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1
Cortesi donne, che benigna udienza
date a' miei versi, io vi veggo al sembiante,
che quest'altra sì subita partenza
che fa Ruggier da la sua fida amante,
vi dà gran noia, e avete displicenza
poco minor ch'avesse Bradamante;
e fate anco argumento ch'esser poco
in lui dovesse l'amoroso fuoco.

2
Per ogni altra cagion ch'allontanato
contra la voglia d'essa se ne fusse,
ancor ch'avesse più tesor sperato
che Creso o Crasso insieme non ridusse,
io crederia con voi, che penetrato
non fosse al cor lo stral che lo percusse;
ch'un almo gaudio, un così gran contento
non potrebbe comprare oro né argento.

3
Pur, per salvar l'onor, non solamente
d'escusa, ma di laude è degno ancora;
per salvar, dico, in caso ch'altrimente
facendo, biasmo ed ignominia fôra:
e se la donna fosse renitente
ed ostinata in fargli far dimora,
darebbe di sé indizio e chiaro segno
o d'amar poco o d'aver poco ingegno.

4
Che se l'amante de l'amato deve
la vita amar più de la propria, o tanto
(io parlo d'uno amante a cui non lieve
colpo d'Amor passò più là del manto);
al piacer tanto più, ch'esso riceve,
l'onor di quello antepor deve, quanto
l'onore è di più pregio che la vita,
ch'a tutti altri piaceri è preferita.

5
Fece Ruggiero il debito a seguire
il suo signor, che non se ne potea,
se non con ignominia, dipartire;
che ragion di lasciarlo non avea.
E s'Almonte gli fe' il padre morire,
tal colpa in Agramante non cadea;
ch'in molti effetti avea con Ruggier poi
emendato ogni error dei maggior suoi.

6
Farà Ruggiero il debito a tornare
al suo signore; ed ella ancor lo fece,
che sforzar non lo volse di restare,
come potea, con iterata prece.
Ruggier potrà alla donna satisfare
a un altro tempo, s'or non satisfece:
ma all'onor, chi gli manca d'un momento,
non può in cento anni satisfar né in cento.

7
Torna Ruggiero in Arli, ove ha ritratta
Agramante la gente che gli avanza.
Bradamante e Marfisa, che contratta
col parentado avean grande amistanza,
andaro insieme ove re Carlo fatta
la maggior prova avea di sua possanza,
sperando, o per battaglia o per assedio,
levar di Francia così lungo tedio.

8
Di Bradamante, poi che conosciuta
in campo fu, si fe' letizia e festa:
ognun la riverisce e la saluta;
ed ella a questo e a quel china la testa.
Rinaldo, come udì la sua venuta,
le venne incontra; né Ricciardo resta
né Ricciardetto od altri di sua gente,
e la raccoglion tutti allegramente.

9
Come s'intese poi che la compagna
era Marfisa, in arme sì famosa,
che dal Cataio ai termini di Spagna
di mille chiare palme iva pomposa;
non è povero o ricco che rimagna
nel padiglion: la turba disiosa
vien quinci e quindi, e s'urta, storpia e preme
sol per veder sì bella coppia insieme.

10
A Carlo riverenti appresentarsi.
Questo fu il primo dì (scrive Turpino)
che fu vista Marfisa inginocchiarsi;
che sol le parve il figlio di Pipino
degno, a cui tanto onor dovesse farsi,
tra quanti, o mai nel popul saracino
o nel cristiano, imperatori e regi
per virtù vide o per ricchezza egregi.

11
Carlo benignamente la raccolse,
e le uscì incontra fuor dei padiglioni;
e che sedesse a lato suo poi volse
sopra tutti re, principi e baroni.
Si diè licenza a chi non se la tolse;
sì che tosto restaro in pochi e buoni:
restaro i paladini e i gran signori;
la vilipesa plebe andò di fuori.

12
Marfisa cominciò con grata voce:
- Eccelso, invitto e glorioso Augusto,
che dal mar Indo alla Tirinzia foce,
dal bianco Scita all'Etiope adusto
riverir fai la tua candida croce,
né di te regna il più saggio o 'l più giusto;
tua fama, ch'alcun termine non serra,
qui tratto m'ha fin da l'estrema terra.

Ludovico Ariosto - Orlando furiosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora