Canto quarantacinquesimo

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1
Quanto più su l'instabil ruota vedi
di Fortuna ire in alto il miser uomo,
tanto più tosto hai da vedergli i piedi
ove ora ha il capo, e far cadendo il tomo.
Di questo esempio è Policràte, e il re di
Lidia, e Dionigi, ed altri ch'io non nomo,
che ruinati son da la suprema
gloria in un dì ne la miseria estrema.

2
Così all'incontro, quanto più depresso,
quanto è più l'uom di questa ruota al fondo,
tanto a quel punto più si trova appresso,
ch'a da salir, se de' girarsi in tondo.
Alcun sul ceppo quasi il capo ha messo,
che l'altro giorno ha dato legge al mondo.
Servio e Mario e Ventidio l'hanno mostro
al tempo antico, e il re Luigi al nostro:

3
il re Luigi, suocero del figlio
del duca mio; che rotto a Santo Albino,
e giunto al suo nimico ne l'artiglio,
a restar senza capo fu vicino.
Scorse di questo anco maggior periglio,
non molto inanzi, il gran Matia Corvino.
Poi l'un, de' Franchi passato quel punto,
l'altro al regno degli Ungari fu assunto.

4
Si vede per gli esempi di che piene
sono l'antiche e le moderne istorie,
che 'l ben va dietro al male, e 'l male al bene,
e fin son l'un de l'altro e biasmi e glorie;
e che fidarsi a l'uom non si conviene
in suo tesor, suo regno e sue vittorie,
né disperarsi per Fortuna avversa,
che sempre la sua ruota in giro versa.

5
Ruggier per la vittoria ch'avea avuto
di Leone e del padre imperatore,
in tanta confidenza era venuto
di sua fortuna e di suo gran valore,
che senza compagnia, senz'altro aiuto,
di poter egli sol gli dava il core
fra cento a piè e a cavallo armate squadre
uccider di sua mano il figlio e il padre.

6
Ma quella, che non vuol che si prometta
alcun di lei, gli mostrò in pochi giorni,
come tosto alzi e tosto al basso metta,
e tosto avversa e tosto amica torni.
Lo fe' conoscer quivi da chi in fretta
a procacciargli andò disagi e scorni,
dal cavallier che ne la pugna fiera
di man fuggito a gran fatica gli era.

7
Costui fece ad Ungiardo saper, come
quivi il guerrier ch'avea le genti rotte
di Costantino e per molt'anni dome,
stato era il giorno, e vi staria la notte;
e che Fortuna presa per le chiome,
senza che più travagli o che più lotte,
darà al suo re, se fa costui prigione;
ch'a' Bulgari, lui preso, il giogo pone.

8
Ungiardo da la gente, che fuggita
de la battaglia, a lui s'era ridutta
(ch'a parte a parte v'arrivò infinita,
perch'al ponte passar non potea tutta),
sapea come la strage era seguita,
che la metà de' Greci avea distrutta;
e come un cavallier solo era stato,
ch'un campo rotto, e l'altro avea salvato:

9
e che sia da se stesso senza caccia
venuto a dar del capo ne la rete,
si maraviglia, e mostra che gli piaccia,
con viso e gesti e con parole liete.
Aspetta che Ruggier dormendo giaccia;
poi manda le sue gente chete chete,
e fa il buon cavallier, ch'alcun sospetto
di questo non avea, prender nel letto.

10
Accusato Ruggier dal proprio scudo,
ne la città di Novengrado resta
prigion d'Ungiardo, il più d'ogni altro crudo,
che fa di ciò maravigliosa festa.
E che può far Ruggier, poi che gli è nudo,
ed è legato già, quando si desta?
Ungiardo un suo corrier spaccia a staffetta
a dar la nuova a Costantino in fretta.

11
Avea levato Costantin la notte
da le ripe di Sava ogni sua schiera;
e seco a Beleticche avea ridotte,
che città del cognato Androfilo era,
padre di quello a cui forate e rotte
(come se state fossino di cera)
al primo incontro l'arme avea il gagliardo
cavallier, or prigion del fiero Ungiardo.

12
Quivi fortificar facea le mura
l'imperatore, e riparar le porte;
che de' Bulgari ben non s'assicura,
che con la guida d'un guerrier sì forte
non gli faccino peggio che paura,
e 'l resto ponghin di sua gente a morte.
Or che l'ode prigion, né quelli teme,
né se con lor sia il mondo tutto insieme.

Ludovico Ariosto - Orlando furiosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora