Mi svegliai il mattino dopo. Iniziai a sentire un'aria strana. Pesante, diversa. Scossi la testa, scesi a fare colazione, tutto sembrava normale, tutti gli altri erano tranquilli, tranne me, sentivo una strana pressione, dovuta a nulla. Una strana sensazione nelle orecchie, come se tutto fosse ovattato, una tristezza dovuta al nulla.
O meglio, così credevo.
Venni convocato nell'ufficio del direttore, mi fece sedere. Doveva parlarmi. Mi mise davanti un bicchiere d'acqua, aveva un'espressione cupa
-Nate...abbiamo una brutta notizia da darti.
Lo guardai, sospirando
-Mi dica...
pensavo già che fosse qualcosa rivolto al mio lavoro o che non potevo più stare li o simili, invece ciò che mi venne detto fu tutt'altro
-Tua madre è caduta in un profondo coma ieri notte.
Il direttore aveva un suo modo per dire le cose, freddo, schietto e rapido, una pugnalata congelata nel pieno petto.
Gli chiesi come fosse successo e lui non esitò a raccontarmi tutta la situazione, tralasciando termini medici che faticavo a capire in quello stato di shock. Per qualche motivo però quella sensazione di freddo e gelo mi faceva restare calmo. Gli chiesi subito se si potesse fare qualcosa, qualsiasi cosa.
-non posso fare nulla. Per lo stato in cui si trova adesso gli scienziati della SCP non potrebbero fare nulla, potrebbero riportarla fuori dal coma, ma resterebbe in stato vegetativo, probabilmente perenne. La cosa migliore da fare sarebbe lasciar fare ai medici e sperare che si risvegli da sola, se succederà ci sono molte probabilità che tornerà anche alla normalità.
Rimasi di sasso di fronte al mio interlocutore. Non riuscivo a parlare, non sapevo cosa fare, cosa dire e cosa pensare. La mia testa era vuota. Aveva detto altro probabilmente, nemmeno lo avevo capito. La sua voce rimbombava nella mia testa con quelle poche parole, non era nulla di più. Sentivo tutto ovattato, vedevo come se avessi la nebbia negli occhi. Ad un tratto non capii più niente.
Mi svegliai in infermeria, con del ghiaccio sulla testa, il panda peluche sul mio petto, circondato da medici, sembravano felici di vedermi aprire gli occhi, mi spiegarono cosa fosse successo, ero svenuto mentre il direttore mi stava parlando. Cercai di stare calmo questa volta, in cui mi raccontarono nuovamente cosa fosse successo. Non svenni, per fortuna, ma iniziai a pensare che forse sarebbe stato meglio svenire e non svegliarsi. In ogni caso riuscii a riprendermi con calma. C'era uno psicologo vicino a me, lentamente mi fece riprendere. Piansi, anche parecchio. Non potevo credere a ciò che fosse successo a mia madre.
Passai due giorni nella stanza della clinica prima che mi dimettessero. Dovevo anche fare qualche mese di terapia psicologica per evitare di stare troppo male. Non presi nemmeno in considerazione l'idea di rifiutare, non solo perchè non me l'avrebbero permesso, ma anche perchè sarebbe stato meglio per accettare la situazione.
S.A.
STAI LEGGENDO
S.F.M.A: Classified Object
ParanormalLa storia di un ragazzo normale... dalla vita particolare. Quando un singolo oggetto ti cambia la vita